Alpini e basco
Voglio esprimere il mio dissenso nei confronti di quanto espresso nella lettera di Giovanni Galeazzi di Milano apparsa sul numero di ottobre, quando parla che si svende il cappello alpino facendo diventare alpini dei portatori di basco. Forse non sa quanti di quei baschi, arruolati fra gli anni sessanta-settantaottanta, avrebbero voluto essere degli alpini.
Quel cappello al rovescio (parte 2)
Caro direttore, vorrei fare una precisazione riguardo la fotografia inviata da Daniele Finzetto (gruppo alpino di San Michele Extra, sezione di Verona) pubblicata sul mensile di ottobre “Quel cappello al rovescio”.
Una precisazione da Luino
Carissimo direttore, questa mia mail fa riferimento all’articolo pubblicato su L’Alpino n. 9 ottobre 2013 (pag. 33 fondo pagina) relativo all’intervento delle squadre antincendio ANA sul territorio della Regione Puglia per la campagna estiva degli incendi.
L'uso strumentale del nostro inno
Non riesco a trattenere la mia indignazione per il fazioso utilizzo dell’Inno nazionale che in questi ultimi anni viene spesso attuato da parte di partiti e organizzazioni politiche. Alcuni vorrebbero bandirlo ed affossarlo, sostituendolo con un improbabile “Va Pensiero”; è scandalosamente successo, ad esempio, nella cerimonia ufficiale del 4 Novembre 2013 a Quinzanello di Dello, un paese della bassa bresciana, dove è stato suonato al posto dell’Inno nazionale di fronte al monumento ai Caduti, in presenza dei rappresentanti dell’amministrazione comunale che “non ha fatto una piega”!
Il parroco e gli alpini
Gentile direttore, mi permetto di scrivere per comunicarle con entusiasmo quanto hanno fatto gli alpini per il paesino di cui sono parroco. Il 9 novembre, nella piccola chiesa parrocchiale, il coro ANA “Monte Saccarello” ha tenuto un bellissimo concertospettacolo in ricordo dei Caduti di Oliveto (Imperia). Durante il concerto, ai brani tratti dal repertorio alpino relativo alla guerra di Libia e alle due guerre mondiali, si sono alternate letture di testimonianze originali (lettere di guerra e pagine di Rigoni Stern).
Via… De Gasperi
È passata sotto silenzio la notizia pubblicata su L’Adige, verso la metà di settembre: i responsabili del comune di Pelugo, piccolo paese della Val Rendena, nel Trentino occidentale, immagino con l’avallo del sindaco, hanno deciso di cambiare il nome di una via del paese fino all’altro giorno intestata a quello che fu un grande statista italiano e trentino De Gasperi, sostituendolo con via dei Kaiserjäger, per i tanti che non lo sanno, Corpo militare austroungarico che si distinse nella Grande Guerra.
Il risveglio di un dormiente
Caro direttore, ho appena letto il numero di novembre de L’Alpino, mi ha colpito la lettera del signor Amici e la risposta che lei ha dato. Irrispettosamente le vorrei suggerire una terza considerazione, mi spiego. Dopo un’esaltante esperienza alla Scuola Militare Alpina di Aosta, ho svolto il servizio di prima nomina nel btg. Pieve di Cadore e nell’ultimo periodo di ferma ho dovuto sopportare un comandante di Compagnia scorretto e sicuramente non dotato dell’arte del comando.
Il bene (e il male) non hanno confini
Caro direttore, sono un vecio alpino (in gennaio compio 92 anni), facevo parte del 2° btg. misto genio della Tridentina. Nel giugno del 1990 facemmo un viaggio memorabile, organizzato dalla “Rondine” di Alba, con i capitani della Cuneense: Penzo, Soffiantino, Piero Toni e Mario Giardino di Ravenna, Vittorio Mistri di Ferrara e il ten. Marco Razzini di Milano.
Le opere grandi lasciano il segno
Ho rivissuto attraverso l’ampio resoconto apparso sul numero di ottobre, la “tre giorni” di Longarone. Riporto una impressione: non ho avuto bisogno di chiedere dove fosse arrivata l’onda distruttrice, perché lo indovinavo, anche a distanza di cinquant’anni, dal colore dell’intonaco delle case, poche quelle ingiallite dal tempo, molte quelle più fresche di tinteggiatura e cioè di epoca più recente.
Capitano Quaquaraqua
Caro direttore, sono un alpino in congedo da 45 anni della provincia di Cuneo. Sono iscritto all’ANA da molti decenni per cui, con interesse ed affetto, leggo sempre la rivista L’Alpino.
Il cappello nel manifesto
Signor direttore, posso solo essere contento e congratularmi con Lei per la bella e sensata lettera e per l’altrettanto bella e misurata risposta.
Non strumentalizziamo i nostri Caduti
A proposito delle celebrazioni del 4 Novembre, la pura cronaca direbbe: è un giorno importante per la storia d’Italia, si celebra in questa data l’armistizio che nel 1918 pose fine alle ostilità tra l’Italia e l’Austria-Ungheria, nell’ambito della 1ª guerra mondiale. È anche la festa delle Forze Armate che allora conclusero sul campo la vittoriosa offensiva di Vittorio Veneto. Una vittoria frutto della dedizione, del sacrificio e dell’unità del popolo italiano.