Zona franca

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    Rubrica aperta ai lettori.

    LA GABBIA DELL’ITALIA

    Secondo me in Italia non c’è bisogno di nuove gabbie, se mai c’è bisogno di toglierne, perché c’è ne sono già troppe. In Italia c’è bisogno di liberarsi di tante gabbie che esistono nella nostra società, dal sud al centro e al nord, sia strutturali che mentali, altro che gabbie salariali. C’è bisogno di liberarsi delle cause che provocano infortuni sui posti di lavoro, provocando tanti feriti e moltissimi morti, per riscoprire con l’impegno e responsabilità, la libertà e il diritto alla vita, alla prevenzione e di poter andare a lavorare per guadagnare il pane per mangiare e per vivere. C’è bisogno di liberarsi delle gabbie delle mafie, della malavita organizzata. È necessario mettere in atto strategie per batterle, per riscoprire il grande valore civile e sociale, della legalità, del rispetto delle leggi, della trasparenza. C’è bisogno di liberarsi delle gabbie dell’evasione fiscale, mettere in atto piani idonei per superarla, per riscoprire la cultura del rispetto delle regole e la bellezza del valore dell’onestà. C’è bisogno di liberarsi delle gabbie di monopolio dell’informazione in Italia, va messo in atto un programma, per far sì che l’informazione sia in mano a più soggetti e il conflitto di interessi sia superato, per riscoprire l’importanza, culturale, civile e sociale del pluralismo, dell’obiettività, della libertà di un’informazione a 360 gradi. C’è bisogno di liberarsi delle gabbie di tante pensioni da fame, per dare a quei pensionati la libertà e il diritto ad avere una pensione dignitosa, per riuscire ad arrivare a fine mese. C’è bisogno di liberarsi dalle gabbie della disoccupazione, che in questo periodo è molta alta, siano messi in atto programmi e con più impegno per una piena occupazione, per far trovare alle persone, il diritto e la dignità di avere un posto di lavoro. C’è bisogno di liberarsi delle gabbie dell’egoismo: va portata avanti una cultura che sappia aggregare, socializzare, per riscoprire il meraviglioso valore della vera solidarietà dello stare bene insieme, della collaborazione. C’è bisogno di liberarsi delle gabbie della fame, della sete, delle dittature, delle guerre, delle disuguaglianze nel mondo, qui ci vuole l’impegno di tutti i governi dei paesi sviluppati, di tutte le forze politiche e sociali, per superarle e riscoprire il grande valore della vita, dell’aiuto dell’altro, dei diritti universali, dell’uguaglianza dei cittadini del mondo, dei veri valori del bene comune e della pace. C’è bisogno di liberarsi delle gabbie dell’abuso di droghe e di bevande alcoliche, con l’impegno di tutte le forze politiche sociali e di tutte le istituzioni, con una cultura di prevenzione, il governo e le forze dell’ordine, elaborare un piano, per combattere trafficanti e spacciatori di droghe, per riscoprire il meraviglioso valore della vita, di una vita naturale, della prevenzione di tanti incidenti stradali, che purtroppo in Italia è molto elevato il numero di morti e feriti. C’è bisogno di liberarsi delle gabbie delle divisioni, delle fantomatiche separazioni o devoluzioni: bisogna portare avanti con grande impegno democratico, l’attuazione a pieno della costituzione italiana, per riscoprire l’altissimo valore dell’Unità d’Italia, la libertà dei diritti doveri uguali per tutti i cittadini italiani.

    Francesco Lena Cenate Sopra (Bergamo)

    IL MONDO ALPINO

    Ho 22 anni, e ho sempre vissuto ‘nel mondo alpino’. Papà alpino, nonni alpini, zio alpino, amici alpini. E per tutti loro, l’aver fatto il militare in questo Corpo, non è stata una cosa come un’altra, successa così, per caso. Per tutti (anche se purtroppo i nonni non me l’hanno potuto raccontare di persona) essere alpini non significa solo aver fatto qualche camminata in montagna e distinguersi dagli altri militari per il cappello con la penna. Per loro dire di essere alpini è come dire di appartenere ad una certa famiglia (non dico categoria perché mi sembrerebbe dispregiativo, e soprattutto non coinciderebbe con la fratellanza tipica degli alpini). Anche se è strano da spiegarsi ma chi di voi fa parte di questo corpo, sicuramente capirà quel che cerco di esprimere implica tutta una serie di valori, di idee, di sentimenti diversi da quelli che possono provare i parà, i marinai, o gli aviatori.

    Diletta Traverso

    NOVANT’ANNI BEN PORTATI

    Sicuramente è un gran bel traguardo: 90 anni portati con grande dignità, onore, rispetto del prossimo e senso di solidarietà. Oltre quattromila gruppi alpini presenti nel nostro Paese hanno festeggiato questa importante ricorrenza con una breve cerimonia di alzabandiera, in onore del tricolore italiano. Un gesto sobrio, una cerimonia semplice come la tradizione alpina insegna, pochi minuti densi di significato e attaccamento alla Patria, alla gente. È davvero difficile sintetizzare i grandi meriti ed il valore espresso dalle penne nere su tutti i fronti di guerra e nelle missioni internazionali di pace, ma non bisogna dimenticare che anche gli alpini in congedo sono stati sempre presenti nelle situazioni di disagio e calamità che hanno colpito il nostro Paese, portando soccorso e conforto ai cittadini inermi e sofferenti, come sta accadendo ora in Abruzzo. Un ringraziamento che mi sembra quanto mai doveroso, dopo la stupenda cerimonia presso l’Auditorium RAI (settembre 2008) in cui, alla presenza di personalità di spicco del mondo politico, autorità religiose e militari, il comando delle Truppe alpine è stato insignito del Sigillo della Regione Piemonte. Un’onorificenza meritata non solo per il prezioso contributo fornito in occasione dei Giochi Olimpici e Paralimpici di Torino 2006, ma anche per suggellare un rapporto di amicizia indissolubile, che lega le Truppe alpine alla nostra regione.

    Davide Gariglio
    Presidente del consiglio regionale del Piemonte

    PIANETA DIFESA

    Tutte le testate associative hanno dato risalto all’esperimento attuato dal ministero della Difesa concordando sulla bontà dell’iniziativa in ciò confortati dall’entusiasmo dei giovani che vi hanno partecipato. Si intravedono, con opportune correzioni, positivi riflessi per l’Associazione, chiamata in questa prima fase a selezionare i partecipanti, ed eventuali sviluppi, magari da noi suggeriti, potrebbero aprire un nuovo orizzonte. Alcuni, pochi o tanti che siano, hanno storto il naso pensando solo al cappello che il Comandante delle TT.AA. ha consegnato ai partecipanti, presente il presidente Perona, a quello che in fin dei conti è uno stage’ e nulla più. Non si doveva, dicono, accettare la consegna di un copricapo, coperto di gloria, onore sudore, sangue, a soggetti che non hanno fatto un vero servizio militare giungendo poi a pericolosi paragoni tra chi ha fatto la naja, chi alpino non è, chi lavora più dei soci alpini e così via. Non ritengo sia questo il modo corretto di analizzare la questione e non ritengo ci siano colpe da imputare al CDN o addirittura a Corrado Perona, specie se queste vengono diffuse tramite ‘facebook’, questo non per censurare punti di vista diversi, ma perché pare illogico farci male da soli. Esaminiamo le cose con calma. Il gen. Primicerj può consegnare quello che gli aggrada, rappresenta l’Esercito, ma dall’altra parte il nostro Presidente ha subito puntualizzato con una lettera ad personam che quella esperienza non è sufficiente per diventare soci alpini, aprendo comunque le porte per
    far entrare questi giovanotti come aggregati. Aggiungo anche che li abbiamo scelti noi, e siamo noi innanzitutto che dobbiamo far chiarezza, con trasparenza. Sono sicuro che tutti capiranno la situazione. Non creiamo un caso, cogliamo invece l’occasione per catturare un’opportunità per il nostro futuro.

    Giuliano Chiofalo
    Consigliere nazionale

    Pubblicato sul numero di dicembre 2009 de L’Alpino.