Il 10 giugno 2013 si sono celebrati i cent’anni dell’Opera all’Arena di Verona. Al termine della rassegna musicale la brava presentatrice Antonella Clerici chiama tutti gli artisti della serata sul palco, in primo piano Andrea Bocelli decorato con l’onorificenza di Grande Ufficiale. Attorniata da uno stuolo meraviglioso di voci, la Clerici presenta il Canto degli Italiani che, dice, “vuole essere un incoraggiamento per tutti”.
L’Inno di Mameli conclude così la manifestazione, mentre tre fasci color verdebianco- rosso inondano una folla di ventimila spettatori, tutti accomunati nel canto e rigorosamente in piedi nel rispetto di un simbolo di profondo valore rievocativo innestato sulla storia del nostro popolo. Sono le migliori voci dello spettacolo che intonano l’Inno Nazionale tra un mare di applausi e di ovazioni. Vorrei che questo nostro Inno venisse cantato da tutti i partecipanti a qualsiasi manifestazione patriottica, quando la Bandiera italiana sale sul pennone, quando gli alpini si riuniscono in assemblea, anche nelle piccole riunioni di Gruppo. Vorrei che venisse proposto con frequenza nelle scuole, cogliendo l’opportunità per illustrare i significati nascosti fra i versi. Vorrei che si vincesse quella sorta di ritrosia, di riserbo, di timidezza che coglie molti nel momento in cui se ne propone l’interpretazione canora, quasi si trattasse di qualcosa che non appartiene, alla quale non apparteniamo. Vorrei che si producessero tentativi seri di rilancio dell’Inno Nazionale nel contesto della vita civile, tanto da farne veramente un incoraggiamento che non lasci indifferente alcuno, che chiami e richiami sino a toccare il cuore di tutti. Vorrei vedere risorgere spesso, molto spesso, quell’entusiasmo che dal palco dell’Arena di Verona si è levato come messaggio di fratellanza e di unità nazionale. Vorrei che con le note dell’Inno degli Italiani sulle labbra ognuno di noi provasse, riprovasse ogni volta l’orgoglio di essere Italiano.
Mario Bruno – gruppo di Barge, sezione di Saluzzo
Ecco, nell’ultima riga della lettera c’è il motivo che giustifica e dà risposta a tutti i “vorrei” precedenti.