VALLECAMONICA – Ricordare e ripartire

    0
    97

    Ha voluto esserci anche la neve alla commemorazione del 4 Novembre al Passo del Tonale. Come se, anch’essa, volesse testimoniare con la sua presenza spettacolare l’importanza del ricordo, non solo come gesto religioso verso i Caduti nel primo conflitto mondiale ma come rito civico, che in questo anno ha assunto ancora più valore, viste le pandemiche difficoltà che ci accompagnano. Erano molte le autorità tra cui i sindaci, il Presidente della Comunità montana, il comandante della base logistica di Edolo… qualcuno l’avrò dimenticato ma non me ne voglia perché l’età gioca scherzi da caserma.

    A fine cerimonia chiedo al Presidente Sebastiano Favero: «Come ti è sembrata la presenza di queste persone?». «Semplice ma partecipata, ha illustrato chiaramente la voglia degli alpini di non adagiarsi», mi ha risposto. Infatti molte penne nere con i loro vessilli e gagliardetti, diverse associazioni d’Arma e gente comune hanno dapprima assistito, dentro e fuori la chiesa, alla funzione religiosa officiata da quattro sacerdoti alpini e hanno poi partecipato al corteo fino al sacrario.

    Per ragioni di sicurezza sanitaria solo pochi hanno potuto accedere alla cripta dove la Preghiera del Caduto, recitata magistralmente dall’alfiere Giuseppe Martinelli, ha preceduto il momento magico in cui la tromba ha suonato il Silenzio.

    Mi fermo a parlare con Mario Sala, Presidente della Sezione Vallecamonica che dice emozionato: «Visto quanti erano? E non avevamo fatto tanta propaganda». Sembra proprio che questa ricorrenza non possa essere accantonata, anzi, come è emerso dai tanti interventi autorevoli, sarebbe meritorio dare molta importanza a questa data che accomuna tutti gli italiani e che vorremmo fosse ripristinata quale festa nazionale.

    Certo, affermare questo concetto tra gli alpini è come sfondare una porta aperta, considerato che anche le altre associazioni d’Arma sono sulla stessa lunghezza d’onda. Non sarebbe solo una cerimonia o se si vuole, una lezione di storia, ma un messaggio civico molto importante, soprattutto se rivolto ai giovani e accompagnato da puntuali informazioni didattiche. Il pranzo finale ha permesso di riprendere quella aggregazione che tanto ci manca; uscendo dal ristorante, accompagnato dalle note di un buon coro estemporaneo, guardo le cime ricoperte dal manto candido e penso ai ragazzi che dormono lassù… se sentiranno i canti dei loro eredi non potranno che rallegrarsi, perché se siamo così attaccati all’Italia è anche merito loro.

    Mario Rumo