Uno sguardo intenso tra Rino Berlendis e Francesco Canali, il primo Alpino dell’Anno in congedo 2006 e l’altro del 2010, quindici secondi silenziosi che riepilogano la 37ª edizione del premio indetto dalla sezione di Savona. Andora è tirata a lucido e imbandierata da giorni, i paesani conoscono il motivo, i turisti, tanti in questo periodo, si guardano attorno, leggono le locandine appese in ogni spazio libero, chiedono il perché di una città così tricolore e sono contenti: arrivano gli alpini! “Ma come, anche al mare?”
Si, perché anche al mare ci sono stati e ci sono gli alpini, arruolati nelle varie brigate, chiamati a combattere nelle due guerre mondiali, a prestare il servizio di leva obbligatorio e volontario, oggi. Perché ogni famiglia in provincia di Savona ha avuto negli anni almeno un alpino; purtroppo sono tanti quelli che sono partiti e non sono tornati, in ogni paese ci sono lapidi e monumenti che li ricordano. Per questo il primo atto ufficiale della manifestazione è stato riservato alla memoria, con la deposizione di mazzi di fiori ai monumenti ai Caduti di Andora e della Valle Merula.
Le serate di venerdì e sabato sono state dedicate all’intrattenimento musicale, con la fanfara alpina Monte Beigua nelle piazze cittadine e con i cori San Pietro e San Giovanni di Andora e Monte Cauriol di Genova. Una folla entusiasta ha seguito la fanfara nei suoi spostamenti e ha poi stipato la chiesa parrocchiale per il concerto che è stato intervallato da applausi scroscianti. La domenica, già nelle prime ore del mattino, si vedono alpini in giro per il paese per dare gli ultimi ritocchi, posizionare transenne, allestire il palco delle premiazioni e montare i gazebo dove sarebbero stati serviti focacce e vermentino.
Puntuale, dopo i saluti e il ricevimento dei numerosi ospiti e delle autorità, parte la sfilata lungo le vie cittadine gremite di folla che applaude, di tanti turisti che salutano la ventina di vessilli sezionali. Naturalmente l’attenzione è riservata ai premiati. Gli alpini in armi diranno più tardi di “aver vissuto momenti indimenticabili, quasi surreali, mai provati prima”. Il Parco delle Farfalle, sede della cerimonia di premiazione, è tutto un tricolore e la tensostruttura al suo interno è già piena di gente che attende le migliaia di alpini che arrivano in corteo, un po’ accaldati ma orgogliosi della loro sfilata.
Qualche attimo di assestamento e via per quella che sicuramente sarà un’altra cerimonia da ricordare. Il cerimoniere, gen. B. Giacomo Verda, richiama l’attenzione del pubblico esordendo così: “Signori, qui si premiano degli eroi!”. Poi chiama il caporalmaggiore scelto Domenico Cerrato, del 5° Alpini, e l’alpino in congedo Francesco Canali, della sezione di Parma, ammalato di sclerosi laterale amiotrofica (SLA), ai quali viene consegnato il trofeo in marmo bianco da parte del presidente della sezione di Savona Gian Mario Gervasoni e del gen. B. Marcello Bellacicco, comandante della brigata alpina Julia.
La lettura delle motivazioni per le quali gli alpini sono stati premiati suscita grande emozione: il riconoscimento, per quanto prestigioso, sembra poca cosa davanti al senso del dovere dell’alpino del 5° e di Francesco, la cui forza d’animo e l’alto senso di altruismo lo inducono, nonostante tutto, a prodigarsi per gli altri che ritiene meno fortunati. Il significato del premio acquista dunque valore civile e umano, diviene un esempio tanto più importante in una società che sembra aver perso i punti di riferimento fondamentali.
Attimi toccanti anche quando il presidente sezionale Gervasoni consegna una somma in denaro all’alpino Dino Berlendis da parte della sezione di Savona, da destinare all’ampliamento dell’ospedale Santa Maria de Rilima in Rwanda (Berlendis in oltre 70 interventi in Rwanda ha realizzato un ospedale, una scuola, edifici per il ricovero dei famigliari degli assistiti ed è stato “Premio Alpino dell’anno” nel 2006). Seguono attimi dedicati ai discorsi di rito, nei quali non si legge retorica: gli alpini sono delle persone speciali, appartenenti a un Corpo speciale, con un cuore speciale e immenso!
Durante la Messa sono state raccolte offerte destinate all’associazione nata per la ricerca contro la SLA. Anche a questo appuntamento annuale hanno partecipato alpini premiati nelle precedenti edizioni e reduci: anche per questo è stata una giornata indimenticabile.
Queste le motivazioni
ALPINO IN CONGEDO – Alpino Francesco CANALI – Classe 1968 – Sez. Parma, Gr. Palanzano
Motivazione: Sportivo sin da piccolo, dopo il servizio militare prestato negli alpini, inizia la sua vita da giornalista per varie testate nazionali e agenzie di stampa. Ammalatosi di S.L.A. e costretto in carrozzina, si è adoperato, con azioni finalizzate e personale impegno, per sensibilizzare l’opinione pubblica nazionale e internazionale sulla malattia e per raccogliere fondi da destinare alla ricerca e all’aiuto ad altri ammalati meno fortunati di lui. Francesco, con la sua azione concreta, ha portato un ulteriore riconoscimento in materia agli studi italiani sulla SLA e con la sua intraprendenza, costanza ed impegno esprime i migliori valori dello spirito alpino, fatto di tenacia e di aiuto al prossimo in difficoltà.
ALPINO IN ARMI – C.le magg. sc. Domenico CERRATO – Classe 1983 – effettivo al 5° rgt. Alpini (per la stessa azione diplomi di merito al C.le Magg. Rita DENARO e al C.le Andrea LONGOBARDI).
Motivazione: Interveniva con altri due suoi commilitoni sul luogo di un incidente stradale, prestando i primi soccorsi al conducente dell’autovettura coinvolta e adoperandosi per segnalare il pericolo e la messa in sicurezza del luogo del sinistro. Mentre prestavano soccorso i militari rischiavano di essere travolti da un veicolo che, sopraggiungendo ad alta velocità nonostante la segnaletica, urtava le autovetture ferme e si allontanava senza fermarsi. Il Caporalemaggiore scelto Cerrato, con notevole coraggio e prontezza di riflessi, si metteva alla guida dell’aiutovettura della collega, inseguiva l’automobilista, lo fermava e lo convinceva a consegnarsi alle autorità, rifiutando anche un’offerta di denaro da parte dello stesso. Il guidatore, una volta ricondotto sul luogo dell’incidente, tentava nuovamente di corrompere sia il militare che gli altri due commilitoni e, solo dopo il loro netto e deciso rifiuto, desisteva e attendeva l’intervento della Polizia Stradale. Il coraggio, l’altruismo, il senso civico e l’etica morale dimostrati dal C.le Magg. CERRATO e dai suoi colleghi, C.le Magg. Rita DENARO e C.le Andrea LONGOBARDI, incarnano i più alti valori dello spirito alpino e contribuiscono a dare lustro alle Forze Armate e nello specifico al Corpo degli alpini. Con motivazione simile sono stati conferiti Diplomi di Merito ai due commilitoni del caporal maggiore scelto Cerrato: il caporalmaggiore Rita Denaro e il caporale Andrea Longobardi, entrambi del 5°. Il diploma di quest’ultimo, assente per servizio, è stato ritirato dal caporalmaggiore Denaro.
DIPLOMI DI MERITO
ALPINI IN CONGEDO
Alpino Mario COLCERA – Classe 1934 – Sez. Venezia, Gruppo Mestre
Motivazione: Iniziato un percorso rivolto all’aiuto della gente nelle sue sofferenze quotidiane e dopo una conoscenza che lo porta accanto ai malati di AIDS, Mario dedica quotidianamente il suo tempo nel preparare colazioni e cene, che vengono servite ai meno fortunati, agli ammalati, ai senza casa o senza lavoro, agli abbandonati o senza voce. Con un mezzo da lui preparato porta a domicilio viveri di vario genere agli impossibilitati a muoversi perché non in salute o senza mezzi. È molto attivo anche nel gruppo Alpini di Mestre del quale fa parte ed ha ricevuto svariati riconoscimenti di alto livello. Mario è un chiaro esempio di altruismo e di dedizione ai più deboli che rende onore al mondo degli alpini.
Alpino Giovanni BACCHIOCCHI – Classe 1949 – Sez. Brescia, Gruppo Gottolengo
Motivazione: Avvistata una signora, caduta nel fiume nei pressi di un ponte sulle chiuse di smistamento delle acque e che rischiava l’annegamento, resosi conto della gravità della situazione riusciva a scendere in acqua in un tratto libero da rovi e rami degli alberi. Immerso fino al torace nelle acque impetuose riusciva a riportare a riva la malcapitata e, resosi conto delle sue gravi condizioni, allertava i soccorsi che le prestavano le cure del caso e la ricoveravano in sala di rianimazione. Episodio di aiuto concreto e tempestivo, non senza gravi rischi, che rende onore ancora una volta ad un alpino e alla sua associazione.
Francesco a Palm Beach: un sogno per vincere la SLA
Francesco Canali, già direttore di ParmAlpina, iscritto al gruppo di Palanzano della sezione di Parma, ha coronato un suo vecchio sogno: l’ “impresa” sportiva compiuta il 5 dicembre scorso a West Palm Beach, in Florida, una maratona “corsa” in carrozzina, spinta da quattro amici. Al di là dell’emozione di correre 42 chilometri, il progetto “Vinci la Sla”, che ha ideato, ha avuto un successo straordinario per avere sensibilizzato l’opinione pubblica su una malattia terribile, eppure ancora poco conosciuta, come la sclerosi laterale amiotrofica e per aver permesso di raccogliere oltre 80 mila euro che ha donato a progetti di ricerca sulla Sla, di telemedicina e di assistenza domiciliare ai malati.
Da subito l’idea di Francesco è stata quella di aiutare gli altri: i malati e i loro famigliari grazie al messaggio forte che ha lanciato – la serenità nell’affrontare la malattia, il grande coraggio, la voglia di vivere la vita, nonostante le grandi limitazioni imposte dalla malattia – e agli aiuti concreti offerti con i fondi raccolti. La grande forza di Francesco, che è riuscito anche nell’intento di mobilitare tantissime persone che si sono date da fare per questa buona causa, deriva anche dallo spirito alpino che ha dentro.
“Se mi demoralizzassi davanti alla prima salita – dice – non riuscirei mai ad arrivare in vetta, mentre io voglio scalare la montagna; per questo non bisogna abbattersi e proseguire, anche se a piccoli passi e con lo zaino pesante in spalla, verso quella meta che è l’aiutare chi è meno fortunato di me”.