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domenica, 25 Maggio 2025

Diversamente giovani

Come ogni anno si è celebrato il 27 gennaio il giorno della memoria, una ricorrenza internazionale. È mirabile vedere come le istituzioni ed i mezzi di comunicazione si prodigano nel documentare e mantenere vivo quel terribile ricordo specie nei giovani, che fortunatamente non hanno vissuto tale tragedia.

L'Adunata: una condivisione gioiosa

Egregio direttore, a maggio c’è stata nella mia città, Piacenza, l’Adunata nazionale degli alpini. È stata un’esperienza meravigliosa, allegra, educativa. Gli alpini hanno lasciato la mia città migliore, più bella e più ordinata, ma soprattutto hanno migliorato noi piacentini facendoci scoprire doti che non sapevamo di avere e facendoci sperimentare la convivenza e la condivisione gioiosa.

Alpino nell'animo

Gentile direttore, le scrivo in relazione alla lettera contenuta nel numero di ottobre di Giovanni Galeazzi di Milano e ripresa da Renzo Ronzani di Lusiana nel numero di dicembre. Sono nato a Santa Caterina di Lusiana nell’Altopiano di Asiago e nonostante avessi espresso nel colloquio di fine visita di leva ad un colonnello il desiderio di assolvere il servizio nelle truppe alpine, motivando questa mia volontà per avere uno zio reduce dalla Russia nella mitica Julia, ho svolto il servizio militare nell’Aeronautica Militare.

Il cappello in chiesa

Caro direttore, so di ripetere il solito argomento, ma anche quest’anno all’interno del Duomo di Milano durante l’annuale Messa per i Caduti (complimenti a tutti per la grande partecipazione) decine se non centinaia di alpini hanno indossato il cappello durante la funzione. Io credo che i capigruppo debbano spiegare ai loro soci che non è assolutamente disonorevole togliersi il cappello in casa di altri.

Una via dal nome controverso

Mi ha molto stupito la presa di posizione dell’alpino Bonfanti sul cambiamento del nome di una via di Pelugo, piccolissimo paese della val Rendena, da via De Gasperi a via dei Kaiserjäger. Certo, concordo con lui che cancellare un grande personaggio che ha fatto moltissimo per il nostro Trentino non è stata un’idea geniale.

Identità e continuità

Caro direttore, ho letto solo oggi sul numero di dicembre de L'Alpino gli auguri del nostro presidente nazionale Sebastiano Favero e ho particolarmente apprezzato il trafiletto che riguarda i giovani. Io faccio parte del gruppo alpini di Ozzano Monferrato e giovedì 12 dicembre siamo stati onorati della visita del presidente Favero nella cerimonia di conferimento dei "Distintivi d'Oro" sezionali.

Il Paradiso di Cantore

Caro direttore, sull’editoriale de L’Alpino di dicembre 2013 ritorna la solita citazione del “Paradiso di Cantore”. Ma quale paradiso? Non è ora di finirla con quella sentimentaloide espressione che poggia sul niente? Ma gli alpini sanno chi fu veramente Cantore? E che caratterino aveva?

Onori al carnefice

Carissimo Direttore, ritorno con una considerazione che sento di dover esternare. Il 10 febbraio lo Stato ricorda l’esodo di oltre 200mila istriani fiumani e dalmati e la tragedia delle foibe con le sue migliaia di vittime. Però una dozzina di vie di città italiane (Aci Sant’Antonio, Campegine, Nuoro, Palma di Montechiaro, Parma, Quattro Castella, Reggio Emilia, Scampitella, Ussana, Verzino) sono ancora intitolate al maresciallo Tito, boia degli italiani alla fine della seconda guerra mondiale.

Un segno di vita

Tanti anni fa ho avuto l’onore e la gratificazione di prestare servizio militare nel 1° reggimento artiglieria da montagna: i 18 mesi trascorsi hanno lasciato in me una traccia profonda e la consapevolezza di quei valori oggi purtroppo screditati sulla strada della totale indifferenza.

Il suono della storia

Caro don Bruno, ho letto con particolare attenzione la lettera di Marco Baraldin che rievoca un particolare delle sue avventure durante la ritirata in Russia del gennaio 1943 nel btg. Genio alpino della Tridentina. Ha ricordato lo scontro al passaggio a livello di Nikolajewka e subito ho avuto un brivido per questo racconto. Nel lontano 1943 ero stato informato personalmente dagli stessi protagonisti, rientrati al battaglione decimati, ma sopravvissuti grazie al generale Reverberi.

Ritrovarsi

Correva l'anno 1956, il 22 marzo entrammo per la prima volta alla Cesare Battisti di Merano: destinazione 36ª batteria, gruppo Vestone. L'aria era ancora inquinata dall'ultimo conflitto mondiale e, conseguenza fisiologica, i nostri superiori non erano molto malleabili. Per loro la guerra non era finita! Erano tempi così... molto duri. Noi abbiamo sempre detto “Signorsì”.

Alleviare le sofferenze

Caro Direttore, scusami il tu, ma sono un giornalista anch’io, nonché molto amico del tuo predecessore Vittorio Brunello. Ti disturbo per chiederti un po’ di spazio per questo scritto a favore degli alpini del gruppo di Campese di Bassano del Grappa, alcuni dei quali sono sempre disposti a dare una mano alla nostra Associazione Oncologica San Bassiano Onlus di Bassano del Grappa.

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