Tra le guglie del Duomo

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    Lo sguardo degli alpini è rivolto al cielo, tra le guglie del Duomo, ad ammirare la statua di don Carlo. E il Beato, raffigurato nell’atto di accogliere un mutilatino, sembra estendere il suo abbraccio a tutte le penne nere, radunate ai piedi della Cattedrale per rendergli omaggio. È stata una cerimonia semplice, raccolta, accompagnata dal coro ANA di Milano e presieduta dal presidente della Fondazione Don Gnocchi mons. Angelo Bazzari, quella che ha aperto la giornata in suffragio ai Caduti, resa solenne dalla Messa che dal 1956 viene celebrata a dicembre di ogni anno in Duomo.

     

    Gli alpini hanno percorso Galleria Vittorio Emanuele II – tra la sorpresa di quanti si stavano recando ad acquistare gli ultimi regali di Natale – e hanno sfilato sotto le finestre dove, quasi un secolo fa, nasceva la nostra Associazione. Piazza della Scala, il salotto di Milano, si è presentata con il Teatro del Piermarini e Palazzo Marino con le bandiere a mezz’asta a rendere omaggio al premio Nobel per la pace Nelson Mandela, in occasione dei funerali solenni che si stavano svolgendo in Africa. Qualche minuto di attesa per completare l’ammassamento sotto Palazzo Beltrami e il corteo, ingrossato nelle sue fila, si è avviato nuovamente verso Piazza Duomo, non passando, questa volta dalla Galleria. In sfilata c’erano 57 vessilli e 250 gagliardetti tricolori; poco più dietro uno striscione manifestava la solidarietà ai due marò ancora detenuti in India.

    L’omaggio al Beato è stato riproposto dal vescovo ausiliare mons. Luigi Stucchi che ha concelebrato la Messa con mons. Bazzari, mons. Bruno Fasani e altri prelati. Nella quinta domenica d’avvento del rito ambrosiano la liturgia è stata incentrata su una lettura del Vangelo di Giovanni Battista e nell’omelia è stata esaltata la figura dell’apostolo come precursore e testimone che ci accompagna all’incontro con la nascita di Cristo. “In un certo senso – ha esordito mons. Stucchi – don Gnocchi è un precursore del tanto bene che gli alpini sanno offrire, nella nostra terra e lontano, oltre confine”. Ha ricordato quindi le parole che Papa Francesco ha pronunciato presentando la 47ª Giornata mondiale della Pace: “La fraternità è fondamento e via per la pace”, contro violenze, guerre, corruzione.

    “Voi alpini siete qui per non dimenticare, per elevare preghiere a tutti i Caduti al servizio della Patria – ha proseguito mons. Stucchi – ma questa celebrazione chiede anche di testimoniare a favore delle persone più deboli questa luce che genera speranza e che è capace di rinnovare il mondo e in particolare questa nostra società e questo Paese”. “Solo con questo spirito e insieme – ha concluso mons. Stucchi – potremo ridare vigore alle nostre istituzioni, portando nel tessuto civile e sociale una nuova linfa della giustizia e della vita e con esse la forza trainante della speranza senza la quale nulla si costruisce”.

    Ad ascoltare le sue parole nella cattedrale gremita c’erano i vertici dell’ANA con il presidente Sebastiano Favero, il comandante delle Truppe alpine gen. Alberto Primicerj e quelli di tutte le brigate alpine, il presidente del Consiglio provinciale Bruno Dapei, l’assessore Marco Granelli in rappresentanza del sindaco Pisapia e molti sindaci dei Comuni della Regione. Vessilli e gagliardetti sono stati innalzati un’ultima volta per la lettura della Preghiera dell’Alpino, recitata da Valerio Fusar Imperatore, giovane vice presidente vicario della sezione di Milano.

    Nel frattempo sul sagrato del Duomo era schierata la fanfara della Taurinense e un reparto in armi del 2° Alpini di Cuneo, raggiunti dopo poco dal Labaro dell’ANA, dai vessilli e dai gagliardetti. La folla si è radunata nuovamente sui gradini per ascoltare il saluto alla città, tenuto dal presidente della sezione di Milano Luigi Boffi che, in ricordo di Peppino Prisco e degli altri suoi commilitoni che vollero questa celebrazione, ha chiamato attorno a se gli ultimi reduci di Russia.

    “Questi sono uomini a cui dobbiamo tanto – ha esordito Boffi – anche perché sono la nostra memoria e sono il motivo per cui siamo qui oggi”. Ha poi ricordato che Milano si prepara all’Expo nel 2015, una vetrina mondiale che vedrà gli alpini impegnati con la Protezione Civile dell’ANA per garantire supporto alle migliaia di persone che giungeranno in città per seguire la manifestazione. “Noi alpini siamo pronti sempre a dare, più che a ricevere; vorremmo ricordare a tutti quanto sono fortunati molti dei sindaci qui presenti oggi ad avere nei loro Comuni gli alpini che in caso di calamità o di necessità accorrono in sostegno alla popolazione”. Si è poi soffermato sui grandi risultati nel campo della solidarietà che l’Associazione ha ottenuto in questi ultimi anni. Il villaggio in Abruzzo, la casa per Luca Barisonzi, la scuola a Casumaro – per citare i più conosciuti – sono stati realizzati con uno slancio di generosità che non ha riscontro nel nostro Paese e che ci può far dire con orgoglio che “gli alpini sono un esempio per l’Italia”. Non a caso questo è il motto dell’Adunata del 2014 a Pordenone.

    Terminato l’intervento si è quindi formato un lungo corteo che ha sfilato, tra gli applausi della gente, fino al Sacrario in largo Gemelli, dove, ai piedi della grande statua di Sant’Ambrogio è stata deposta una corona in memoria dei Caduti. (m.m.)


    La posa della statua

    Tra i santi e le guglie del Duomo c’è una nuova statua. È stata posizionata sul lato est della cattedrale, all’altezza della sacrestia capitolare, tra la via dell’Arcivescovado e la piazza e raffigura don Carlo Gnocchi che accoglie tra le proprie braccia un piccolo mutilatino tratto dalle macerie. La statua è stata lavorata dallo scalpellino Gianni Gussoni di Viggiù ed è successivamente stata plasmata dalle mani dello scultore Mauro Baldessari, al quale la Fondazione don Gnocchi ha affidato l’incarico per la realizzazione dell’opera.

    Lo scorso 20 ottobre, nel Duomo di Milano, si è tenuta la cerimonia di benedizione da parte dell’arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, al termine del Pontificale, nella solennità della Dedicazione e a chiusura dell’Anno Colombiano (110 anni dalla nascita, 20 dalla morte e 50 dalla nomina ad arcivescovo di Milano del Cardinale Giovanni Colombo). Il giorno successivo la Veneranda Fabbrica del Duomo ha provveduto a posizionare definitivamente la statua, che pesa circa 800 chili, sulla mensola 211 del Duomo.

    L’opera è stata realizzata grazie al contributo di Sestilio Paletti, presidente di Filcasa, e al dono del blocco di marmo di Candoglia, generosamente offerto dalla Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano. La benedizione della statua è avvenuta in concomitanza con le celebrazioni del quarto anniversario di beatificazione del “papà dei mutilatini”, nel giorno di nascita di don Gnocchi e della memoria liturgica del Beato e in occasione della memoria degli importanti anniversari che riguardano il cardinale Colombo.

    Fu proprio l’allora arcivescovo di Milano a ricordare don Carlo “compagno di seminario, prete ansioso d’apostolato e restauratore d’umanità”, sei anni dopo la morte, al Centro “S. Maria Nascente” il 28 febbraio 1962: “Sì, egli è stato l’uomo della carità – disse in quell’indimenticata commemorazione – Ma è meglio dire che è stato il poeta della carità, l’artista della carità. Aveva capito che tra tutte le azioni, la migliore è sempre quella della carità! Solo così egli poteva tradurre sul terreno pratico quel fascino che emanava dalla sua sensibilità e dalla sua fede. Nella sua breve vita ha mostrato a tutti che per migliorare gli uomini, prima ancora di dare loro principi di pensiero, bisogna indurli a esercitarsi nella carità”.