Trieste!

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    L’Adunata nazionale è da sempre un momento di gioia, di incontri, di sana allegria. E di memoria, perché mai come in questo momento ci fermiamo, tutti, insieme: ricordiamo e onoriamo i Caduti.
    Sarà così anche a Trieste, ma con qualcosa in più. Perché Trieste è una città martire, che ha tante ferite ancora aperte: sono quelle di case abbandonate in fretta oltre un confine assurdo, del ricordo di familiari portati via e mai più tornati, delle foibe e di quella che con un termine terribile viene chiamata pulizia etnica . E, forse, la ferita più sanguinosa: l’oblio, il pesante velo steso alla fine della guerra, per cinquant’anni; perché una classe politica, preoccupata di non offuscare glorie e celebrazioni ufficiali, voleva dimenticare in fretta, così come dimenticò gli eccidi di Cefalonia, le migliaia di nostri soldati nei campi di prigionia.
    Anche per questo andremo a Trieste, per dire ai triestini che ci sentiremo ancor più italiani nella città la cui storia è strettamente legata a quella dell’Italia. Trieste fu, con Trento, l’aspirazione dei nostri Padri che combatterono sul Carso durante la Grande Guerra. Fu italiana nel momento più drammatico della seconda guerra mondiale e del non meno feroce immediato dopoguerra.
    Fra alterne vicende, a volte anche tragiche, cinquant’anni fa Trieste si ricongiungeva definitivamente alla Madrepatria. Da allora il mondo è cambiato, sono cambiati gli equilibri politici, la stessa geografia, gli antagonisti di ieri sono oggi schierati insieme sul fronte della pace. La Comunità europea è formata da popoli di Paesi diversi che hanno scelto, liberamente, di rinunciare a una parte della propria sovranità per riconoscerla a una Patria più grande, l’Europa Unita.
    Eppure, per certi versi, perfino a leggere i giornali di questi giorni, quanto accadde a Trieste cinquanta/sessant’anni fa sembra cronaca recente che ci racconta delle foibe, delle mire sul territorio giuliano, del colpevole mancato intervento anglo americano a guerra conclusa (che avrebbe evitato tante vittime), delle zone d’ombra che non abbiamo mai esplorato a fondo.
    Bene, dunque, ha fatto il Parlamento a decretare il 10 febbraio Giorno del ricordo , per conservare la memoria della tragedia delle foibe e dei profughi istriani, fiumani e dalmati.
    Infatti, se non ricostruiremo ogni tassello del mosaico, quei fatti continueranno a portarci al tempo della guerra, non saranno mai consegnati alla storia, continueremo a viverli in una esasperata quotidianità.
    Trieste sembra ancora una pagina aperta: noi ci auguriamo di portarvi serenità e gioia. L’alzabandiera che si svolgerà venerdì mattina in piazza Unità d’Italia sarà per noi il momento solenne del ricordo. Ma l’amarezza del passato non dovrà far venir meno la fiducia nel futuro comune, senza più vincitori né vinti.