Gli alpini della Monterosa

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    Nell’autunno del 2016 ebbi un colloquio-intervista con un alpino (socio Ana) classe 1925, Domenico Gotta, che aveva fatto parte della divisione alpina Monterosa della Repubblica Sociale Italiana, un fascista quindi, stando al politicamente corretto. Sono trascorsi ormai 72 anni dalla fine dell’ultimo conflitto mondiale, eppure la “damnatio memoriae” continua a crogiolarsi nella manipolazione storica avvenuta per mano di quegli scrittori, giornalisti e saggisti che asservirono quella ben nota ideologia che cavalcò a tutto campo il periodo del dopoguerra, nonché di coloro che ancora oggi camuffano una guerra civile in una guerra di liberazione. 

     

    Del resto per molti pennaioli, prima ancora che storici, bene si addice la citazione di un pensatore cinese “Chi sa non parla, chi parla non sa”. La “Monterosa”: 12mila giovani diciottenni precettati e arruolati sotto la minaccia, se renitenti, che i loro familiari avrebbero subito repressioni, perdite del lavoro e del diritto a usufruire delle tessere annonarie. Quei giovani furono soggetti soltanto ai bandi di arruolamento dettati dai tedeschi e nessuno di loro fu volontario. Eppure furono oggetto di ostracismo perché artatamente poi immersi nel calderone per la loro avvenuta e forzata adesione al regime fascista. Non noto differenze fra quei giovani e mio padre alpino del 3º nella 27ª del Pinerolo. Mio padre sarebbe stato un alpino fascista solo perché nel 1931, recluta, nel giorno del giuramento giurò fedeltà al Duce e al Re? Ma così giurarono tutti i giovani che prestarono servizio militare nel periodo del ventennio. Quindi, per analogia, tutti sarebbero da considerarsi fascisti alla pari dei giovani della “Monterosa”? Per quei giovani di allora e per chi di loro oggi è ancora in vita vorrei tanto che la nostra Associazione rivedesse e rimuovesse in modo sereno, e in coerenza con la verità storica i rapporti nei loro confronti. Siamo membri della Ifms alla quale mi onoro di aderire attivamente. Ci siamo affratellati con le Associazioni dei soldati di montagna di mezza Europa, ma continuiamo a ripudiare i nostri connazionali che hanno portato come noi, nel bene e nel male, il cappello alpino. L’intolleranza verso gli uomini e i pregiudizi verso la memoria genera soltanto mostri.

    Domenico Curletti Gruppo di Carmagnola, Sezione Torino

    Quando i fatti torneranno ad avere la voce che spetta loro, sarà la verità stessa a dirci quanta ideologia ci abbiamo messo per strumentalizzarli.