Sulle montagne, gli alpini
Alpini e montagne, ancora una volta. Questo nuovo anno cominciato da appena qualche giorno, si prospetta denso di avvenimenti da narrare. I nostri pellegrinaggi, le cronache di sezioni e gruppi, l’Adunata nazionale e non da ultimo il centenario della Grande Guerra. Sulle pagine che precedono questa mia introduzione, avete letto l’intervista realizzata al direttore e fondatore della rivista Meridiani Montagne, Marco Albino Ferrari. Scrittore, giornalista e alpinista. Scriverà per noi, ci racconterà delle Terre alte. Presenterà le cime, gli itinerari. La sua penna d’appassionato, rigorosa e fluente descriverà l’essenzialità della montagna.
Abbracciarsi ancora
Sul mio tavolo due fotografie: un’immagine in bianco e nero ritrae tre giovanotti forti e sorridenti. Chiaramente in posa davanti a un obiettivo professionale. La divisa perfetta, le fiamme bordate di giallo esclusive dell’Artiglieria da Montagna. L’altra, sistemata lì accanto, è a colori. Gli stessi tre giovanotti cambiati dal tempo. Uno, quello seduto, tiene nella mano la fotografia scattata sessant’anni prima. La mostra con fierezza, con lo sguardo di chi sbeffeggia il tempo come a dire: “Siamo ancora qui!”. Succede così che a distanza di anni ci si ritrovi. Forse per contrastare la malinconia, forse per ritrovare quegli occhi in cui ci eravamo specchiati per dodici, quindici, diciotto mesi o chissà quanti.
Spirito imprenditoriale e cultura
È l’acqua l’elemento che caratterizza Pordenone, la città capoluogo del Friuli Occidentale, che il 9, 10 e 11 maggio del 2014 ospiterà l’Adunata nazionale degli alpini. Lungo il fiume che lambisce la città è nato e si è sviluppato in passato il centro cittadino. Non a caso l’attuale nome del comune deriva da Portus Naonis, ossia l’attracco lungo il fiume Noncello che collega questo territorio al mare. Se alle origini di Pordenone c’era quindi il traffico delle imbarcazioni commerciali, l’anima produttiva legata all’acqua ha caratterizzato anche il recente passato; la forza del fiume che scende a valle è stata sfruttata dagli opifici intorno ai quali è cresciuta e si è sviluppata la città durante il 1800.
Alte vie nella Grande Guerra
Inizia la collaborazione con Marco Ferrari, fondatore e direttore di Meridiani Montagne, che ci accompagnerà sui luoghi della prima guerra mondiale di cui si celebra il centenario.
Amici di cappello
Il profumo dolciastro delle ciambelle fritte diffonde un’aria di festa. Nel vicolo affollato un capannello improvvisa, accompagnato dalla fisarmonica, una delle più belle cante… “Dove sei stato mio bel alpino…”. Poco lontano il suono ritmato di una fanfara scandisce il tempo. È l’Adunata, il momento della spensieratezza, della gioia, ma più di tutto di incontri.
Carlo Erba, soldato
“Noi vogliamo glorificare la guerra come sola igiene del mondo. Il militarismo, il patriottismo”. L’esaltazione del conflitto armato risaltava a caratteri cubitali sopra ai manifesti realizzati dai Futuristi: movimento che accostava artisti di ogni genere, pittori, scrittori e musicisti. Essi richiamavano a un atteggiamento nuovo nei confronti del concetto di arte e con forza inneggiavano alla guerra, a prendere le armi unico mezzo per un radicale cambiamento. L’odio verso l’Austria-Ungheria montava nel gruppo degli interventisti, ora dopo ora.
I Ca.STA in Piemonte a fine gennaio
Il prossimo 27 gennaio si aprirà la 66ª edizione dei Campionati Sciistici delle Truppe alpine (Ca.STA) che si svolgeranno, novità assoluta di quest’anno, in Piemonte, a Sestriere, Pragelato, Oulx e Bousson, sulle piste della Vialattea, che nel 2006 videro i più forti atleti del mondo contendersi le medaglie olimpiche. L’appuntamento sportivo e militare di livello internazionale – oltre all’Italia hanno già aderito undici Paesi – è anche un momento di verifica dell’addestramento raggiunto dalle unità che operano in ambiente montano.
Il voto… Cristiano
C’era già stato un anticipo di festa per i 100 anni di Cristiano Dal Pozzo, “l’alpino d’Africa”, in occasione del raduno sezionale di Asiago, svolto di recente a Rotzo (L’Alpino dicembre 2013 – pag. 43). Ma il giorno del compleanno è stato il 1° dicembre, ed è in questa data che, come tutti gli anni, per rispettare un voto fatto durante la prigionia in Austria, Cristiano è andato in pellegrinaggio alla basilica del Santo, a Padova e ha partecipato alla Messa celebrata dal rettore padre Enzo Poiana (alpino).
Tra le guglie del Duomo
Lo sguardo degli alpini è rivolto al cielo, tra le guglie del Duomo, ad ammirare la statua di don Carlo. E il Beato, raffigurato nell’atto di accogliere un mutilatino, sembra estendere il suo abbraccio a tutte le penne nere, radunate ai piedi della Cattedrale per rendergli omaggio. È stata una cerimonia semplice, raccolta, accompagnata dal coro ANA di Milano e presieduta dal presidente della Fondazione Don Gnocchi mons. Angelo Bazzari, quella che ha aperto la giornata in suffragio ai Caduti, resa solenne dalla Messa che dal 1956 viene celebrata a dicembre di ogni anno in Duomo.
Il 25 gennaio “Marcia nella neve” a Paluzza
Da diversi anni i gruppi della Valle del But (sezione Carnica) organizzano la “Marcia nella neve”, una celebrazione in ricordo delle tristi giornate di Nikolajewka. L’appuntamento nel 2014 è per il 25 gennaio ed è organizzato dai gruppi alpini di Paluzza, Cleulis e Timau.
Walter Bevilacqua, Alpino
Walter era uno degli ultimi pastori della Val Divedro, un lembo di terra ossolana di confine dove in pochi passi i nomi cambiano da Bevilacqua a Franz. Il suo regno era la montagna e della montagna il suo carattere aveva preso i tratti più distintivi. Era sobrio, concreto, abitudinario. I segreti della vita in quota gli erano stati trasmessi dal nonno Camillo con cui era cresciuto, i ritmi di vita impressi dalla cadenza delle stagioni, d’estate sull’alpe con gli animali al pascolo, in autunno la transumanza e la discesa in valle, per l’inverno.
Nassiriya, sembra ieri
Giubbotto antiproiettile, il fucile a tracolla, la mano destra in testa a reggere l’elmetto, lo sguardo fisso su di un cumulo di macerie, perso nell’angoscia e nella disperazione. Alle spalle lo scheletro dell’edificio che fino a pochi istanti prima era la base Maestrale. La foto che ritrae il ventiquattrenne caporalmaggiore Mattia Piras è diventata il simbolo del dolore per la strage di Nassiriya, che il 12 novembre 2003 provocò 28 morti tra italiani e iracheni e 58 feriti.