Baluardo alpino

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    La città scaligera e la sua provincia, ferite dal Covid-19 e dai dannosi eventi atmosferici di fine agosto, vogliono ripartire dagli alpini veronesi che nel 2020 celebrano il centenario. Questo evento rappresenta un traguardo importante e prestigioso, sia per i ventimila soci, sia per la città, che è stata culla di alpini e patria dei battaglioni Verona, Valdadige e Montebaldo, sia per tutti gli innumerevoli alpini della nostra terra che si sacrificarono e morirono sui campi di battaglia. Esattamente un anno dopo la celebrazione del Centenario dell’Associazione Nazionale Alpini, anche la Sezione di Verona festeggia il suo primo centenario di vita.

    Fu costituita nel mese di marzo del 1920 da un gruppo di ufficiali alpini veronesi in congedo, ancora freschi dei ricordi delle eroiche imprese compiute dalle penne nere nella Grande Guerra: l’11 aprile fu ufficializzata la costituzione nel corso di un’imponente assemblea presso il Palazzo della Gran Guardia. Da allora la Sezione continuò a crescere in numero di soci, giungendo ai ventimila di oggi e confermandosi tra le realtà alpine più rilevanti d’Italia. Sono duecento i Gruppi presenti capillarmente nei novantotto Comuni della provincia e in tutto il territorio scaligero, con la loro vitalità e una serie infinita di iniziative che spaziano dall’assistenza in campo sociale alla Protezione Civile, alla salvaguardia ambientale, alla cultura.

    Le penne nere sono anche attenti ai bisogni e alle necessità della popolazione: è stato dimostrato anche nella drammatica situazione del Coronavirus, dove i volontari dell’Ana hanno montato tende di supporto nei presidi ospedalieri in città e provincia e hanno prestato assistenza in ogni dove. Non ultimo la forte disponibilità durante il maltempo che ha colpito recentemente la città e molti paesi del territorio. In una società dove gli scenari politici, ambientali, culturali sono in una evoluzione continua, ci si chiede come un’associazione d’Arma centenaria sia in grado ancora di sopravvivere. Sembra inspiegabile, ma se analizziamo con un’accurata valutazione per così dire “sociale” si scorge come la serietà dei principi e dei valori che incarna e perpetua l’Ana sono tutt’ora indispensabili: i sociologi la chiamerebbero “massa”, noi preferiamo “popolo”.

    La memoria custodita nel motto “Per non dimenticare”, eredità dei nostri Padri che con il loro sacrificio hanno scritto molte pagine di storia della nostra Italia e forgiato il nostro essere alpini, combinata al servizio gratuito in campo sociale, risulta essere un binomio necessario e moderno. L’attualità dell’Ana non tramonta ma si arricchisce di nuovi capitoli, ma non vogliamo essere la ruota di scorta di nessuno, “presto ci chiameranno a scopare anche le strade…”. Quello che i nostri vertici nazionali con in testa il nostro Presidente Favero, da tempo chiedono alla politica, è di trovare delle soluzioni prima che sia troppo tardi… o quanto meno di accogliere le nostre proposte, per mettere nelle mani e nel cuore dei nostri giovani delle opportunità formative che possano aiutarli e farli crescere in un ambiente sano. Come in un binario parallelo in un’Italia che corre veloce, si deve proseguire a coniugare storia e valori con formazione e disponibilità. Coscienza civica, orgoglio di appartenenza ad una grande nazione e rispetto della vita e della libertà per tutti coloro che incontriamo fuori dalla porta di casa.

    Non possiamo permetterci di militarizzare le strade per mantenere l’ordine pubblico, non possiamo permetterci di lasciare i nostri giovani senza prospettive future, lavoriamo di prevenzione con progetti seri. Non saranno mai spese aggiuntive ma sicuri investimenti a medio termine. Per tutto questo e non per rattoppare le deficienze sociali, gli alpini ci saranno sicuramente per altri cento anni.

    Luciano Bertagnoli