Bagnati e contenti

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    Nemmeno sull’amena valle di Contrin è riuscito ad interrompere l’ormai – si può ben dire – lunga storia dei raduni nazionali che si svolgono da ben 34 anni presso l’omonimo complesso rifugistico in alta Val di Fassa, dedicato al compianto Franco Bertagnolli, Presidente nazionale Ana della ricostruzione del Friuli. Qualcuno certo all’ultimo ha deciso di desistere, rinunciando al sapore “eroico” d’una risalita a piedi sin sotto le pareti maestose del gran Vernèl e della regina delle Dolomiti – la Marmolada, con il cappello a far da grondaia.

     

    Acqua o sole, poco importa: il Contrin è l’occasione d’incontrarsi una volta all’anno, in una sorta di recupero post Adunata in puro spirito e comunione alpina, immersi al contempo nella storia, ma anche nel più moderno concetto di eco compatibilità, dal momento che il rifugio è stato dotato, in occasione della sua recente completa ristrutturazione, della tecnologia più innovativa che lo rende autosufficiente nella produzione energetica e nel risparmio ecosostenibile. Ma torniamo alla pioggia.

    Incuranti – come detto – della perturbazione, gli alpini presenti al Contrin hanno dato comunque avvio alla cerimonia secondo programma, solo prevedendo una riduzione degli interventi di saluto, e preferendo la più raccolta chiesetta dedicata ai Caduti alla sovrastante conca erbosa. Oltre dieci vessilli e una cinquantina di gagliardetti hanno quindi reso gli onori al Labaro scortato per l’occasione dal Presidente Favero, dal Consiglio Direttivo Nazionale, e dal gen. Federico Bonato, comandante delle Truppe Alpine che non ha voluto mancare all’evento.

    Il vessillo di Trento, Sezione ospitante, ha chiuso il breve tragitto in sfilata, sin sotto il pennone dell’alzabandiera. L’Inno nazionale suonato dalla fanfara Monte Zugna di Lizzana (Trento) ha quindi introdotto come sempre al cuore della cerimonia, seguito dalla deposizione della corona al monumento dedicato a quel cap. Arturo Andreoletti, la cui storia personale si lega a doppio filo a quella del rifugio. Fu lui che il 6 settembre del 1915, al comando della 206ª compagnia del btg. Val Cordevole ordinò l’attacco al Contrinhaus, allora sede del Comando austro-ungarico del settore Ombretta, radendolo al suolo. Fu sempre lui che, una volta divenuto terzo Presidente nazionale dell’Ana, il primo d’Assemblea, ne volle fortemente la ricostruzione, dopo che la Società Alpinisti Tridentini ne aveva donato i ruderi proprio agli alpini.

    Il rischio d’una ripresa d’intensità della pioggia ha fatto quindi decidere per un drastico taglio agli interventi di saluto (pare senza grandi manifestazioni di dispiacere…). Dapprima il gen. Bonato e quindi il Presidente Favero hanno sottolineato l’importanza della memoria e del ricordo universale dei Caduti; e del resto questo ultimo scorcio di Centenario dovrà vedere ancora una volta gli alpini fortemente impegnati in quest’opera di pacificazione della memorialistica, perché la Pace – come ha rimarcato il Presidente Favero – è l’unica via percorribile per l’uomo assennato.

    A don Bruno Fasani, direttore de L’Alpino, il compito infine di celebrare la Messa, d’intensa brevità ma di commovente partecipazione. Chi era al Contrin ha forse capito quale può essere la ricetta del buon umore: è lo stare insieme, il condividere questi momenti così veri, così densi di significato storico. E dunque, adattando un antico detto cinese, “chi crede che il sole porti la felicità, non ha mai visto gli alpini cantare sotto la pioggia…”.

    Paolo Frizzi
    paolofrizzi@studiolegalefrizzi.it