#alpiniadunata2016
In vent’anni cresce una generazione. Nella vita di una città sono un soffio che può essere memoria ancora viva o ricordo già sbiadito. Asti si prepara a vivere la 89ª Adunata nazionale dal 13 al 15 maggio con negli occhi e nel cuore le giornate alpine del 1995 quando la città di Alfieri ospitò l’edizione numero 68 della grande manifestazione. Stesso mese, ma un mondo diverso e molto cambiato; basti pensare, ed è solo un esempio, che pochissimi allora, anche tra gli alpini, avevano in tasca un telefonino.
I primi “cellulari portatili” erano pesanti come mezzo mattone e destavano più ironia che curiosità. Internet non si sapeva che cosa fosse e per avere una foto o una diapositiva bisognava portare il rullino delle pellicole a sviluppare. Cose del secolo scorso. In quel maggio del 1995 Asti accolse le penne nere per dire loro grazie: un grazie che campeggiava sui manifesti fatti affiggere dal Comune e nel cuore dei tanti che in città come in tutto il Sud Piemonte erano stati travolti il 5 e 6 novembre del 1994 dal dramma dell’alluvione del Tanaro e dei suoi affluenti.
Decine di vittime, distruzioni per miliardi di lire, ponti divelti, paesi isolati. Gli alpini furono i primi ad arrivare. I primi a spalare il fango tra la gente e con la gente. Già nelle prime ore di quella tragica domenica, con la grande piazza Campo del Palio trasformata in un lago di fango, solcato dai gommoni, erano arrivati i primi reparti operativi inviati dai comandi della brigata Taurinense. E poi nel giro di pochi giorni ecco altre migliaia di penne nere nelle loro tute arancioni: i volontari dell’Ana, con i nuclei di protezione civile, attrezzati di cucine da campo, tende, potabilizzatori, generatori elettrici. In quei giorni di ansia, rabbia e dolore, sapere di avere accanto gli alpini e la loro umanità fu di conforto a decine di migliaia di alluvionati.
Nell’archivio fotografico de “La Stampa” ci sono decine di fotografie in bianco e nero che testimoniano di quel lavoro, di quelle facce sporche di fango, ma sorridenti che parevano non patire il freddo e la fatica. Sul manifesto ufficiale di quella adunata del 1995 accanto al campanile della Cattedrale e ad momento della corsa del Palio c’era un borgo devastato dall’alluvione. Tre immagini che circondavano un cappello alpino. Le aveva richieste il Presidente della Sezione di Asti Oscar Gastaudo, che “fortissimamente volle” portare l’Adunata nazionale nella sua terra. E l’astigiano fu contagiato dalla febbre alpina.
L’Associazione dei vignaioli piemontesi dedicò una bottiglia speciale di Barbera alle penne nere con la scritta grazie in etichetta. “La Stampa” editò cartoline e offrì con il quotidiano una spilletta in metallo che andò a fregiare decine di migliaia di cappelli alpini. Nei centri alluvionati da Canelli a Rocchetta Tanaro gli alpini furono accolti, ricevuti “coccolati”. E furono gli stessi alpini di quel novembre d’acqua ad aprire con le loro pale la sfilata dell’adunata nel sole di maggio del 1995. E l’applauso che accompagnò le penne nere per tutta la lunghezza del percorso fu immenso, caloroso, solidale. La sera prima la città si era stretta attorno agli alpini in una fiaccolata che era simbolicamente partita dal ponte del Tanaro. L’allora sindaco Alberto Bianchino ricevette il giorno prima in municipio i vertici dell’Ana, guidati dal Presidente Leonardo Caprioli per consegnare loro la cittadinanza onoraria di Asti.
«Siete stati i primi ad arrivare subito dopo l’alluvione e gli ultimi ad andare via», ricordò il primo cittadino. E gli alpini risposero consegnando alle famiglie di 26 alluvionati la somma di 166 milioni di lire, raccolti in una sottoscrizione nazionale alpina e altri 150 milioni furono destinati dall’Ana ad istituzioni benefiche astigiane. Quel ricordo, quell’abbraccio, quella generosità non possono essere dimenticati. Le memoria dell’alluvione è ancora viva.
Dopo anni di polemiche e lungaggini burocratiche, ora gli argini sono più sicuri, è cresciuta la coscienza ambientale e si è organizzato un coordinamento provinciale di Protezione Civile che ancora una volta vede gli alpini in primo fila. «Siamo una settantina di volontari della nostra Sezione Ana – conferma il responsabile Ferdinando Del Raso – inseriti nelle attività del coordinamento provinciale.
In questi anni siamo intervenuti decine di volte, dal terremoto de L’Aquila a quello in Emilia. Ogni volta portando con orgoglio la nostra penna nera tra chi aveva bisogno. Ogni volta ricevendo in cambio un grazie». Lo stesso grazie che Asti si prepara a ridire con il cuore e il sorriso ai “suoi” alpini di ieri e di oggi.
Sergio Miravalle
Giornalista, alpino, è stato presidente dell’Ordine dei giornalisti del Piemonte. Per oltre 30 anni a “La Stampa”, ora dirige “Astigiani”, rivista di storia e storie.