Troppo clamore?

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    Caro don Bruno, desidero innanzitutto complimentarmi per il tuo editoriale che apre il numero di maggio della rivista; chiarissimo e senza peli sulla lingua! Per quanto attiene, invece, al tuo articolo seguente dal titolo “Bravo Figliuolo”, vorrei sottoporre alla tua riflessione una mia breve considerazione. Lungi da me esprimere un giudizio su un generale che, oltre a essere della mia classe, è soprattutto un mio superiore gerarchico nonché “anzianissimo” d’Accademia Militare. Ma anche L’Alpino, come molti altri media, presenta il personaggio quasi come fosse l’unico generale degli alpini da tenere oggi in considerazione. È vero che riveste il grado apicale ma egli, invero, non è né il comandante degli alpini né, tantomeno, il più anziano tra i generali degli alpini in servizio. Conoscendo da oltre 40 anni il mondo dell’Esercito mi chiedo se tutto questo clamore a favore di Figliuolo non rischi, piuttosto, di sovraesporre mediaticamente il lavoro che sta svolgendo come Commissario e, soprattutto, di danneggiarlo nei suoi rapporti, presenti e futuri, con i suoi parigrado, anche a livello interforze.

    gen. B. (aus.) Alessandro Pinelli, Gruppo Umbria, Sezione di Firenze

    Ma no, caro generale. Figliuolo è uno spot a favore di tutti i militari e la visibilità mediatica di cui gode è pari solo alle aspettative della gente sul fatto che lui possa portarci fuori da questa pandemia. Godiamo del bene altrui, sapendo che a lavorare bene avremo tutti il nostro ritorno di stima, a prescindere dal fatto di essere o meno sotto le luci della ribalta.