Tutto per la Patria

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    Da come vedi e come capirai non sono né colto e né attrezzato per una bella e buona scrittura. Sono un alpino che come tanti, o tutti, leggono con vivo interesse quanto riportato sul nostro giornale, specie le lettere al direttore.

     

    Su una cosa però vorrei dire la mia, anche per capire una volta di più se sono veramente fuori luogo. Leggo sempre con molta attenzione le motivazioni delle Medaglie d’Oro e non che giustamente e puntualmente vengono menzionate in prossimità delle Adunate nazionali. Penso a questi giovanissimi che si sono trovati in condizioni disumane con fame e freddo a dover combattere contro forze superiori e che resisi conto di essere colpiti a morte hanno incitato i loro compagni a proseguire nella lotta, anziché essere aiutati; e le loro ultime parole furono per la famiglia, per la fede o per la Patria. Se ci penso mi commuovo. Ed ora vengo al punto: è qui che vorrei ribattere il concetto che hanno dato la loro vita per la Patria, io direi che la Patria ha tolto loro la vita. Tutte le cose per poter continuare devono essere alimentate e così la Patria ha avuto bisogno della loro vita che si è presa. Altrimenti penso che pochissimi sarebbero andati volontariamente in guerra; ed ecco quindi il mio concetto. Io non voglio cambiare la storia, ci mancherebbe, però mi sembra che dovremmo essere più sinceri con noi stessi. Il dato non può essere uguale al tolto. Penso anche alle numerose famiglie di questi sfortunati, che vistili partire, tantissimi non sono più tornati, nemmeno in una bara. Anche a questi genitori sono stati tolti i figli.

    Candido Bertasi, Garda (Verona)

    Caro amico, per una volta non sono d’accordo. Gli eroi, quelli che hanno meritato una medaglia, ci misero del loro per meritarsela. Si trattava di ideali, convinzioni, passione civile, ardimento e generosità. Queste cose nascono dalla coscienza, e non si muore da eroi senza di esse. Senza, si muore e basta.