In occasione del centenario della Grande Guerra, il Gruppo di Monte Casale, in collaborazione con il Gruppo culturale della Sezione di Trento, ha organizzato e promosso, per gli studenti delle terze classi della scuola media di Dro, un incontro dal titolo: “…Ricordare …Capire… Per un futuro di Pace”. Raccontando la storia degli alpini e del loro impegno a favore della società civile, dei “Nuvola” e della Protezione Civile, delle missioni di pace all’estero, del Milite Ignoto, dei nostri Caduti, dei profughi di ieri e di oggi, delle nostre emozioni.
Queste le impressioni di una studentessa, Valeria S., classe 3B: “Per aumentare l’interesse di un gruppo di adolescenti come noi, gli alpini ci hanno fatto ripercorrere la storia usando storie, lettere, testimonianze e molti materiali interattivi che a noi ragazzi piacciono molto. Ci hanno anche fatto ascoltare delle canzoni per loro significative. Quella che ricordo meglio è “Ta-pum”, canzone molto nota in trincea durante la guerra. Il suo ritornello vuole ricordare il rumore dello scoppio di bombe e granate. Durante la guerra, le cose non sono come immaginiamo o come vogliono farci credere i numerosi telegiornali. La guerra non è un gioco perché non c’è un vincitore: tutti perdono.
Tra le tante lettere che ci hanno letto, una mi ha colpita molto più delle altre: è stata scritta da un uomo per chiedere scusa al comandante e per spiegargli i motivi della sua fuga dal fronte. L’uomo illustra la sua vita da contadino, i suoi doveri e le sue innumerevoli responsabilità; conclude la lettera lasciando il suo paio di scarpe al comandante e lanciando un messaggio molto significativo: «Non scappo, ma devo fare il contadino». Questa lettera mi ha fatto riflettere e confrontare le due realtà: la nostra e quella in cui quell’uomo e tanti altri vivevano. Ho anche confrontato i rapporti sociali: l’uomo diceva che la sua “famiglia” gli sarebbe mancata molto, insieme alla divisa di cui era tanto fiero. Secondo me, è una lettera molto importante e toccante in certi punti.
Ci sono molte lettere e poesie del genere, tra cui anche alcune di Ungaretti. In molti luoghi c’è ancora oggi la guerra. Gli alpini sono tra quelle persone che aiutano la popolazione a riprendersi da un clima di violenze e distruzione. Come si può capire, il lavoro di un alpino è molto importante e intenso! Anche loro, infatti, hanno un luogo dove possono passare il loro tempo insieme: questo posto si chiama baita. È una semplicissima casa, che per loro però è parecchio importante. Importante è anche il cappello con la penna nera, da cui non si separano mai. Dopo tutte le loro spiegazioni, siamo riusciti a trovare anche un acrostico: Amore, Lavoro, Patria, Ideali, Natura, Orgoglio! È stato un incontro davvero speciale e interessante. Grazie mille ai nostri fantastici alpini!”.