Aderire senza snaturarci

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    Da sempre l’Ana è impegnata in attività solidali, non solo attraverso la Protezione Civile e la Sanità Alpina, ma anche con l’operatività di Sezioni e Gruppi in svariati ambiti, su tutto il territorio nazionale. Se per noi alpini queste attività sono riconducibili in modo indifferente ad un impegno a favore del prossimo e della comunità, la legge invece fissa delle regole per ogni settore d’intervento, dei binari su cui viaggia quel treno della solidarietà. Ecco così che le attività di protezione civile sono disciplinate dal “Codice della protezione civile” che prevale su quello del Terzo Settore, mentre quelle legate ad attività prive di profitto e a favore degli altri sono state ordinate dal legislatore nel nuovo “Codice del Terzo Settore”. Esso ha fissato il termine del 31 maggio 2021 (salvo ulteriori proroghe) come ultima data utile perché le organizzazioni che operano in questo settore si armonizzino alla normativa mediante assemblea ordinaria. Allo stato attuale l’Associazione Nazionale Alpini non ha aderito al Terzo Settore in quanto associazione d’Arma, bensì attraverso la Fondazione Ana Onlus, nata nel 2002, che ha un proprio statuto, quale fondazione di scopo. Abbiamo chiesto al Presidente nazionale Sebastiano Favero di parlarci di un tema attuale e interessante, perché legato al futuro della nostra Associazione.

    Presidente, perché è importante per l’Associazione prendere in considerazione il Terzo Settore?
    Le nuove norme del “Codice del Terzo Settore” riguardano trasversalmente alcune attività che l’Ana effettua, visto che nell’articolo 2 del nostro Statuto si parla di volontariato in generale e non solo di quello legato alla protezione civile. Al tempo stesso però sottolineo che siamo un’associazione d’Arma e tale vogliamo rimanere. Giuridicamente siamo inquadrati ai sensi del “Testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di ordinamento militare”: possono far parte delle associazioni d’Arma coloro che hanno prestato servizio o sono pensionati di una specialità o di un Corpo, come nel nostro caso.

    La nuova normativa include anche le associazioni d’Arma nel Terzo Settore?
    Nel trovare delle soluzioni compatibili con il Terzo Settore abbiamo proposto al Ministro della Difesa di portare in Consiglio dei Ministri una modifica di legge che permetterebbe di comprendere tra gli enti indicati nell’art. 4 del “Codice del Terzo Settore” anche le associazioni d’Arma, in modo da essere considerati come una componente che ha diritto ad una specifica indicazione normativa.

    Per entrare nel Terzo Settore l’Associazione dovrà adeguare il proprio Statuto, oppure parteciperà attraverso la Fondazione Ana Onlus?
    L’Ana non vuole e non deve assolutamente adeguare il proprio Statuto. In questa fase partecipiamo al Terzo Settore con la Fondazione Ana Onlus, ma con l’obiettivo di ottenere le modifiche normative di cui ho parlato, che renderebbero superflua questa operazione. Qualora le nostre osservazioni venissero accolte l’Associazione Nazionale Alpini sarà in grado di effettuare tutte quelle operazioni oggi svolte da Ana Onlus, compatibili con il proprio Statuto e con la sua specificità di associazione d’Arma.

    La nuova legge sul Terzo Settore pone l’Ana in una nuova ottica rispetto al Servizio civile universale?
    Oltre alla proposta di modifica relativa al “Codice del Terzo Settore”, abbiamo chiesto di intervenire anche rispetto al Servizio civile universale, attraverso una circolare interpretativa sulla legge che prevede la “Istituzione e disciplina del servizio civile universale” (art. 11 del D. Lgs. n. 40/2017). Vogliamo che si riconosca in modo non equivoco alle associazioni d’Arma indicate nel “Testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di ordinamento militare” (artt. 937 e ss. del Dpr 15/03/2010 n. 90) il possesso dei requisiti per essere iscritte all’albo degli enti del Servizio civile universale. Ma, ripeto, con la propria specificità e con un richiamo irrinunciabile all’art. 52 della nostra Costituzione per un servizio obbligatorio a favore della Patria. Qualora non venisse riconosciuta questa specificità, l’Ana non ha interesse nel Servizio civile universale, tenendo anche conto che l’Associazione si batte per l’obbligatorietà del servizio che ad oggi non è stata presa in considerazione.

    E rispetto alle attività di protezione civile?
    Abbiamo chiesto di emettere una circolare interpretativa su alcuni articoli del “Codice della protezione civile” (artt. 32, 33, 34 e 36 del D. Lgs. n. 1/2018) che riconosca in modo non equivoco alle associazioni d’Arma il possesso dei requisiti per essere iscritte nell’Elenco nazionale del volontariato di protezione civile. Quest’ultimo passaggio è necessario venga formalizzato, ma di fatto è già in essere perché sia come entità nazionale (Colonna Mobile Nazionale), sia come entità regionali e comunali, siamo già contemplati nell’Elenco.

    Cambierà qualcosa per le Sezioni e i Gruppi che negli anni hanno creato organizzazioni per attività di volontariato diverse da quelle di protezione civile?
    Secondo la direttiva della Sede Nazionale queste realtà dovranno rientrare e si dovrà fare riferimento unicamente allo Statuto dell’Ana ed eventualmente, in via transitoria, alla Fondazione Ana Onlus. In quest’ottica i contributi del 5 per mille verranno raccolti, come abbiamo annunciato nella riunione di Ospitaletto dello scorso autunno, unicamente dalla Sede Nazionale. Dicendo questo ribadisco che siamo e dobbiamo continuare ad essere un’associazione unica ed unitaria. La domanda che ci dobbiamo fare è: “Gli statuti della varie Onlus create da Sezioni e Gruppi sono armonizzati allo Statuto nazionale?”. La differenza tra molti di questi statuti e quello della Fondazione Ana Onlus risiede principalmente nel fatto che quest’ultimo vincola tutte le sue attività facendo stretto riferimento allo Statuto dell’Ana; in pratica Ana Onlus è una fondazione di scopo, deliberata dall’Assemblea dei delegati e gestita dal Consiglio Direttivo Nazionale. Le varie Onlus che Sezioni e Gruppi negli anni hanno aperto dovranno essere chiuse ma questo passaggio lo si potrà realizzare più compiutamente nel momento in cui ci sarà, come auspico, il riconoscimento nella normativa del Terzo Settore della specificità delle associazioni d’Arma. Ovviamente parliamo unicamente di attività di volontariato ad esclusione di quelle di protezione civile che hanno un’altra regolamentazione. Un diverso discorso riguarda le convenzioni di Gruppi e Sezioni per prestazione di servizi con le amministrazioni comunali, per le quali è già stato approvato un protocollo d’intesa Ana-Associazione Nazionale Comuni d’Italia in cui è previsto un gruppo di lavoro per codificare i rapporti tra Ana e amministrazioni locali.

    Il tema del futuro associativo è legato al Terzo Settore?
    In parte, perché facendo attività di protezione civile, di volontariato e riuscendo a creare una situazione ideale per il ritorno ad un servizio obbligatorio, possiamo avere dei giovani che abbiano le caratteristiche statutarie per essere soci. Questo è l’obiettivo. L’avvio dei campi scuola calza a pennello perché intercettano un’età che va dai giovanissimi, ai ragazzi maggiorenni fino a 25 anni. Questi ultimi, se interessati, potrebbero diventare Vfp1 nelle Truppe Alpine, perché creiamo in loro le basi formative per accedervi. La Commissione Campi scuola, nata nell’ultimo anno, ha il compito di curare in modo particolare questo tema che coinvolge la nostra Protezione Civile, la Sanità Alpina, le Sezioni e il Comando Truppe Alpine.

    m.m.