Il nostro mensile

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    Le confesso che quando capii che lei era un religioso temetti, da ateo, che L’Alpino diventasse un bollettino parrocchiale, invece con il tempo imparai ad ammirare le sue qualità giornalistiche e la sua imparzialità. Su L’Alpino di novembre tre articoli hanno attirato la mia attenzione. Il primo di Dario Sala, che ho molto apprezzato, in cui dimostra che gli alpini nati come truppe difensive, sono sempre state usate dalla politica e dal regime come truppe di invasione (finalmente! Bravo Dario). Quindi alla faccia dell’autoincensamento che ci caratterizza, è giusto sottolineare che nelle nostre Campagne non siamo stati delle suore missionarie ma abbiamo commesso abusi, sopraffazioni e anche crudeltà. Il secondo, quello di Ettore Marzolo che incolpa Togliatti della morte di molti prigionieri in Russia, vorrei sottolineare che bastava che non fossero mandati da Mussolini ad occupare un Paese straniero e non sarebbero morti. Ma la cosa che più mi ha sorpreso è stata la Sua risposta, che ho trovato laconica e fortemente insufficiente. Infatti emerge un quadro di sostanziale parità di colpa tra Togliatti (che non tutti gli storici riconoscono) e quella di Mussolini che li mandò a morire in casa d’altri, di Hitler che non ha bisogno di commenti e di Stalin che sterminò milioni di suoi conterranei solo per il potere, figuriamoci cosa gli interessava di salvare alcune migliaia di italiani, oltretutto invasori. Il terzo quello di Carlo Piazza, che si lamenta che sia stata suonata Bella Ciao di fronte al monumento ai partigiani. Mio padre era nella formazione di “Giustizia e Libertà” e mio suocero era delle “brigate Garibaldi”, erano due brave persone che non avrebbero mai fatto del male a nessuno se nonché obbligati, ma li vidi entrambi commuoversi al suono di Bella Ciao, mio padre non si sarebbe mai commosso al suono di Bandiera Rossa, perciò sottolineo che Bella Ciao è un inno antifascista e non soltanto di sinistra come emerge dall’articolo e dalla sua risposta. Quindi se vuole ascoltare il consiglio di un alpino che non conta niente, non provochi un dibattito su questi argomenti, creerebbe solo problemi nei Gruppi e la perdita di qualche tessera.

    Dario Pidello Gruppo di Caselle Torinese, Sezione Torino

    Caro Dario, comincio dalla coda della tua lettera, là dove dici di evitare alcuni argomenti su queste pagine. Il suggerimento mi stimola a rifletterci, ma poi penso che queste pagine sono importanti perché danno la possibilità di mettere insieme il diverso sentire di tanti alpini, con la possibilità di confrontarsi, contestare, opporsi, rifiutare, chiarirsi… E alla fine saranno i lettori a pesare il valore delle singole opinioni, senza che questo snaturi gli ideali per i quali esistiamo. Per venire allo specifico del tuo scritto, io non sono d’accordo sul fatto che gli alpini debbano essere considerati degli invasori. Per me vale ancora la distinzione tra intenzione e azione. Sul piano delle intenzioni, nessuno di loro voleva la guerra e tantomeno invadere Paesi stranieri. Su quello operativo essi furono esecutori, soldati obbligati ad eseguire ordini dall’alto, pena la fucilazione. Quanto a Togliatti, non alleggeriamo le sue responsabilità, solo perché è l’ultimo anello della catena. Sarebbe come se io insultassi da queste pagine gli alpini e tu andassi a distribuire il giornale, dicendo che tanto è colpa mia. E no caro Dario. Davanti al male ognuno, che abbia potere di evitarlo, risponde in prima persona di ciò che fa e di ciò che non fa. Infine a riguardo del “Bella Ciao”, argomento che vorrei chiudere una volta per tutte, faccio presente che si tratta sì di un canto antifascista, ma del quale purtroppo si è impadronita per usucapione una sola parte. E questo un po’ mi spiace.