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domenica, 18 Maggio 2025

BELGIO – L’alpino minatore

È sempre stata una gioia per me partecipare all’Adunata. Partivo dal Belgio con il mio cappello alpino e andavo nella città designata a rappresentare i minatori morti nella catastrofe di Marcinelle l’8 agosto 1956. Lavoravo in miniera da quattro mesi, dall’età di 19 anni per pagare la casa ai miei genitori. Sono anche io uno dei minatori di Marcinelle, un sopravvissuto. 

In ricordo di Giovanni e Ivano

Vorrei ricordare Giovanni Carobbio, classe 1930, Presidente della Sezione di Bergamo dal 1997 al 2003, che è andato avanti nel luglio scorso. Da ragazzo aveva subito le rinunce del periodo di guerra; da adolescente aveva vissuto i momenti dello slancio ideale quando nelle chiese e negli oratori si cantava a piena voce l’inno degli “arditi della fede e araldi della croce”; da giovane aveva iniziato a provare la fatica quotidiana del lavoro; da uomo aveva cresciuto la sua famiglia con la cara inseparabile Editta. Nell’arco della sua vita aveva indossato anche la divisa, sottotenente al Gruppo Bergamo, temprandosi alla prova della disciplina, attenuata dall’orgoglio della penna nera sul cappello.

Osservare le regole

Mi riferisco all’ormai annosa questione del cappello alpino, e a chi spetterebbe il diritto di indossarlo in occasione di eventi ufficiali. Sono in totale sintonia con Bonaccorso della Sezione di Belluno, autore della lettera pubblicata sul numero di luglio, e con quanti prima di lui hanno dichiarato il proprio disappunto circa l’uso improprio del cappello da parte di persone che non hanno fatto il servizio di leva e che al massimo, come il sottoscritto, si possono definire “amici degli alpini”. 

Il valore del cappello

Ho letto l’articolo su L’Alpino di agosto-settembre e sono rattristato per l’articolo sul “Finto alpino”. Vorrei dire a questo nostro amico: ma ti rendi conto del valore che ha per noi il nostro amato cappello? Ma lo sai quanti giovani durante le guerre lo hanno inzuppato del loro sangue? 

La bellezza dei sogni

In Italia tantissime vallate si stanno spopolando. Percorrendo le frazioni sparse nelle valli si trovano ruderi là dove una volta c’erano scuole, allevamenti di animali, famiglie che in quei villaggi vivevano tutto l’anno. Una pena trovare case abbandonate, tetti cadenti, muri demoliti dalle intemperie. Ma non tutto è perduto. Ci sono uomini che nonostante le difficoltà restano coraggiosamente radicati alla loro terra. 

L’orgoglio di un nonno alpino

Sono tornato sull’Ortigara con lo scopo di ricordare in particolare i conterranei caduti allora nei battaglioni liguri Val d’Arroscia e Monte Saccarello. Era con noi il mio quasi decenne nipote Giacomo, che ha portato fiero la custodia con il vessillo, il quale già mostra interesse per i miei studi sulla Grande Guerra.

FRANCIA – Una giornata tra amici

In occasione dell’assemblea generale del Gruppo della Costa Azzurra a Nizza, gli amici del 22º Bataillon Chasseurs Alpins, si sono uniti agli alpini d’oltralpe, capeggiati dal Presidente il colonnello Jean Pierre Martin. La riunione si è tenuta nei locali del Com.It.Es. adiacenti al consolato generale d’Italia.

CREMONA-MANTOVA – I bocia di Caselle Landi

Premiata la storia Il concorso nazionale per le scuole “Il Milite… non più ignoto” è approdato anche sul territorio di Cremona. Il Presidente sezionale Giovanni Alchieri e il Capogruppo Bassa Lodigiana Castiglione d’Adda, Gianluigi Ferrari hanno premiato nel polo scolastico di Caselle Landi, la classe vincitrice che ha presentato un progetto davvero interessante partito proprio dalla ricerca dei Caduti attraverso il monumento del paese. 

ALESSANDRIA – Premiata la storia

Un giorno di festa per la Sezione di Alessandria, un soffio di gioventù portato dagli allievi delle scuole. Presso la sede del Gruppo di Novi Ligure, il Presidente sezionale Bruno Pavese ha premiato le scuole vincitrici del concorso nazionale, “Il Milite... non più ignoto”, 2016/2017. Due le categorie, due i primi posti: nella categoria scuola primaria, vince quella di Tassarolo (Istituto comprensivo Cornelio De Simoni di Gavi) e in quella secondaria di primo grado, la vincitrice è la scuola “G. Boccardo”, di Novi Ligure (Istituto Comprensivo 2 Novi Ligure).

La forza dei Gruppi

Si è tenuto ad Avezzano dal 4 al 6 agosto il raduno del 4º Raggruppamento dell’Ana promosso dalla Sezione Abruzzi. «Considerando la grande importanza di questo evento, il nostro gruppo alpini di Avezzano, con orgoglio si è fatto carico dell’intera organizzazione, pur essendo a conoscenza del forte dispendio economico e di non poche energie, necessarie per la buona riuscita della manifestazione».

Gli alpini della Monterosa

Nell’autunno del 2016 ebbi un colloquio-intervista con un alpino (socio Ana) classe 1925, Domenico Gotta, che aveva fatto parte della divisione alpina Monterosa della Repubblica Sociale Italiana, un fascista quindi, stando al politicamente corretto. Sono trascorsi ormai 72 anni dalla fine dell’ultimo conflitto mondiale, eppure la “damnatio memoriae” continua a crogiolarsi nella manipolazione storica avvenuta per mano di quegli scrittori, giornalisti e saggisti che asservirono quella ben nota ideologia che cavalcò a tutto campo il periodo del dopoguerra, nonché di coloro che ancora oggi camuffano una guerra civile in una guerra di liberazione. 

Un’Adunata in Sardegna

Sto rileggendo il volume “Storia dell’Ana” dell’indimenticabile Peduzzi con Staich, Viazzi e Vita, a pagina 76 mi soffermo: “17 - 23 marzo 1935 l’Adunata di Tripoli”, i numeri: 2mila alpini, 12 cappellani, 17 generali, 79 Sezioni su 88 rappresentate, Italo Balbo che offre a tutti a mezzanotte “polenta e tocio”, il pellegrinaggio lungo le piste sino ad Assaba dove Cantore combatté, il rientro, gli alpini stipati sul ponte del piroscafo Neptunia e le parole di Manaresi: “guardo gli alpini che mi sono accanto, fra il lume e lo scuro, mentre la nave scorre sul mare nero di notte, vedo sui volti rudi, battuti dal vento e dal sole, segni di lacrime”. 

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