Siamo orgogliosi del vostro lavoro'

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    Il rappresentante delle Nazioni Unite a Cuneo, agli alpini del 2º Reggimento rientrati dall’Afghanistan. Il col.Giacobbi: Il reggimento ha compiuto fino in fondo il proprio dovere anche per i cinque Caduti, nel solco della tradizione alpina .

    Il reggimento è schierato in ordinate geometrie: la fanfara, la Bandiera di guerra, le compagnie. Il primo pensiero va ai Caduti: la tromba suona il Silenzio su una piazza muta. Sono tutti immobili, come se il tempo si fosse fermato per una singolare magia. Scomparsi perfino gli stormi d’uccelli che volteggiavano contro i cirri rosa del tramonto. Non un suono estraneo a disturbare quel momento se non la voce del cuore, così vicina ai familiari di quegli alpini che sono tornati dall’Afghanistan in una bara avvolta dal Tricolore.

    Compagni, quasi fratelli di questi che abbiamo davanti, che suscitano commozione e tenerezza con i loro occhi severi e il viso ancora da ragazzo, da ragazza. Simili a quelli che circolavano fino a poco prima per piazza Galimberti e sotto i portici pieni di vita di questa città, Cuneo, dove è già palpabile l’attesa per l’Adunata nazionale del prossimo Maggio.

    Ragazzi schierati e fermi come fossero in un quadro, dagli stessi sentimenti, la voglia di vivere, i sogni dei loro coetanei tranne che per un piccolo particolare: sono Alpini. Hanno visto la guerra, la povertà, i grandi spazi del deserto afghano, hanno conosciuto la paura, hanno visto tendere mani, hanno aiutato e hanno pianto. Sono soldati e uomini, sono soldati e donne che si sono commosse per il sorriso d’un bimbo.

    Ne mancano cinque a questo Bentornati che la città di Cuneo ha loro riservato dopo sei mesi di missione di pace: il tenente Manuel Fiorito, il maresciallo Luca Polsinelli, il caporal maggiore scelto Giuseppe Orlando, i due caporal maggiori Giorgio Langella e Vincenzo Cardella. Non è ancora fuori pericolo uno dei quattro feriti, il maresciallo Francesco Cirmi, mentre sono in via di ristabilimento il caporal maggiore scelto Salvatore Coppola, il caporale Sebastiano Belfiore e il caporale Pamela Rendina, prima donna soldato ferita in missione.

    Cinque croci che resteranno come una ferita perenne nella memoria di questa città e in tutta la famiglia alpina. A testimonianza che l’alpino è sempre lo stesso: con la sua umanità, la sua generosità, il senso del dovere e del sacrificio. E che è disposto a morire anche in tempo di pace, anche quando sembra così assurda una guerra e ancor di più l’odio e la morte.

    Alpini capaci di rispondere alla violenza con la solidarietà: prima di partire da Kabul, il colonnello Mario Giacobbi ha firmato il contratto con le autorità di Shatoot, nel distretto di Chahar Asyab, 15 chilometri a sud est di Kabul, per la costruzione di una scuola (su progetto dei nostri genieri) che sarà frequentata da trecento ragazzi, di servizi adeguati, e soprattutto di un pozzo artesiano, perché se la scuola significa istruzione, l’acqua in Afghanistan significa anche agricoltura e futuro. La scuola sarà pronta entro la metà di gennaio.

    La costruzione della scuola rientra nel progetto Torino Kabul, patrocinato dal comando del 2º reggimento in collaborazione con il Comune di Torino, la Croce Rossa Italiana e il Comune di Cuneo. I fondi 70 mila euro sono stati stanziati per buona parte dal Comune di Cuneo (40 mila euro) e il resto dalla Provincia e dalla sezione degli alpini di Cuneo.

    Il 2º Reggimento Alpini è una cosa sola con la città, lo si è visto dalla gente che ha fatto ala al reggimento che, Fanfara in testa, ha sfilato lungo via Roma e corso Nizza fino alla grande piazza che è il cuore della città. Raramente si sono visti reparti così affiatati, perfetti nella marcia il passo lento e solenne al punto da far sembrare una compagnia copia esatta della precedente: questi alpini sprigionavano l’orgoglio e fierezza del loro essere.
    Mancava la 21ª compagnia, quella che ha avuto l’attentato: resterà ancora a Kabul fino a novembre, quando avrà il cambio dagli alpini della brigata Julia.

    In tribuna, con il sindaco Alberto Valmaggia e il presidente della Provincia Raffaele Costa, c’erano i familiari dei cinque Caduti, ospiti della Sezione ANA di Cuneo. Dopo gli onori al Gonfalone della Provincia, al nostro Labaro molto applaudito scortato dal presidente Corrado Perona e dai consiglieri Luigi Bertino, Bruno Gazzola, Alfredo Nebiolo e Giancarlo Sosello e al Gonfalone della Città di Cuneo decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare arriva la Bandiera di Guerra del 2º reggimento Alpini. Prende posto alla testa dello schieramento al suono dell’Inno di Mameli scandito dalla Fanfara della brigata e cantato da tutti, alpini e cittadini. Se il Silenzio era stato il momento più intenso nel ricordo dei Caduti, questo della Bandiera è stato il momento dell’orgoglio e dell’appartenenza. Sommessamente, ha cantato l’Inno anche il padre del tenente Fiorito, e sembrava una preghiera.

    Poi giunge il comandante delle Truppe alpine generale di C.A. Ivan Felice Resce, accompagnato dal comandante della brigata Taurinense gen. Fausto Macor che passa in rivista il reggimento schierato. Una pausa di distensione si è avuta con la premiazione degli scolari vincitori del concorso Gli alpini e i cittadini di Cuneo insieme per la pace nei Paesi che hanno conosciuto la guerra .

    Ha strappato applausi e tanti sorrisi la vincitrice del concorso riservato ai disegni dei bambini della scuola materna, la piccola Sofia Lerda, uno scricciolo biondo e rosa che si guardava attorno con aria spaesata e intimidita, per mano della maestra è passata davanti alla tribuna ed è andata a prendersi il premio in un mare di applausi, quasi liberatori dopo tanta tensione. E quanta commozione alla consegna della laurea in Scienze strategiche conseguita prima di partire per l’Afghanistan dal tenente Fiorito, la cui pergamena è stata consegnata ai genitori dal generale Roberto Tuccinardi, direttore dei corsi della Scuola di applicazione e dalla docente dell’Università di Torino Marina Nuciari. Ha poi preso la parola il colonnello Giacobbi.

    Ha elogiato i suoi alpini, ha parlato di ambiente difficile non privo di pericoli; di migliaia di chilometri di pattuglie e di ore di sorveglianza, di collaborazione con le autorità governative e soprattutto con la popolazione, di lavoro svolto in silenzio, di comportamento da splendidi soldati e ottimi professionisti che hanno magnificamente rappresentato il nostro Paese . E poi ha detto della solidarietà, con la costruzione di 13 pozzi artesiani, l’arredo di tante scuole con banchi e materiale didattico, la distribuzione di tonnellate di aiuti umanitari dai medicinali alle attrezzature mediche del trattamento di migliaia di capi di bestiame grazie all’opera dei nostri veterinari. E ha ringraziato il Comitato Kuneo Kabul per l’aiuto al progetto della scuola già in costruzione a Shatoot e tutti coloro che ci sono stati vicini nel momento del dolore .

    Un pensiero all’Afghanistan ha concluso Giacobbi A questa nazione così lontana e cosi diversa dalla nostra cultura, così sfortunata ma dal popolo fiero, che merita un futuro migliore. Nutriamo la speranza che col contributo nostro e dei futuri contingenti il suo desiderio di pace e stabilizzazione si compia e che finalmente abbiano il sopravvento il dialogo e la concordia . Giacobbi ha concluso dicendosi convinto che il reggimento ha compiuto fino in fondo il proprio dovere anche per i cinque Caduti, nel solco della tradizione alpina .

    Avete onorato fino in fondo l’impegno delle Nazioni Unite , ha esordito il sindaco Alberto Valmaggia. Abbiamo sperato e pregato perché poteste tornare a casa sani e salvi, che questo fosse un momento di festa. Così non è stato. Ugualmente, con la voce sommessa e un velo di tristez
    za voglio dirvi: grazie, e bentornati. Ai Caduti, Caduti per la pace, il nostro commosso e riverente pensiero . Avviandosi alla conclusione il sindaco ha letto la commovente e celebre poesia scritta da Giorgio Stipec che Vincenzo Cardella conservava nel suo zaino, una sorta di testamento spirituale degli alpini e che conclude così: Quando verrà la mia ora/agli altri potrò dire che sono orgoglioso/per tutto quello che sono stato/un soldato .

    E io ha soggiunto il sindaco mi permetto di aggiungere: un soldato di pace. Cari alpini, la città vi è vicina e vi accoglie come i suoi figli . E’ stata poi la volta del presidente della Provincia di Cuneo Raffaele Costa a rivolgersi agli alpini dicendo Vi dobbiamo oggi, e così sarà per il futuro, considerazione e rispetto, stima ed affetto, solidarietà e fiducia . Con voce un po’ incrinata dalla commozione, il nostro presidente nazionale ha ricordato la recente cerimonia a Mestre dell’offerta, da parte del Consiglio Direttivo Nazionale, dell’olio per la lampada perenne che arde all’altare della Madonna del Don a ricordo di tutti i Caduti alpini. Non avremmo mai pensato di dover aggiungere altri nomi a quel lunghissimo elenco di caduti nell’adempimento del dovere. Grazie, alpini del 2º, l’Associazione Alpini è con voi, vi abbraccia e vi augura buona fortuna .

    Imprevisto, ma estremamente importante, l’intervento di Staffan De Mistura, direttore del Centro alti studi delle Nazioni Unite, che parlando a nome dell’Onu ha espresso la gratitudine della comunità internazionale. Voi eravate lì in una missione difficile, in un territorio difficile, per volontà delle Nazioni Unite e ve ne siamo grati. Sappiate che c’è un velo di tristezza in noi, perché avete sacrificato alcuni vostri valorosi colleghi. La comunità internazionale ha sofferto con voi. Ma ciò che è avvenuto non è avvenuto invano: ho trascorso due anni in Afghanistan e so quanto il Paese è difficile, ma anche quanto merita e vale l’aiuto che gli avete dato. Siate fieri del vostro lavoro perché anche la Comunità internazionale è orgogliosa di quanto avete fatto .

    La chiusura della cerimonia è stata del generale Ivan Felice Resce. Ha ringraziato il sindaco e tutti i cittadini di Cuneo per la vicinanza dimostrata che è il segno d’una sacralità che ha radici storiche . Si è detto ammirato per la missione. Ha ricordato il coraggio e la fierezza con la quale gli alpini hanno continuato il loro lavoro a favore della popolazione afghana. E dopo aver pronunciato il nome dei cinque giovani eroi , ha ceduto loro in segno di profondo rispetto e grande riconoscimento gli onori finali che spettavano a lui.

    Fanfara in testa, le compagnie hanno lasciato la piazza. La loro missione è finalmente conclusa. Per molti di questi alpini ci sarà un periodo di riposo, un breve ritorno a casa. Altri si avvicenderanno in Afghanistan poi, forse, toccherà ancora a loro. Sono già pronti.


    Il Labaro dell’ANA sfila davanti ai reparti in armi (foto P.I. Brigata Taurinense).