Alpini, certezze e contraddizioni

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    La notizia è di oggi, 27 giugno. Il gen. C.A. Francesco Paolo Figliuolo sarà il Commissario per la gestione degli interventi nell’Emilia Romagna devastata dalle alluvioni. Una risposta dello Stato ad una esigenza non oltre rinviabile, che diventa una sorta di pendent con la nostra copertina, che avevamo ovviamente già scelto: per testimoniare ancora una volta che gli alpini, senza tanto clamore, ci sono, sempre, quando serve.

    Oltre mille operatori della nostra Protezione civile, con mezzi per movimento terra, pompe idrovore, muletti, automezzi 4×4 e le immancabili pale hanno fornito migliaia di giornate di intervento nelle amate a martoriate terre emiliano romagnole, che già ci avevano visti all’opera dopo il sisma del 2012, sia nell’emergenza, sia nella ricostruzione. E agli alpini la Patria riconosce abnegazione, spirito di servizio, capacità di fare cordata, essenzialità, tanto da concentrare sul loro ufficiale decano e più alto in grado un incarico di grande necessità, come già era avvenuto per la pandemia di Covid 19: questa volta, per fortuna, il numero di vite umane in gioco è enormemente più basso, ma gigantesco è il problema del ripristino di una situazione sociale abitativa e soprattutto economica di una delle zone trainanti dell’economia italiana.

    Ancora una volta la fiducia del Paese ricade su un alpino: c’è da esserne orgogliosi, ma, al tempo stesso non si può non riflettere sul fatto che l’iscrizione al Runts (Registro unico del terzo settore) della nostra amata Associazione incontri difficoltà che sembrano davvero assai difficili da superare. Il nodo, usando una semplificazione, sta nella natura di Associazione d’arma dell’Ana, natura che, secondo il legislatore, contrasterebbe con l’essenza del libero volontariato, perché esclude dall’ingresso nel corpus sociale chi non ha prestato servizio nel Corpo militare.

    Eppure se c’è una realtà che esercita praticamente in ogni settore l’opera di volontariato (dalle calamità naturali alle emergenze sanitarie, dall’aiuto agli anziani e alle persone con disabilità) questa è proprio l’Associazione Nazionale Alpini, a cui questo ruolo è unanimemente riconosciuto anche dal sentimento popolare. La nostra presidenza sta seguendo tutte le strade possibili, al massimo livello istituzionale, per cercare di evitare questa che sarebbe una vera e propria iattura per la nostra realtà associativa (per esempio, una amministrazione locale poco sensibile potrebbe non concedere una sede ad un Gruppo alpini, in quanto realtà non iscritta al Registro del terzo settore): un’eccezione è già prevista, per gli Enti religiosi, quindi a livello legislativo si potrebbe, volendo, seguire una procedura simile.

    Una stonatura certamente, quella del mancato accesso al Runts, che però racconta molto sulla ispirazione e la genesi di alcuni provvedimenti: e sì che l’Ana fornisce al sistema di Protezione civile nazionale circa tredicimila persone perfettamente formate e pronte sempre e comunque ad intervenire, in assoluta gratuità (caratteristica che non si può attribuire alla gran parte delle altre realtà che operano nello stesso settore). E che l’Ana promuove, con successo crescente, i Campi scuola per i giovani dai 16 ai 25 anni, settimane in cui la formazione di Protezione civile ha un ruolo preponderante. E, ancora, che proprio da lì potrebbe passare una parte molto importante del nostro futuro associativo: pagine ancora tutte da scrivere ma fondamentali.

    Massimo Cortesi