Una gara massacrante: la Ukatak, banco di prova di sopravvivenza

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    Si svolta in Canada, con due alpini nella pattuglia italiana

    Due alpini in Canada; due alpini che, unitamente a due amici, hanno partecipato, nel nome dell’Italia, alla massacrante gara denominata Ukatak, nelle lande disabitate dello Stato francofono del Quebec.
    Antonio Di Dato, sezione di Como, Silvano Fedel sezione di Trento, Marco Zaffaroni di Cesate (Milano) e Francesca Piazzi di Cavalese (Trento) la presenza di una donna era d’obbligo dal 20 al 25 gennaio 2002 si sono affiancati a finlandesi (risultati vincitori), polacchi, statunitensi, inglesi, francesi e canadesi in questa supermaratona giungendo ottavi su tredici formazioni.
    Partenza da Quebec, la bella citt sull’estuario del San Lorenzo dominata dalla cittadella cinta di mura. Francese fin dalla fondazione, Quebec fu al centro delle lotte tra francesi e inglesi i quali la cinsero di assedio nel 1690 e nel 1711. Capitol il 18 settembre 1759 (guerra dei sette anni) dopo la battaglia di Abraham, nella quale persero la vita i due comandanti Wolfe, inglese, e Montcalm, francese. Fu allora che citt e territorio entrarono a far parte della Corona britannica.
    Arrivo a Charlevoix dopo 400 Km superati attraverso prove di fondo, di mountain bike, di marcia con le racchette da neve. Il San Lorenzo, il grande fiume semighiacciato, stato passato a bordo di canoe, mentre tratti di aspra montagna hanno visto l’impiego di corde doppie e di ponti di corda (tiroline). Tempo massimo: cinque giorni nei quali far entrare anche le ore di sonno.
    Gli italiani hanno dato ottima prova nel fondo tenendo testa ai finlandesi: la cosa stata messa in risalto su internet. Nessun appoggio logistico, se non baitelle riscaldate ove si poteva riposare alla buona; la conseguenza stata che materiale e viveri dovevano essere portati a spalla.
    Il tratto pi esaltante, a detta di uno dei protagonisti, stato quello del secondo giorno, quando la squadra ha dovuto attraversare, per un’intera giornata di marcia, una foresta di bellezza incomparabile, con visioni incantevoli del San Lorenzo; il che ha fatto scordare la fatica imposta da un itinerario a saliscendi che per sette volte ha sfiorato i 2500 metri di altezza.
    Per una curiosa coincidenza la prova si svolta negli stessi giorni della ritirata di Russia, 59 anni dopo. ‘Ci hai pensato?’, chiediamo ad Antonio, che fu del ‘Susa’. ‘S dice facendosi serio ma i due fatti non sono neppure paragonabili’.


    L’Alpino errante