Zona franca

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    Rubrica aperta ai lettori.

    L’ultimo saluto

    Non so quanto sia apprezzata dai parenti addolorati, ma da quanto ho avuto modo di capire è sempre molto gradita la presenza di un plotoncino di penne nere, in rappresentanza del gruppo cui apparteneva il caro defunto. Tale presenza testimonia la solidarietà e l’affetto che unisce e lega tutti i soci del gruppo; quando viene a mancarne uno, tutti si sentono in lutto per la scomparsa di un amico e sul gruppo cala un’atmosfera cupa, e ognuno ricorda qualche aneddoto o qualche fatto relativo all’alpino andato avanti. Ma cos’e che avvicina tanto i componenti di un gruppo?Credo sia lo stesso sentimento che c’e dal giorno dell’arrivo in caserma e che si va rinforzando, via via, col passare dei mesi di vita in comune e di fatiche, condivise sotto lo stesso cappello con la penna nera. Quel sentimento viene chiamato spirito di Corpo e , per ovvi motivi, è maggiormente sentito nelle truppe di montagna. Una volta congedati, tale sentimento si assopisce perché subentrano altri interessi che inevitabilmente ci prendono ma basta vedere un cappello con la penna, per risvegliare il sentimento sopito. Poi col passare degli anni, probabilmente nella consapevolezza di non poter più rivivere quei giorni, la malinconia ci spinge a riavvicinarci, a raggrupparci, appunto. Questa volta, però, non semplicemente con il vecchio sentimento risvegliatosi dal letargo, ma prepotentemente maggiorato. Forse nel gruppo non trovi nessuna vecchia conoscenza, ma non fa niente, perché la cordialità e l’amicizia spontanea, sincera e disinteressata che ti viene offerta è tale da coinvolgerti completamente. Da qui il legame di cordialità che unisce i soci. E se malauguratamente capitasse di ‘andare avanti’, ebbene, l’idea di essere accompagnati dai colleghi, i quali saluterebbero con gli onori militari, conforta un po’, ma ciò che a me personalmente piace pensare è che sicuramente conforterebbe un po’ di più i miei cari.

    Germano Affaticati

    Va dove ti porta il cuore

    Chi scrive è ovviamente e, prima di tutto, un innamorato dell’A.N.A. Tu che bazzichi i vertici da tanto tempo e forse pensi (magari in buona fede) di conoscere tutto degli alpini, concedimi di poterne dubitare. Mi rendo conto che la cosa è d’estrema difficoltà mettere in discussione il lavoro di un dirigente di solito si rischia di passare per uno che non ama la disciplina ma siccome io sono un inguaribile sognatore e per giunta innamorato dell’A. N.A., sono disposto a rischiare. L’A.N.A. è una grande famiglia e come tale vive la realtà umana di tutti i suoi iscritti: alpini, capigruppo, consiglieri, presidenti di sezione, consiglieri nazionali, ecc. Siamo tutti uomini, questo è vero, purtroppo non sempre e non tutti con la U maiuscola, altrimenti non ci ritroveremmo a discutere ogni volta delle stesse cose: manifestazioni pesanti che si contrappongono a quelle del calendario nazionale, posizioni partigiane a difesa del proprio orticello, sezioni che rivendicano diritti su un gruppo che di fatto non è più loro perché ha fatto altre scelte. L’A.N.A. è paragonabile a quella meravigliosa macchina che è il corpo umano che anche quando dorme non è mai fermo e perciò teniamo ben fermi i valori e gli schemi di base (Statuto) ma vediamo di essere più attenti agli alpini in quanto uomini. Sono dispute che non fanno bene all’Associazione, soprattutto se vanno troppo per le lunghe. Non desidero andare oltre perché ritengo che qui ci sia già molto su cui lavorare, l’unica cosa che mi sento di rimarcare sarebbe di aggiungere al lavoro un po’ di sano e vecchio buon senso , materia che vedo sempre più rara. I vecchi saggi, affermano che gli innamorati seguono principalmente le regole del cuore, persino un libro è stato intitolato Va dove ti porta il cuore . Quando l’uomo e soprattutto l’alpino, va dove lo porta il cuore è felice, fa cose meravigliose per sé e per la causa , la comunità lo apprezza ed è un anello fondamentale per la nostra prosperità territoriale. Caro lettore , chiunque tu sia, presidente di sezione capogruppo o consigliere, io, vecchio alpino che ama le regole ma che le lascia interpretare dal cuore, mi rivolgo a te e al tuo profondo senso associativo, sii autorevole e non autoritario, non imporre le tue scelte ma fa che siano sempre condivise senza troppi mugugni, sii umile e accetta con intelligenza che anche tu puoi sbagliare e abbi la forza di ammetterlo. Ricorda che gli alpini hanno una lunga storia di amore e di devozione verso la Patria e verso i loro ufficiali prima, verso i loro capigruppo e i loro presidenti poi. Una cosa, caro anonimo dirigente non devi pretendere: dire ad un alpino dove stare seduto . Lascia che l’alpino stia seduto dove meglio gli aggrada, purchè si sieda al nostro tavolo.

    Gian Luigi Ravera Casale Monferrato (AL)

    Bancarelle e celebrazioni

    Eh già, Onore ai Caduti, si dice. Onore a chi prima di noi è caduto per la Patria. Viva il Tricolore, Viva l’Italia. Tutti sanno cosa è successo circa 89 e 66 anni fa. Tanti morti e per cosa?Tutti questi eroi non sapevano e non sapranno mai che ogniqualvolta si celebra un raduno alpino lo si fa per Loro, per commemorare la Loro morte. Sono stati tanti, e tantissimi intervengono a questi raduni perché sanno che le parole che usciranno dai relatori saranno indirizzate a chi è alpino o è stato alpino. Piace esserci, piace credere che un mondo alpino c’è, piace credere che tutte queste povere persone non sono morte invano. Da tempo sono nati luoghi di ritrovo per chi ama l’alpinità, le baite alpine. Qui le persone si danno del tu, perché essere alpino implica anche questo nessuno è superiore all’altro, nessuno è nessuno. Chi è alpino o è amico degli alpini, è onorato di questo, e ne va orgoglioso perché è sicuro di non sbagliare. Il tempo passa, la mente dimentica, perché si sa ed è risaputo che il tempo allevia le ferite; tutto diventa facile e con la facilità, si dimentica. Eh sì, si dimentica il perché di tante cose, si dimenticano i principi per cui si fanno le cose, la routine diventa sorprendentemente preponderante. Oggi si pensa solo ai soldi e ciò che una volta veniva definito come valore, oggi è diventato business e di positivo c’è ben poco, però è nostra intenzione evidenziare che il 16/07/2006, giorno di commemorazione a Passo Fittanze, giorno di ricordo silenzioso e di preghiera, la mercanzia che ambulanti generici proponevano era vastissima (dall’aspirapolvere, al tritaverdure). Gesù scacciò i mercanti dal tempio, noi non possiamo fare altrettanto, ma siamo fiduciosi che qualcuno riesca a dire basta.

    Vanti Rosa (gruppo Quinto), Ederle Angelo (gruppo Azzago), Brunelli Giovanni (gruppo Lugo)