Emozioni e sentimenti all’apertura della scuola, finalmente splendente dopo tante giornate di lavoro.
Ore 9,30 del 15 febbraio 2002: entriamo nella scuola Sv. Pavao di Zenica, in Bosnia Erzegovina. Un allegro vociare pervade l’atrio: il frenetico indaffararsi di insegnanti e genitori ed il via vai dei ragazzi trasmettono un’emozione particolare a chi ha lavorato a Zenica: abbiamo raggiunto l’obiettivo che ci eravamo prefissati e svolto il compito che l’Associazione Nazionale Alpini ci aveva affidato.
Ci che fino a poco tempo prima era solo un contenitore fatto di mattoni, ferro, calcestruzzo, ha preso vita sotto i nostri occhi giorno dopo giorno, si animato, diventato luogo di relazione e di incontro, uno strumento che servir a questi stupendi ragazzi per crescere, guardando al futuro con serenit.
Un architetto dovrebbe essere abituato a queste sensazioni; un qualsiasi progetto non avrebbe senso se non si completasse cos. Ma qui tutto ha un sapore diverso.
Sono tanti i pavimenti i serramenti sui quali Lino ha messo il cuore, i pavimenti giunti sino a qui grazie all’interessamento di Giorgio, posati da Aldo e dal suo gruppo, i muri dipinti tra un canto e l’altro da Silvano, Luciano e dalla loro squadra. Tutto parla di loro e queste voci si confondono con quelle di chi oggi presente.
Gli alpini hanno lasciato un messaggio, e che messaggio!
Questa scuola parla del loro entusiasmo nel lasciare la propria casa e partire per un luogo che, comunque, poneva delle incognite; parla del loro essere alpini quando faticano con gioia, dividono le difficolt, pensano che quello che stanno facendo servir a far crescere una nuova societ, sono convinti che in quel momento stanno rappresentando un popolo, quello italiano, che straordinariamente apprezzato per la sua capacit di andare all’estero in aiuto di chi ha bisogno, con quella sensibilit che deriva dalla coscienza che chiunque, anche chi viene aiutato, ha una dignit che merita rispetto.
Nell’animo rimane una profonda stima per questi alpini che, dell’esperienza della naia, hanno conservato la fiducia reciproca tra chi coordina e chi opera, che la forza dell’Associazione, perch permette agli alpini di essere concreti e rapidi senza mancare di un pizzico di fantasia. Quanto questi ragazzi hanno da insegnare! Lo slancio prima di tutto.
Ma per chi, come me, ha avuto la fortuna di fare questa esperienza cosa rimane una volta terminato il lavoro?
Rimane nel cuore il ricordo di lunghi viaggi, le tante discussioni, le preoccupazioni per le responsabilit; rimane anche un grande e prezioso bagaglio di esperienza umana.
Come definire, ad esempio, la fortuna di poter lavorare con il gruppo di straordinari alpini che dall’esperienza di Rossosch, in Russia dove stato costruito un asilo che celebra quest’anno il decimo anniversario ha creato un sodalizio affiatato, preparato a proiettarsi in avventure che solo la fantasia di un C.D.N. come il nostro potrebbe inventare. Questo gruppo un tesoro per la nostra Associazione.
Come si potr mai dimenticare l’amicizia coltivata con don Luka, Don Josip, suor Bernarda, il geometra Nevenca e naturalmente monsignor Pero Sudar, il vescovo ausiliare di Zenica promotore del suo progetto Scuole per l’Europa.
Alla fine rimane anche la soddisfazione perch stato portato a termine un compito che aggiunge una nuova tessera al variegato mosaico delle innumerevoli iniziative della nostra straordinaria Associazione.
Luciano Cherobin