Alpino e rotariano

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    Le scrivo come Presidente attuale dell’Associazione “rotariani alpini” e come alpino in congedo. Leggo sempre con piacere la sua rubrica che rappresenta uno spaccato importante della vita associativa e mi ha colpito la lettera di Franco Impalmi che ringrazio per le espressioni cordiali nei confronti del Rotary. Ho letto nella sua lettera anche una nota di preoccupazione e spero anche di curiosità nei confronti del vessillo che ha visto alla cerimonia al sacrario del Pasubio. Desidero farla partecipe di alcune mie riflessioni su quanto sia importante per noi quello che ci ha portato, ormai sono quasi 10 anni, a ritrovarci periodicamente sia come rotariani che come alpini. Una delle finalità del Rotary è quella di: “…promuovere e sviluppare relazioni amichevoli tra i propri soci per renderli meglio atti al servire… e … a propagare la comprensione reciproca, la buona volontà e la pace…”. Scorrendo le pagine dello Statuto dell’Ana per noi rotariani alpini è apparso subito evidente come molti di questi valori siano comuni e condivisi e contribuiscano ad unirci. Come rotariani alpini ci incontriamo periodicamente e volendo essere ancora più inclusivi accogliamo tra le nostre file, rotariani appartenenti a Truppe Alpine di altre nazioni.

    Antonio Abate, Bolzano

    Conosco molto bene il mondo rotariano e so quale sensibilità abbiano per costruire ponti di fratellanza e di attenzione per il sociale. Quindi mi sembra quasi scontato che si capiscano con gli alpini. Se poi sono stati anche alpini (in senso cronologico, prima alpini e poi rotariani), questo diventa certamente un rafforzativo. La mia nota di preoccupazione viene dal fatto che un vessillo rotariano presente alle manifestazioni alpine possa prestarsi non a interpretazioni identificative, come avviene con i nostri vessilli e gagliardetti di Sezione e di Gruppo, che servono a dire la nostra provenienza, ma come distintivo sociale di classe.