A Nava per chi non fece ritorno

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    Il suggestivo rintocco della campana a morto accompagna il lento procedere dell’alpino col cuscino di fiori verso la chiesetta dove riposano i resti del generale Emilio Battisti. I reduci della Cuneense attendono che il trombettiere termini le struggenti note del Silenzio quindi entrano assieme per porgere il saluto al “loro” generale. Si conclude così il 66º raduno al Sacrario della divisione Cuneense al Colle di Nava: dal 1950 i reduci della Divisione martire non mancano all’appuntamento per rendere omaggio a chi non è tornato dalla Russia.

    Il Sacrario, sorto sul confine tra le province di Imperia e Cuneo in prossimità del territorio francese, è stato testimone dell’incontro dei primi reduci con il generale Battisti e coi familiari di centinaia di alpini dei quali non si conosceva ancora la terribile sorte. Per anni genitori e fratelli confidavano in un ritorno dei “dispersi”, aggrappandosi alla flebile speranza che i lori cari, prima o poi, sarebbero tornati a casa. È di un alpino delle vallate imperiesi il caso del padre che per anni, giorno dopo giorno, si recava alla fermata della corriera per attendere il ritorno del figlio. Con il passare degli anni e con l’arrivo degli “ultimi 28” nel 1954, le speranze di un ritorno andarono via via scemando, ma i genitori salivano ugualmente al Colle di Nava per chiedere ai reduci se si ricordavano o avevano visto il proprio figlio. Dal 2012 la Sezione di Imperia posa delle targhe in memoria di alpini della Divisione decorati con Medaglia d’Argento.

    Quest’anno, nel pomeriggio di sabato, è stata scoperta una lapide in memoria del sergente Francesco Siccardi, artigliere del gruppo Mondovì del 4º reggimento che fu tra gli ideatori e promotori del Sacrario; fu per anni Presidente della Sezione di Savona e ideatore, nel 1975, del premio “L’Alpino dell’anno”. Alla presenza dei Consiglieri nazionali Massimo Curasì e Giovanni Greco, la targa è stata scoperta dal figlio Adriano, anche lui alpino nel btg. Mondovì. La serata è continuata presso il Forte Centrale per la 17ª edizione del Cantamontagna, rassegna di cori alpini.

    Si sono esibiti il coro Monte Saccarello della Sezione di Imperia e il coro Monte Sillara della Sezione di Massa Carrara – Alpi Apuane. Davanti ad una platea attenta ed esigente i due cori hanno spaziato da canti della prima guerra, a brani impegnativi di Bepi De Marzi. Alla fine le fatiche dei coristi sono state ripagate dall’entusiasmo degli spettatori. Domenica mattina la cerimonia è iniziata con la sfilata fino al pratone antistante il Sacrario, dove via via hanno preso posto la fanfara Colle di Nava della Sezione di Imperia, il picchetto del 2º reggimento alpini, erede dei reparti della Divisione Cuneense, i Gonfaloni del comune di Pornassio, della Regione Liguria, i vessilli e gagliardetti, i Labari delle Associazioni d’Arma, il prefetto di Imperia Silvana Tizzano, quindi i vessilli di Genova, Savona e Imperia scortati dai rispettivi Presidenti, dai Consiglieri nazionali Curasì e Greco, dal generale di Divisione Marcello Bellacicco, vice comandante delle Truppe Alpine e comandante della Divisione Tridentina.

    Per ultimo ha sfilato sul prato il Gonfalone della Provincia di Imperia, decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare. Ma il saluto più sincero e sentito è andato ai reduci di Russia, accompagnati dai Giovani dell’Ana. A loro hanno rivolto parole affettuose il celebrante don Jose De Grandis e l’assessore del comune di Pornassio, alpino Giorgio Sappa. Il Presidente sezionale Vincenzo Daprelà ha portato il saluto degli alpini della Sezione di Imperia e ha ricordato che Nava non è un raduno come tanti. A Nava si viene per dare voce e un volto, almeno qui, ai Caduti della terribile battaglia di Nowo Postojalowka, a chi ha trovato la morte nei lager e a chi è ancora sepolto nei campi di girasoli. Il generale Marcello Bellacicco, nel suo breve intervento, ha ricordato ed elogiato l’opera degli alpini in armi, di continuo impegnati in Italia e soprattutto nelle operazioni internazionali, in Afghanistan e Kosovo e ora in partenza per il Libano.

    Ha preso quindi la parola il Consigliere nazionale Massimo Curasì che ha portato il saluto del Presidente nazionale e che, dopo aver ricordato i fatti che hanno portato alla tragica Ritirata del gennaio 1943, ha tracciato un profilo dell’alpino Giuseppe Gravagno del battaglione Pieve di Teco, finora dato per disperso durante la Campagna di Russia, ma che un comunicato del Ministero della Difesa di questi giorni dà per deceduto nell’ospedale lager di Belaja Holunica nel marzo del 1943. Giuseppe Gravagno che era nato a Cosio d’Arroscia (Imola) il 24 dicembre 1912 probabilmente è stato sepolto in una fossa comune. La notizia ha raggiunto la sorella Margherita, novantatreenne, nell’abitazione di Mondovì dove vive con il figlio Fabrizio Morchio. La cerimonia si è conclusa con la deposizione della corona d’alloro al Cippo in memoria dei Caduti della Divisione Cuneense, di quei 13.470 ragazzi che non fecero più ritorno a baita.

    Alberto Ghiglione


    Sergente Francesco Siccardi – 4º rgt. art. alpina – gruppo Mondovì Medaglia d’Argento al Valor Militare «Nel corso di una irruzione di carri armati avversari sulle nostre retrovie, dava ripetute prove di serenità e coraggio. Successivamente durante una giornata di cruenta lotta, si metteva, di iniziativa, alla testa di un forte nucleo di artiglieri e contrassaltava con efficacia a più riprese le formazioni avversarie». Fronte russo, 20 settembre 1942 – 2 gennaio 1943