Come va Tarcisio? Era la domanda che accompagnava il saluto quando, mettendosi di fianco per via della mole, entrava nella redazione de L’Alpino, passando per la porticina stretta del retro. «No la podaria andar mejo». Questa la risposta sempre uguale. Sole o tempesta che fosse. Solo una battuta, per seminare cordialità, o un tratto caratteristico della personalità? Ho imparato presto a capire quanto riuscisse a mettere sotto il vestito della positività, anche le amarezze più acute che possono passare per il cuore. Volendo definire questo fratello, mi viene spontaneo dire di lui: un uomo vero, un cristiano convinto, un alpino esemplare. L’ordine delle parole è intenzionale. Tarcisio è stato un uomo vero. Di lui a colpirmi era soprattutto l’umiltà. A fronte del moltissimo lavoro fatto per la famiglia, la Chiesa, i poveri e gli alpini, sembrava sempre che il merito fosse degli altri. Era sulla scena da protagonista, ma a sentirlo sembrava fosse il suggeritore, quasi per paura di un applauso che lo mettesse a disagio. E questo lo portava ad essere servizievole senza mai una pretesa di ritorno. È stato poi un uomo profondamente mite. Ho avuto modo di ascoltare qualche sua amarezza, ma mai, dico mai, ho sentito in lui aggressività, toni vendicativi, sentimenti di rivalsa, parole oltre le righe. Tarcisio è stato un cristiano vero. Ho raccolto spesso le sue confidenze spirituali. Avevano il candore e l’entusiasmo dei puri di cuore. Come ci teneva che celebrassi quest’anno l’anniversario di matrimonio con Antonia, attorniato dai figli Luca e Alberto con la famiglia allargata. Quante volte ho ascoltato le sue iniziative a vantaggio dei poveri e di situazioni di Chiesa in difficoltà. E me lo raccontava non per avere il plauso, ma per dire quanta amicizia e fraternità gli aveva restituito quello che aveva fatto. Lui non era mai al centro della scena. Ma quando penso a Tarcisio cristiano, penso ancora alla sua umanità. Si è cristiani solo se si è umani. Ecco il perché dell’ordine cronologico con cui ho voluto definirlo. Un tempo ci hanno insegnato che l’uomo è fatto a immagine di Dio. Ma l’immagine di Dio io non l’ho vista da alcuna parte. Quello che so di Dio l’ho visto guardando un certo Gesù, la sua fede e la sua umanità. Per analogia, anche Tarcisio ha raccontato Dio con la sua umanità. Un uomo autentico, non è solo un cristiano autentico, ma è autentico in tutte le sue attività sociali. In questo caso un alpino autentico. Perché si è alpini solo di scorza se non si è umani nell’interpretare quei valori sociali e personali che ci derivano da una cultura bimillenaria, quella che ci ha armati di fede e di amore. Noi alpini, con un certo pudore per le cose sacre diciamo che, chi va avanti, sta nel paradiso di Cantore. Chiamiamolo come vogliamo. Ma sappiamo che per uomini come lui non c’è bisogno di imbrogliare le parole per pensarli eternamente felici. Caro Tarcisio, nel nostro cuore molti entrano come amici o come conoscenze importanti. Altri come una semente dentro la terra del cuore. E tu sei una semente. Grazie e che Dio ti benedica.
Don Bruno