Storia di un gagliardetto smarrito e ritrovato

    0
    42

    Correva l’anno 1963. Un alpino del gruppo di San Dalmazzo di Tenda (Francia) si recò ad Aviano per partecipare, con gagliardetto al seguito, al funerale di un vecchio amico. Al termine delle esequie l’allora capogruppo Mario Barbieri ospitò alcuni alpini nella sede del gruppo, per un saluto. Giunti alla sede, il gagliardetto del gruppo di Tenda venne presumibilmente appoggiato sopra uno scaffale e lì fu dimenticato.

     

    Rientrato in Francia, l’alfiere di San Dalmazzo di Tenda scrisse una lettera richiedendo il gagliardetto dimenticato, ma, dopo lunghe e meticolose ricerche, del gagliardetto non si trovò più traccia Gli anni passarono e il capogruppo di Aviano Gianfranco Della Puppa, successore di Barbieri, decise di rinnovare la sede. Per dipingere la parte interna furono spostati i mobili. Ed eccolo lì, dietro a uno di questi, il gagliardetto di San Dalmazzo di Tenda, con le medaglie delle adunate nazionali dal 1933 al 1962.

    Gli alpini più anziani ricordano e raccontano la vicenda al capogruppo che si mette alla ricerca di un indirizzo per la restituzione. Ma poichè il gruppo di San Dalmazzo non esiste più, si decide di contattare il presidente della sezione Francia, Renato Zuliani, che fornisce l’indirizzo di Liliane Pastorelli, madrina del gagliardetto smarrito.

    Detto fatto, le penne nere sono in viaggio per la Francia per partecipare alla cerimonia di restituzione. Si recano presso la casa di riposo del paese di La Brigue, luogo di soggiorno di Attilio Benedetto, capogruppo dell’Alta Valle Roja, dove incontrano gli Chasseur des Alpes, il presidente Zuliani, il sindaco di Briga Bernard Gastaud e la signora Pastorelli. Il gagliardetto viene finalmente consegnato al capogruppo.

    Poi scambio di doni in un’atmosfera di grande cordialità tra alpini e chasseur. Un abbraccio ed è tempo di ripartire per la Svizzera, dove il giorno seguente nel paese di Villars sur Olon si è svolta la cerimonia di gemellaggio tra il gruppo di Aviano e quello di Losanna. Ma questa è un’altra storia