La deposizione delle corone

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L’ONORE AI CADUTI

Subito dopo la cerimonia dell’alzabandiera, a poche centinaia di metri da Piazza della Libertà, al centro dei Giardini comunali, c’è la deposizione di una corona al monumento ai Caduti di tutte le guerre. Sono presenti le massime autorità civili e militari, un picchetto armato, la fanfara militare, vessilli, gagliardetti e il gonfalone della città decorato di medaglia d’Argento al Merito Civile.

Al suono del Piave il presidente Perona, accompagnato dal sindaco on. Zaccheo e dal comandante delle Truppe Alpine gen. D. Primicerj, depone la corona ai piedi del monumento e si sofferma sull’attenti mentre la tromba esegue il silenzio. È sempre un momento toccante per tutti. Le centinaia di alpini presenti assistono alla cerimonia con la compostezza che richiede un rito sacro. Il ricordo va a tutti i Caduti, di tutte le guerre, anche se durante la Grande Guerra, che di morti ne ha avuti più della Seconda, a Latina c’erano solo paludi e malaria.

A Nettuno, una corona ai Caduti americani

Nel pomeriggio di venerdì 8, una rappresentanza dell’ANA, guidata dal Presidente Corrado Perona, accompagnato dal comandate delle Truppe Alpine gen. D. Alberto Primicerj, dal comandante della brigata Taurinense gen. Federico Bonato, con un picchetto in armi e fanfara, si reca a Nettuno presso il Cimitero Militare Americano che raccoglie le salme dei Caduti dell’esercito USA, nel corso della Seconda Guerra mondiale, dal centro Italia alla Sicilia. Sono 7.861 croci bianche, con qualche stella di David, allineate in un suggestivo parco appartato, ben curato.

Le salme nei sarcofagi non sono moltissime, perché quelle reclamate dalle famiglie sono state rimpatriate. Ad accogliere la delegazione italiana è il col. Francesco Morgese, addetto militare all’ambasciata degli Stati Uniti a Roma, con una scorta di marines e la bandiera. La cerimonia di deposizione della corona è semplice. Il trombettiere della fanfara Taurinense interpreta in modo toccante il silenzio americano e la commozione è palpabile. Gli occhi del gen. C.A. Morena, che ha combattuto con loro, lasciano intravvedere una grande mestizia.

Il presidente Corrado Perona ricorda quei ragazzi che, lontano dalla loro patria, hanno combattuto per la libertà e il benessere dei popoli. Li onoriamo oggi e sempre: fanno parte del nostro patrimonio morale . Il col. Morgese si dichiara onorato per l’omaggio. La sua terra di nascita è l’America, ma le radici della sua famiglia sono in Italia. Nel corso della sua esperienza militare ha visto i nostri soldati, e in particolare gli alpini, al fianco degli americani.

Ne ha apprezzato il coraggio e la solidarietà: valori da trasmettere alle future generazioni. Conclude: Dio benedica l’Italia, Dio benedica l’America . Subito dopo, a qualche chilometro di distanza, la stessa cerimonia si ripete al Campo della Memoria dove riposano, in un piccolo cimitero seminascosto dagli alberi, circa cinquecento combattenti della Repubblica Sociale Italiana. Lapidi allineate con nomi e date, lapidi appese al muro con la denominazione di reparti: Guardia Nazionale Repubblicana, Battaglioni M , Esercito Repubblicano Divisione Monterosa, Littorio, Reggimento Alpini Tagliamento, X MAS ed altri.

Una parte della nostra storia che non ha ancora trovato una corretta collocazione; continua ad essere scritta con finalità di parte. I giovani che lì riposano chiedono solo di essere ricordati e rispettati.

ONORI AI BONIFICATORI

Piazza del Quadrato, una delle numerose aree verdi che abbelliscono la città di Latina, ospita il monumento ai bonificatori. È un’opera importante, assolutamente priva di retorica: ricorda la fatica di uomini e donne che, arrivati dal Friuli, Veneto, Romagna e da regioni del Sud per ricominciare una nuova vita, hanno trasformato una terra vergine in un giardino.

Se l’adunata nazionale degli alpini si fa a Latina è anche per rendere omaggio a quei pionieri, molti di loro ex combattenti della Grande Guerra e alpini. Hanno lavorato duramente, cominciando da salariati, mezzadri o concessionari dell’Opera Nazionale Combattenti, con due buoi, due vacche e una da latte. Le unità lavorative dovevano essere composte almeno da quattro uomini, due donne e tutti i bambini che la Provvidenza mandava.

Se la bonifica è stata un miracolo d’ingegneria idraulica e di architettura compiuta a tempi di record, inimmaginabili anche ai tempi nostri, il lavoro dei campi partiva da zero e non richiedeva meno ingegno e arte per dare i suoi frutti. Fatica, nostalgia, speranze sono ricordate in quel monumento, a testimonianza di una pagina positiva della nostra storia patria. Per una volta, in una cerimonia alla memoria c’era solo il bonificatore e la sua vicenda umana, troppo a lungo dimenticata.

Al monumento a Maria Plozner Mentil, a Sabaudia

Nessuno sa a chi è venuto in mente che nella città di Sabaudia c’è anche un monumento eretto in onore di Maria Plozner Mentil, la portatrice carnica decorata di medaglia d’Oro al Valor Militare, e a cui è stata intitolata, unica donna in Italia, una caserma. Non si poteva non ricordarla. Così, in tarda mattina di venerdì 8, presidente nazionale Corrado Perona, CDN, comandante delle Truppe Alpine gen. D. Alberto Primicerj con picchetto armato, sindaco di Sabaudia Maurizio Lucci, prefetto, scolaresche, cittadini sono tutti ammassati lungo il viale del bel parco per deporre una corona di alloro in onore di Maria e tutte quelle donne che, correndo gli stessi rischi dei soldati, arrivavano fino al fronte per portare generi di conforto e granate a chi stava in trincea.

Il monumento è ben tenuto, restaurato recentemente dal volonteroso Francesco Tovo, e raffigura quella mitica donna con la caratteristica gerla. Dopo la deposizione della corona, con gli onori militari, gli alunni della scuola locale si fermano volentieri a parlare con gli alpini: una specie rara da quelle parti. Vogliono sapere tutto della nostra associazione, del cappello e del perché siamo nell’Agro Pontino. I bambini della scuola materna, guardano incuriositi le nostre penne nere e si stupiscono perché non cantiamo. Per loro un gruppo di persone vestite di scuro, serie, che non cantano non sono alpini.

Non importa se portano il cappello. Cominciamo in pochi a dimostrare che sappiamo cantare, poi il coro s’infittisce e finiamo per coinvolgere, senza difficoltà a dire il vero, la gentile suorina che accompagna i piccoli. Dopo tre o quattro cante dobbiamo fermarci perché la religiosa conosce tutto il repertorio alpino, in edizione integrale, e forse qualcosa di più. Mentre ci avviamo al pullman con il motore già avviato, si avvicina un vecchio in ottima forma, e sentendo nel nostro gruppo qualche cadenza veneta dice: Mi son de Oliero, Valsugana, so’ rivà qua n tel ’34, a undese ani, e go sempre e solo laorà .

Alla domanda come si sono comportati i tedeschi e gli americani durante la guerra risponde: Tutti si sono comportati bene . Ci saluta con un cenno della mano screpolata e un sorriso soddisfatto. Finalmente un bonificatore doc! Lungo la via del ritorno, sosta a Pontinia, una bella cittadina di 14 mila abitanti, ad economia prevalentemente agricola, dove il sindaco Eligio Tombolillo desidera incontrare il presidente Perona e i comandanti Primicerj, delle Truppe alpine, e Bonato, della brigata Taurinense.

Accoglie gli ospiti nella bella sala del consiglio comunale e nel consegnare un ricordo dice che, pur vivendo in una zona di mare, è affezionato agli alpini, al
la loro storia ed esprime tutta la sua felicità per la visita. Un suo concittadino, l’alpino Andrea Tomasello, è stato ferito a Kabul, in Afghanistan.

Pubblicato sul numero di giugno 2009 de L’Alpino.