Una grande festa di popolo

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    Lei è di Cuneo? , mi sento chiedere sabato da una signora di mezza età, desiderosa di fare nuove conoscenze, che insieme al marito era in una pizzeria in centro seduta proprio al tavolo accanto al mio. Sì le rispondo. La delusione che per un attimo ho letto sul suo volto scompare e riprendiamo a chiacchierare. La signora ha voglia di fare conversazione e così io.

    Non potevo stare a casa stasera o andare via da qui mi dice con gli occhi lucidi per l’entusiasmo . Ho voglia di vivere questa Adunata: c’ero già nel ’71 ed è stata un’emozione forte, ma penso che ora sia tutta un’altra storia. La città è bellissima . Aveva ragione. È stata tutta un’altra storia. Non ci si ricorda una città così affollata, calorosa e variopinta. Quanta gente dei dintorni di Cuneo scesa appositamente al capoluogo per far nottata e festeggiare fino al mattino insieme agli alpini mi è capitato di incontrare sabato notte. Verrebbe da pensare che si tratti solo di giovani che, si sa, sono sempre pronti a far baldoria. E invece non è stato così.

    La notte bianca di Cuneo è stata una grande festa di popolo, inteso nel senso più positivo, genuino e vero del termine: una festa per tutti. Lungo le vie cittadine non era infrequente incontrare anziani, famiglie, mamme con carrozzine e tanti bambini che, con il loro cappello da alpino in testa, sventolavano bandierine tricolori, gridando: Viva gli Alpini ! Già al calar della sera, quando le strade erano completamente invase, si viveva un clima di fervente attesa.

    L’emozione è poi scoppiata, in modo quasi liberatorio, quando alle 23, la folla si è radunata per sentire i cori, diretti da un Ezio Mandrile visibilmente commosso, cantare Signore delle cime , dedicato a tutti gli alpini caduti in montagna. Dopo questo momento di grande intensità la notte è proseguita con musica, canti e suoni di bande più o meno improvvisate che hanno affollato strade, piazze, cortili della città fino all’alba.

    C’è stato anche chi, vinto dal sonno ma irriducibile, riposava in piazza Galimberti usando come cuscino la gomma di scorta dell’auto. É successo anche questo durante la notte magica, ma bizzarrie a parte, che comunque fanno colore e folclore, è come se per un giorno le differenze si fossero annullate e si fosse riscoperta la voglia di stare a stretto contatto, in una dimensione più umana.

    Ora se ripenso a quella piazza gremita di gente, così desiderosa di stare insieme, di divertirsi senza eccessi, di esserci per costruire qualcosa di indimenticabile, credo che l’obiettivo sia stato centrato: gli alpini hanno rappresentato una ventata di positività per Cuneo, che non solo ha rinvigorito i propri valori, ma si è scoperta una città accogliente, ospitale e, soprattutto, bella.

    Sonia Pellegrino