Un bocia, due bocia (o boce?) Poco importa, purch

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    Dilemma lessicale.

    Ma insomma: bocia, al plurale, fa bocia o boce?
    A gettare il sassolino nello stagno della semantica quiete del nostro lessico pi genuino e spontaneo, nello stagno che raccoglie tutte le nostre meravigliose diversit linguistiche, alcune addirittura degne d’essere considerate vere e proprie lingue (non specifichiamo per far cadere un secondo sasso, e questa volta ancor pi grosso) stato William Faccini, direttore di Alpini sempre, giornale della sezione di Feltre.
    Apriti cielo! Un problema che lessicale s, ma che continua a dar adito a discussioni accese, anzi, accesissime. E che in genere, in terra veneta quella interessata pi d’ogni altra si concludono con un garbato a te s proprio mona!, seguito da una salutare e pacificatrice bevuta.
    Tirata la pietra, dunque, arrivata la sassaiola, perch pi d’uno ha preso carta e penna per scriverci e dirci la sua.
    Abbiamo raccolto pareri nettamente quanto equamente discordi, senza alcuna concessione linguistica alla controparte. Grossomodo potremmo concludere che la disputa resta aperta. Ed un bene, perch quando si discute su un lessico, significa che la lingua (o il dialetto) viva.
    Potremmo prendere posizione anche noi, forti della met friulanoveneta che ci compone. Ma, proprio perch la cosa controversa, abbiamo preferito attenerci esclusivamente al parere dei dotti.

     

     

     

    Dunque.
    Il dizionario Gabrielli ignora sdegnosamente il lessico dialettale e passa direttamente a boce (plurale boci), che significa voce, parola in uso nella Toscana del XIII secolo.
    Bocio, nel XV secolo, stava per voco, tipico sottofondo rumoroso delle processioni che nel tardo medioevo, come si sa, erano numerosissime e si riteneva salvifiche sia per l’anima che per il corpo: si organizzavano per ogni circostanza, pestilenze comprese. E il contagio dilagava.
    Nel XVI secolo bociare significava dare la bala, ma in senso goliardico, canzonatorio, nello stile toscano.
    La parola bocia contemplata nello Zingarelli, che non si sbilancia: afferma che si tratta di un vocabolo di etimologia incerta. Ma precisa subito che il sostantivo resta invariato al plurale, che sta a significare ragazzo e, per estensione gergale, recluta degli alpini. Ma bocia, resta obbligatoriamente bocia, anche al plurale.
    E invariato pure per il dizionario Garzanti, secondo il quale una forma dialettale e si dice specificatamente delle reclute nel Corpo degli alpini. Etimologicamente, deriverebbe da boccia nel significato di testa, con allusione al cranio rasato dei bambini e delle reclute.
    Infine il Devoto Oli, forse il pi autorevole di tutti, che sentenzia: sostantivo invariato veneto, che sta per recluta degli alpini. Comunemente significa bambino. E conclude: Derivato di boccia, testa, per la testa rasata delle reclute e dei ragazzi.

     

     

     

    Ecco qui: tre invariati e una astensione. Quindi propenderemmo per un bocia, due bocia, tre bocia e via bociando, a meno che non si voglia ricorrere alla Corte di Cassazione della lingua italiana: l’Accademia della Crusca. Vogliamo arrivare proprio a tanto?E poi, basterebbe questa estrema sentenza a tacitare gl’irriducibili del plurale?Basta cos, dunque.
    Ma. , ma ci sembra di vedere la faccia delusa del nostro amico William e il sorriso compiaciuto del nostro decano della stampa alpina Mario Dell’Eva, sostenitore dell’invariabilit.
    E allora affermiamo salomonicamente che come una qualsiasi altra, anche la lingua veneta viva, subisce influssi e tendenze, non una lingua morta. E cos come un’espressione dello stesso dialetto (o lingua?) pu essere tipica d’una provincia, capita anche che per infiniti condizionamenti e misteriose armonie un sostantivo o un aggettivo si evolvano in una provincia piuttosto che in un’altra e alla fine un accento, una desinenza, un verbo siano diversi e costituiscano una caratteristica variabile nella pi generale particolarit lessicale del territorio.

     

    Per concludere: se volete parlare in veneto italiano, dite pure bocia anche al plurale. Ma siate comprensivi con chi parlando in venetoveneto come tutti al suo paese, chiama boce due ragazzi. O due alpini.
    L’importante che ci siano sempre gli alpini.

     

    (g.g.b.)