Se potessimo dividere la storia dell’Ana in senso cronologico, potremmo tranquillamente pensare a tre fasi che hanno connotato il suo percorso. Dopo le prime due, legate alla Prima e alla Seconda guerra mondiale, in cui gli alpini si distinsero sul campo di battaglia, spesso in modo eroico, arrivarono finalmente i tempi della pace che diedero il via alla terza fase. Gli anni Cinquanta e Sessanta segnarono quello che fu definito il miracolo italiano. Il benessere entrò nelle case dei cittadini e tutto sembrò diventare un percorso in discesa. Ma la realtà, lo sappiamo bene, intreccia la storia degli uomini con quella della natura, che non sempre si rivela madre. Senza contare la stoltezza umana, come nel caso del Vajont, dove l’uomo non fece nulla per evitare che una catastrofe immane annientasse luoghi e persone. A questo si aggiunsero terremoti, in varie parti del Paese, alluvioni e altre calamità che videro gli alpini chiamati a raccolta per essere il pronto soccorso delle varie situazioni e della ricostruzione successiva. È così che la terza fase della storia dell’Ana la potremmo definire la storia del fare. O se preferite della coscienza civica e della responsabilità degli alpini. Non c’è regione italiana che non abbia conosciuto la loro solerzia e non c’è campanile che non li veda operosi a vantaggio della comunità. È in questa logica del fare e del fare bene, dandosi da fare, che è cresciuta la Protezione Civile, un fiore all’occhiello degli alpini, analogamente alla Sanità alpina – Ospedale da campo, sempre pronto ad intervenire là dove le urgenze chiamino. Difficile descrivere in poco spazio cosa abbia prodotto questo fare degli alpini. Il Libro Verde e il testo, in uscita in questi giorni, sugli ultimi dieci anni dell’Ana ci raccontano in maniera quanto mai dettagliata le opere compiute dagli uomini con la penna sul cappello. Manovalanza silenziosa di tanti alpini, ma anche intelligenza di progettisti, che da tempo hanno messo a disposizione cuore e competenza professionale per far girare il motore del fare. Qui di seguito, per ovvie ragioni di spazio, troverete alcune immagini che ci rimandano agli interventi più importanti fatti dagli alpini negli ultimi tempi. Anche qui parafrasando: per non dimenticare.
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