Un gesto coraggioso

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    A distanza di oltre un anno dall’incidente che ha coinvolto i marò Girone e Latorre nelle acque internazionali al largo delle coste del Kerala, il governo indiano, seguendo al pari di quello italiano una condotta dilatoria e contradditoria, ha avuto l’arroganza di affidare ad un ente competente su fatti di terrorismo l’incarico di indagare ed esprimersi in merito alla possibile condanna da infliggere ai due nostri soldati.

    Il fatto dovrebbe far gridare a tutti gli italiani: “La misura è colma!”. Di Girone e di Latorre non parla più nessuno. Le uniche notizie circolate sono che anche il nuovo ministro della Difesa “a breve andrà a far visita ai due marò in India” e che anche “il nuovo ministro degli Esteri è fiducioso in una rapida (dopo circa 450 giorni!) soluzione positiva della vicenda”. In concreto il comune di Trieste ha deciso di rimuovere il “troppo ingombrante” striscione pro-marò rimasto esposto per due mesi sulla facciata del municipio. Sorvolando sulla penosa immagine offerta dall’Italia (si pensi al giudizio che si è fatto su questa vicenda l’americano medio, o l’inglese, o l’israeliano o il francese), ora che la misura è colma l’Italia dovrebbe passare dai miagolii ai ringhi diplomatici, e non credo sia necessario disporre di arsenali nucleari per fare la voce grossa. Basta un po’ di orgoglio e di coraggio. Agli economisti che ogni giorno tirano in ballo gli interessi economici in gioco con l’India si può rispondere che la dignità ha costi elevati, ma nel tempo può rivelarsi un buon investimento, oltre che rappresentare una spada di Damocle incombente sui moltissimi indiani che in Italia, paese di disoccupati, vivono e lavorano. Per i motivi che ho esposto ho deciso di inviare questo mio scritto, per raccomandata, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ricorro alla raccomandata, non tanto per avere la certezza che il mio suggerimento sia letto da qualcuno, quanto per la seguente motivazione: “In segno di protesta contro la condotta carente di coraggio e di orgoglio seguita da oltre un anno dal governo italiano nella vicenda che ha coinvolto i Marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, restituisco l’onorificenza di Cavaliere, a firma di Cossiga-Andreotti, concessami in data 27 dicembre 1989, e quella di Commendatore, a firma di Ciampi- D’Alema, concessami in data 2 giugno 1999”.

    Gen. D. Nicolò Manca – Sinnai (Cagliari)

    Ho sforbiciato la tua lettera caro generale, per ovvie ragioni di spazio, ma anche perché ritengo che il messaggio più forte sia in quella lettera raccomandata che hai inviato alla Presidenza del Consiglio. Un gesto coraggioso di chi ci mette la faccia, senza paura di pagare anche un prezzo quando si tratti di battersi per una giustizia giusta.