I vertici delle Forze Armate
Leggendo il nostro giornale di aprile ho notato con molto piacere che ai vertici delle Forze Armate ci sono tre generali alpini: Biagio Abrate, Claudio Graziano e Giorgio Cornacchione.
Ne è valsa la pena
In merito a quanto scritto dal socio Albino Porro di Asti: “Ma ne valeva la pena?” su L’Alpino di aprile, vorrei esprimere la mia opinione. Albino fa riferimento a coloro che hanno lottato e combattuto, anche immolando la propria vita per una “Italia libera e giusta”. Ebbene io penso che “ne sia valsa la pena”, perché quei combattenti hanno creduto negli ideali, nei valori, in una “Italia libera e giusta”.
Il rispetto del cappello
Desidero riferirmi alla lettera “Il cappello negato”, n. 1 gennaio 2012, a firma del gen. Battista Beschin di Arzignano, che ripropone il rispetto per il nostro cappello. Ho apprezzato la sensibilità di Beschin e la risposta. La mininaja sembra consolidata come attività promozionale per incentivare i giovani a conoscere il glorioso Corpo e, eventualmente, preferirlo per un loro servizio militare.
Il mulo Celestino
Inizio a portar la penna nel 1937 da allievo ufficiale. A Bassano del Grappa appresi il “brusca e striglia” trattando il mulo con affetto, sapendolo animale intelligente, ottenendone uguale sentimento. Volontario di guerra, nel 1940 in Grecia-Albania, col btg. Gemona, 8° reg. Julia, sino alla fine del 1941 si ebbe il periodo più cruciale di tutta la guerra, incluso il fronte russo!
Alpini e politica
Anche se il singolo alpino, in quanto cittadino, ha un suo proprio orientamento politico, l’ANA è per suo statuto apartitica. Purtroppo c’è ancora chi considera gli alpini un ricco bacino elettorale; figure politiche e della Pubblica Amministrazione si propongono a volte come sostenitori e “santi patroni” degli alpini, sicuri che in futuro questi gli dimostreranno la dovuta gratitudine.
La "preghiera" contestata
Sono figlia di un alpino “andato avanti”, un vero alpino che voleva le cose giuste e ha lasciato a me cose belle, come vivere assieme. Sono orgogliosa di avere avuto un papà così.
Il ten. col. Franco Forlani
Ho letto la lettera “Lo stemma sabaudo” di Mauro Galbiati (L’Alpino, n. 1 di gennaio) e mi è venuto in mente quanto scritto dal ten. col. Franco Forlani, che è ‘andato avanti’ e che fu capogruppo di Molinella (BO) dopo aver combattuto in Russia, quale sottotenente del Gruppo “Vicenza”, Croce di Guerra al V.M. Il nostro Forlani, dopo il fatidico 8 settembre, fu “ospite” dei campi tedeschi e vi rimase fino al termine della guerra, fedele al giuramento prestato.
Sotto il cappello
Alla stregua di certi preti che pare si vergognino di indossare la veste talare o il clergyman, alcuni alpini pare si vergognino di portare il cappello con la penna nera (nelle occasioni e nei luoghi “giusti”, ovviamente). E dire che quel che significhi quel cappello, lo so bene anch’io, pur non essendo alpino.
Il Nobel agli alpini?
Vi ringrazio per tutte le volte che entrando nelle vostre sedi, tutti, e dico tutti, trovano il vostro sorriso. Un grazie per tutto quello che i vostri soci fanno con il silenzio degli umili.
Il futuro associativo
Anche all’interno della vita associativa alpina è finalmente iniziato il dibattito sul futuro. Il presidente Corrado Perona ha giustamente dato delle indicazioni importanti su questo argomento.
Ma ne valeva la pena?
Vorrei fare riferimento su quanto ha scritto il socio Gian Paolo Gazzago su L’Alpino di marzo che dice: “Gli eventi di questi ultimi tempi hanno palesato in modo incomprensibile la pochezza dei nostri politici; pochezza di idee, ma soprattutto di sensibilità verso gli onesti cittadini e rispetto in particolare ai numerosi soldati e partigiani che hanno immolato la loro vita convinti ne valesse la pena”.
Linea Verde e gli alpini
Domenica 19 febbraio 2012, ore 13,30, finale di trasmissione “Linea Verde” dedicata al Veneto. A Bassano del Grappa, sul Ponte degli Alpini, rassegna gastronomica della regione.