Sulle nevi della Carnia

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    I monti Crostis, Cimon, Crasulina, Tamai e più in là le montagne austriache. Un panorama di cui non hanno potuto godere gli oltre 300 partecipanti al 56º campionato nazionale Ana di slalom gigante svoltosi sul Monte Zoncolan. Le nuvole basse e qualche fiocco di neve hanno cancellato il paesaggio circostante quasi a voler concentrare tutti gli sguardi su di loro, gli atleti con la penna. Perché lo Zoncolan è così, ama offrire divertimento ma anche chiedere un po’ di fatica in cambio, quasi consapevole che ciò che non è semplice, una volta affrontato, offre maggiore soddisfazione.

    Una delle salite più dure d’Europa, quella dello Zoncolan, a detta dei partecipanti al Giro d’Italia, sia che la si percorra da Sutrio, 14,1 km all’8,5% con gli ultimi tre ad una pendenza media del 13%, sia che si scelga il versante di Ovaro, più breve, “solo” 10 km ma con una pendenza al 12%. Una delle discese più divertenti ma anche impegnative per gli slalomisti dell’Ana che sulla pista Zoncolan 1 hanno affrontato due diversi tracciati suddivisi nelle rispettive categorie A e B. Carichi ed impavidi, al cancelletto di partenza, tra i pali, hanno dato il meglio di loro stessi chi alla ricerca del risultato, chi semplicemente dell’arrivo, tutti indistintamente della partecipazione e della bellezza dello stare insieme.

    Ad avere la meglio su tutti è stato un velocissimo Federico Vietti, classe 1997, dal 2017 al 2020 atleta del Centro sportivo esercito ed ora socio effettivo della Sezione di Aosta che ha tagliato il traguardo in 1 minuto, 1 secondo e 65 centesimi lasciando alle sue spalle Mauro Dionori, classe 1978 della Sezione Cadore e Daniel Bellardini, classe 1985 della Sezione di Brescia. Un argento e un bronzo, i loro, divisi solo da 69 centesimi.

    Nella classifica Sezioni primo gradino del podio per Belluno, seconda Trento e terza Valtellinese. Meritevoli di citazione i tre veterani: Celestino Pallaoro della Sezione Trento ed Emilio Pandini della Sezione di Feltre entrambi classe 1936 oltre all’inossidabile Attilio Ducly della Sezione di Aosta, classe 1933 solo di qualche anno più giovani dell’alpino Gaetano Di Centa, socio del Gruppo di Pal Piccolo Paluzza, papà della campionessa olimpica di sci di fondo Manuela Di Centa.

    È stata lei, tedoforo della manifestazione, a portare i saluti del papà oggi novantacinquenne durante la cerimonia d’apertura del campionato. Alpino dai profondi valori che ha saputo trasmettere alla figlia, non solo l’amore per lo sport ma anche l’attaccamento alle tradizioni e ai valori di una terra forte come il Friuli-Venezia Giulia. Il ricordo di Manuela di Centa è andato anche alle portatrici carniche, alla loro tempra, alla loro tenacia.

    La nonna materna, Irma Englaro, era una di loro. Perché i campionati sportivi non sono solo competizione, ma anche ricordo e storia. Per questo non sono mancati alzabandiera e deposizione della corona d’alloro al monumento ai Caduti. I Gruppi di Ravascletto e Sutrio, sostenuti dalla Sezione Carnica, non l’hanno dimenticato e riportando dopo 30 anni le penne nere sullo Zoncolan hanno rinvigorito il già stretto rapporto che da sempre esiste tra le comunità della Carnia e gli alpini.

    Gio Moscardi