Una tre giorni di festa

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    Le Penne Nere del Friuli e del Veneto, tante, sono arrivate anche in Romania con il presidente nazionale Corrado Perona per inaugurare la nuova sede di Bucarest. Ospiti dell’opera Don Orione, diretta dall’instancabile, vulcanico, appassionato alpino frà Graziano (dei padri Somaschi) che ha organizzato nei minimi dettagli una tre giorni indimenticabile per gli alpini accorsi con mogli e figli, con il coro di Palmanova e i tanti romeni intervenuti!

    Venerdì 20 due pullman carichi di alpini e di canti sono andati a visitare a Ploiesti un’altra opera di Don Orione e poi, guidati nelle viscere della terra a meno 280 metri a vedere le spettacolari cattedrali sotterranee delle Saline di Linoc che, ad una temperatura secca costante di 13 gradi, sono meta di gite domenicali per i romeni: lì si curano, si rilassano mentre i bambini giocano. Alla sera la sala del rancio si riempie di canti, di risa, di gioia. Molti di questi alpini sono già venuti volontari negli anni scorsi per aiutare a costruire, ad assistere, ad aiutare i padri Somaschi…

    Sabato mattina don Graziano, alpino della 33ª compagnia a Silandro (un posto stupendo sperduto nei monti dove si poteva conversare con la natura ed i suoi abitanti, ci racconta nostalgico), poi padre Somasco ma sempre fiero del suo cappello che porta in giro con orgoglio ha convinto tutti a fare una trasferta di quattro ore in pullman per arrivare nel paesino di Greci (si fa fatica a cercarlo sulla carta) in provincia di Tulcea.

    Un tratto di autostrada da Bucarest poi immersione totale in stradine tra paesaggi bucolici e distese di verde tenero. All’arrivo dei due pullman nel villaggio (4.000 anime) donne, uomini, giovani vecchi e bambini di Greci sono in attesa sulle strade… Si sente parlare italiano. Dialetto friulano e bellunese. È festa. Per tutti. Nel 1850 gli antenati di coloro che ci incontrano e che sono già alla terza e quarta generazione, sono arrivati qui in più di duemila, in questa enclave sperduta a cercare lavoro come scalpellini nelle miniere di granito (adesso meta turistica) e qui sono rimasti integrandosi con gli autoctoni ma mantenendo vivissime tradizioni e lingua e dando il loro contributo di giovani nelle due guerre.

    Il loro eroe, l’alpino Faure, caduto a Nikolaiewka Nikolaiewka durante la grande ritirata di Russia, è ricordato insieme ad altri italiani e romeni nel cippo di pietra creato da Volpe, uno scalpellino italiano. Davanti al monumento il prefetto di Tulcea, il vescovo, il sindaco, tutte le autorità del villaggio e la folla di gente ascoltano l’inno e le note struggenti del silenzio. La preghiera Signore delle cime scende dentro i cuori di tutti e coloro che sono andati avanti a preparare un posto sono un tutt’uno… Siamo circondati, abbracciati, portati nel grande salone della scuola italiana dove sul palco si alternano danze friulane e romene, canti, ricordi… Il coro non è da meno e regala canzoni alpine e popolari.

    I vecchi di Greci uniscono le loro voci alle melodie che ricordano. È una tale festa speciale! Ascoltiamo i racconti delle fatiche, delle gioie, delle lunghe attese per chi ha potuto farlo per una visita in Italia dopo anni ed anni. Una dignitosa povertà per tanti anziani pensionati a 50 euro al mese, il cui più grande sogno quello di riottenere la cittadinanza italiana, persa per poter continuare a lavorare qui durante il periodo di Ceausescu si è di recente avverato: ne parlano come di qualcosa di prezioso, di sacro. A casa, al don Orione, sono rimasti i cuochi del grande toro (500 chili), a controllare l’enorme griglia che gira da ieri pomeriggio. Gli alpini fanno sempre tutto alla grande!! E grande è la cena, ben annaffiata di vermiglio e di bianco.

    I canti continuano. Il coro è sempre più allegro e tutti con il coro! La domenica mattina inaugurazione ufficiale della sede intitolata al ten. medico Piero Redaelli tra i pochi superstiti della grande ritirata di Russia e al suo ritorno attivissimo volontario in molti progetti umanitari e sociali (e collaboratore instancabile di don Orione). Sono intervenute la moglie e la figlia, madrina del neonato gruppo ANA Romania. A Bucarest, da città diverse si sono organizzati in associazione 24 alpini più tanti soci e simpatizzanti e sostenitori trascinati dalla loro passione. Hanno eletto presidente Claudio Minuzzo imprenditore tessile a Sibiu e vice il giovane Alessandro Pietta che fabbrica vetri: sprizzano gioia ed entusiasmo come l’onnipresente don Graziano.

    Al cimitero italiano si presentano autorità civili, militari, religiose dei due Paesi. L’ambasciatore d’Italia Mario Cospito e la moglie sono sempre partecipi. Tante croci con nomi italiani, più di duemila giovani morti sul campo, tantissimi in prigionia a Timisoara nella prima guerra contro l’impero austro ungarico. Il silenzio suona per i Caduti dei due Paesi. Ancora canti. Poi la messa nella chiesa cattolica strapiena di gente e di emozioni. Una friulana di 95 anni unisce la sua voce al coro ed abbraccia quanti italiani può… Al rancio alla Casa don Orione, si concludono i tre giorni romeni dello straordinario incontro a Bucarest. È andata benissimo, secondo la tradizione. Viva gli alpini!

    Francesca Albarosa Acanfora