Storie vere, mai dimenticate

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    Come ogni mese, puntuale, mi è arrivato L’Alpino. L’ho sfogliato subito e letto dalla prima all’ultima pagina. Tutti gli argomenti trattati sono, come al solito, molto interessanti e toccanti specialmente per un alpino del 7º, battaglione Belluno, nato tra le magnifiche Dolomiti dell’Alto Bellunese, dove i fatti della grande guerra sono stati vissuti dalla popolazione in modo intenso e tragico.

     

    In particolari modo mi ha colpito l’articolo “Vi racconto una storia”. Finito di leggerlo avevo gli occhi lucidi e mi è subito venuto alla mente che anche i miei nonni (Giovanni e Staliviere Cristina) avevano ricevuto ben due telegrammi riguardanti la morte di due loro figli: Modesto e Umberto Rivis. Il telegramma riguardante la morte di mio zio Umberto l’ho trovato recentemente tra le vecchie carte conservate diligentemente dai miei nonni. Non posso dire cos’hanno provato i miei nonni alla lettura del telegramma, essendo morti quando io ero ancora piccolo. La salma di Umberto riposa nel sacrario di Rovereto, quella di Modesto a Redipuglia. P.S.: recentemente ho fatto pubblicare sul L’Alpino una mia foto con alcuni colleghi del Comando battaglione Belluno scattata al Car a Montorio Veronese nel 1959, con l’intento di ritrovare i veci. Per un banale refuso veniva inserito un numero errato di telefono. Quelli corretti sono 0583/935854 oppure 347/5347287.

    Alpino Giovanni Rivis Gruppo Alpino di Capannori (Lucca)

    Non serve molta immaginazione per capire la brutalità di un telegramma listato a lutto. Se poi i telegrammi sono due, la voragine diventa incolmabile.