A Milovice, in memoria di 5 mila Caduti italiani

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    Gli alpini delle sezioni di Belluno e Conegliano in pellegrinaggio in terra ceka.

    Nei giorni 3/4/5 novembre 2006, su invito dell’ambasciata italiana a Praga, per la sesta volta una delegazione di alpini di Belluno e Conegliano, accompagnata dal coro Adunata , e da Giorgio Sonzogni già vice presidente nazionale ANA oltre a numerosi sindaci con i loro gonfaloni, e molti vessilli e gagliardetti si è recata a Milovice, una piccola cittadina di 40.000 abitanti a 40 km da Praga, per commemorare gli oltre 5.000 soldati italiani caduti durante la prima guerra mondiale e sepolti nel cimitero che raccoglie anche soldati di altre nove nazioni.

    Milovice ha una presenza militare fin dal 1904, dai tempi dell’esercito austroungarico, trasformandosi successivamente in poligono di tiro, in campo di prigionia, e nel 1948 sede dell’Armata Russa, con una presenza di oltre 80.000 militari sovietici. Da qui sono partiti i carri armati sovietici per invadere Praga, nella triste primavera di Dubcek .

    Si deve all’impegno del console italiano a Praga Filippo Imbalzano il recupero del cimitero che da anni versava in stato di totale abbandono; dopo averlo fatto ripulire e recintare, ha fatto deporre sulle tombe croci di marmo di Carrara. Vicino al cimitero è stato costruito un piccolo museo con i cimeli della Grande Guerra. Ora possiamo dire con orgoglio che i nostri giovani militari riposano in un luogo dignitoso, ben curato, e dichiarato dalle autorità locali suolo italiano ; una via che dal cimitero porta al centro del paese è denominata Italska via Italia .

    La cerimonia, di grande intensità emotiva, ha toccato momenti suggestivi, quando la fanfara della Repubblica Ceka ha intonato le note del Piave, mentre l’ambasciatore Giorgio Radicati, l’addetto militare Giacomo De Ponti e il ministro della Difesa della Repubblica Ceka deponevano una corona di alloro e l’alpino Antonio Cais, di Conegliano, deponeva un mazzo di fiori a nome di tutti gli alpini italiani. Ma la commozione ha raggiunto il culmine quando la fanfara della Repubblica Ceka ha suonato l’inno di Mameli ed i coristi insieme ai partecipanti, con voce rotta dalla commozione, hanno intonato l’inno.

    Nessuno ha potuto trattenere le lacrime: in quel momento il pensiero è andato a quei 5.000 giovani morti di stenti, di freddo e di fame. Impeccabile l’esecuzione, a chiusura della cerimonia, del canto Stelutis Alpinis da parte del coro Adunata . La celebrazione in italiano della S. Messa da parte del parroco del luogo, dopo un rapido corso di italiano, testimonia la sua riconoscenza verso il nostro Paese.

    Angelo Dal Borgo