Tridentina avanti!

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    Sono arrivati in Piazza della Loggia marciando, in perfetto ordine chiuso, al ritmo dei loro tamburi, come se fossero appena usciti da quella caserma dove giorno dopo giorno provavano e riprovavano le varie figure. E invece la caserma l’hanno lasciata da anni, ma continuano a trovarsi e tenersi in contatto e di tanto in tanto si riuniscono per esibirsi.

    Quello che hanno appreso durante la naja non lo hanno dimenticato e oggi lo mostrano con un orgoglio che commuove e coinvolge. Non capita tutti i giorni di assistere alla sfilata delle fanfare dei congedati delle cinque Brigate Alpine: Julia, Tridentina, Orobica, Taurinense e Cadore.

    Per ovvie ragioni di campanile è la fanfara della Tridentina a farla da padrona. Gioca in casa. Sfila in tuta mimetica (senza stellette, beninteso) e si fa fatica a capire che non si tratta di una fanfara militare in armi. Alla testa il leggendario maresciallo aiutante Donato Tempesta, seguito dal mazziere e dalla fila dei tamburi imperiali sui quali i congedati picchiano con quella forza che è sempre stata il loro biglietto da visita.

    Quando arrivano in piazza, dopo una perfetta manovra di allineamento, continuano a marciare sul posto per qualche istante. Le ginocchia ad angolo retto, come un tempo. Non è cambiato nulla, nemmeno l’addestramento formale. La gente li vede e li applaude con forza, quasi con foga: la Tridentina è tornata!

    Un pensiero mi passa velocemente per la testa e mi conforta: non basta una firma su un freddo decreto di scioglimento per cancellare un storia così lunga e così bella. E se lo Stato non se ne occupa più, se non ha la forza di continuare a mantenere un’istituzione che ha dato così tanto, ci pensano gli alpini a proseguire nell’opera di conservazione di una tradizione che non sono disposti a dimenticare.

    La Tridentina è ancora qui, con tutta la sua forza, con tutto l’entusiasmo che da sempre riesce a suscitare. Tridentina avanti! E con lei ci sono tutte le altre: la Julia, l’Orobica, la Cadore con i suoi quasi cento elementi e la Taurinense che sfila cantando la marcia dei coscritti. E la sera, al teatro Tenda, la manifestazione si conclude con tre brani suonati dalle cinque fanfare assieme: l’Inno alla gioia, l’Inno nazionale e, ovviamente, il 33.

    Lo spettacolo è semplicemente incredibile. Sul palco ci stanno appena: sono più di trecento elementi. I maestri si alternano a dirigere questo battaglione armato di trombe e tamburi e lo fanno agitandosi e persino saltando per essere visti dalle ultime file. È un tripudio di musica, di italianità e di spirito alpino.

    Il pubblico si alza in piedi e canta insieme ai ragazzi delle fanfare per sottolineare un legame che mai si è interrotto e mai si interromperà.

    Cesare Lavizzari