Uno stile diffuso

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    Chiedo un parere a lei e mi auguro qualcuno sappia trovare una soluzione. Noto da tempo che diversi alpini manifestano posizioni estremiste sui social, dove del resto già le bufale si sprecano. Ognuno è libero di dire o esaltare le dittature (che non conoscono) o prospettare soluzioni che sono in realtà un reato. Già meno quando si insulta il Presidente della Repubblica, istituzione che lo ricordo, ha ricevuto un giuramento da tutti noi. Ma il punto è che considero per lo meno sconveniente che lo si faccia con la propria foto e con il cappello in testa. Non solo si rischia che l’immagine della Associazione sia screditata ma anche che il generoso lavoro di generazioni di alpini per restare fuori dalle beghe politiche, sia vanificato. Senza voler apparire un censore, credo che sia giusto segnalare questi molti personaggi che sono più estremisti che alpini e che non ci rappresentano. Può fare qualcosa per richiamarli al dovere statutario? Volete scrivere una qualunque idiozia, liberissimi ma toglietevi il cappello e fatelo da liberi cittadini, non trascinate nel fango gli alpini, con le vostre becere chiassate.

    Sergio Boem, Gruppo di Padenghe, Sezione di Brescia

    Caro Sergio, il tema che affronti è oggi uno dei più spinosi e non riguarda solo gli alpini o qualche alpino. Sui media digitali l’insulto sta diventando uno stile molto diffuso. Non ho capito bene se questi signori si lascino andare secondo la vecchia usanza di tirare il sasso nascondendo la mano, o se si tratti invece di un degrado culturale diffuso per cui la ragione lascia il posto all’arroganza e all’emotività. È comunque un gorgo che rischia di trascinare dentro e dalle conseguenze devastanti. Che poi qualcuno si permetta di prestarsi al gioco indossando simboli alpini, questo vuol dire che alpino vero non è tantomeno rispettoso della sua appartenenza all’Ana.