Sul ponte di Perati

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    Ho letto su L’Alpino il ricordo della visita sul ponte di Perati dell’alpino Giovanni Zarpellon e il tuo commento sulla necessità “di investire maggiormente sullo studio di quanto accaduto in quelle terre”. Concordo quando scrivi che “Baskim, con gli alpini, riesce sempre a far rivivere momenti di grande intensità”. Anch’io sono stato lì con Baskim e in quel posto per noi sacro, vi ho posto un guidoncino del Gruppo di Riva del Garda. 

     

    Te ne scrissi la scora primavera, ricordi? Auspicavo anche che si facesse qualcosa per dare maggiore dignità a quel sito che tanti alpini hanno visto immolare. Purtroppo però su L’Alpino non è mai apparso nulla della mia esperienza e del mio appello. Perché? Da giornalista, in oltre trent’anni di professione, quando il direttore decideva di non pubblicare qualcosa di mio (è peraltro accaduto solo una volta) mi diceva la ragione: da te non ho mai avuto una spiegazione sul fatto che il mio scritto sia stato buttato nel cestino. Che cosa è accaduto?

    Giancarlo Angelini Gruppo Riva del Garda, Sezione di Trento

    Caro Giancarlo, da uomo intelligente quale sei, sai che un conto è non pubblicare un articolo, un conto la mancata pubblicazione di una lettera. Nel primo caso è una censura, nel secondo è una ragione di opportunità dovendo scegliere tra moltissime e sapendo che ogni firma nelle lettere ha la stessa dignità a prescindere dai titoli professionali dell’estensore. Cordialmente.