Terremoto

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    La scossa di 5,2 gradi della Scala Richter che a fine novembre ha colpito il Garda bresciano, nel territorio di Salò. Gli alpini mobilitati per l’emergenza.

    Quattrocento volontari di quattro sezioni Salò, Brescia, Bergamo e Valcamonica per un totale di 1008 giornate lavorative con 8154 ore di lavoro nei venti giorni di emergenza: è il consuntivo in termini di freddi numeri dell’opera di soccorso degli alpini della nostra protezione civile, ma anche di singoli volontari delle sezioni, dopo il terremoto che ha colpito il territorio del Garda bresciano e la val Sabbia, principalmente nei territori di Salò e di Roé Volciano, dove è stato individuato l’epicentro.

    Gli alpini hanno prestato un’opera preziosa: si sono mossi con i mezzi della protezione civile ANA ma anche utilizzando veicoli propri, molti hanno dedicato il fine settimana libero dal lavoro per andare a dare una mano, tanti altri hanno lavorato per tutta la settimana. Coordinati dall’assessorato alla Protezione civile della Provincia di Brescia, hanno collaborato con i vigili del fuoco per mettere in sicurezza edifici pericolanti, per transennare, hanno cucinato (500 pasti al giorno) per i volontari che erano al lavoro, per gli sfollati di Salò e il centro operativo misto, hanno sgomberato abitazioni, municipi, scuole e sedi di istituti assistenziali, hanno prestato vigilanza diurna e notturna. E soprattutto, con la loro presenza e la loro disponibilità, sono stati una nota rassicurante in una situazione di emergenza.

    La scossa, pochi secondi prima della mezzanotte fra il 24 e il 25 di novembre, ha avuto una intensità di 5,2 gradi della Scala Richter. Ha provocato sette feriti, ed inizialmente non sembrava che avesse avuto conseguenze particolarmente gravi. Invece, con il passare delle ore, i tecnici si sono resi conto che i danni gravi agli edifici c’erano: in centri grandi come Salò, Vobarno, Sabbio Chiese, ma anche soprattutto nelle frazioni di Pompegnino, Pavone, Clibbio, Morgnana e Prendaglio, dove è stato necessario procedere allo sgombero del 50 per cento delle abitazioni.

    Il bilancio è davvero drammatico: dopo 7.750 ispezioni ad abitazioni civili e 300 edifici pubblici, sono stati dichiarati inagibili circa 1.200 costruzioni ed una trentina di edifici pubblici: purtroppo anche edifici storici sono rimasti danneggiati, con gravi danni, dunque, anche al patrimonio culturale e artistico del territorio.
    Le persone evacuate sono complessivamente 2323, ma non è stato necessario costruire tendopoli o prefabbricati di emergenza perché tutti hanno trovato ospitalità o presso parenti e amici o nelle strutture alberghiere messe a disposizione. Particolarmente preziosa l’opera dei vigili del fuoco, compresi quelli giunti dalla vicina provincia di Trento fra i quali moltissimi avevano l’imbarazzo della scelta del casco o del cappello alpino

    Ora che l’emergenza è passata, i volontari della protezione civile della sezione di Salò ed i capigruppo hanno comunicato ai sindaci del territorio la loro disponibilità a intervenire laddove servisse il loro contributo.