SME, Protezione civile e amici degli alpini: tre nodi da sciogliere

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    Il  19  ottobre  si sono  riuniti  al  Palazzo delle  Stelline ,  in  Milano, i presidenti di 79 sezioni metropolitane su 80  e di 7 europee su 7 per  discutere su tre punti all’ordine del giorno di scottante attualità: rapporti con le Forze armate, la protezione  civile e gli  amici degli alpini.

    Rapporti con le Forze armate. Il segretario ANA, Silverio Vecchio, riassume quanto emerso dall’incontro in sede, mercoledì 15 ottobre, con alcuni generali alpini di rango elevato che hanno lasciato da poco il servizio attivo. Il ridimensionamento dell’Esercito non si è ancora concluso e non si sa bene quando finirà anche perché dipendente dai fondi a disposizione. Le Truppe alpine andranno incontro ad altre amputazioni: spariranno i due reggimenti preposti all’istruzione delle reclute per cessata alimentazione di personale, il 16 di Belluno e il 18 di Merano. Ma anche il futuro dei comandi al più alto livello non è certo roseo. L’ANA potrebbe perdere la sua naturale fisionomia per carenza o addirittura per fine alimentazione: e allora, cosa potrà fare?Collaborare, continuare come se nulla fosse, chiedere aiuto all’esterno?Di certo l’Associazione dovrà dare il massimo ausilio nel reclutare giovani nelle zone di interesse e nel potenziare l’adesione dei riservisti. La caserma in Lombardia potrebbe essere il luogo di addestramento di questi ultimi che rappresentano una soddisfacente novità nel panorama del volontariato in armi. Il Comando Truppe alpine ufficiosamente si è detto disponibile . Intervengono quattordici presidenti: molti di essi sottolineano come da qualche tempo i rapporti da parte dei rappresentanti ufficiali delle Forze armate si siano raffreddati almeno al loro livello; non mancano Domenica 19 ottobre a Milano l’assemblea dei presidenti di Sezione però episodi di amicizia, per cui è logico pensare che dipenda largamente dalle conoscenze personali. Numerose le richieste di snellire le pratiche burocratiche che paralizzano gli invii di aiuti per la Bosnia o per l’Afghanistan. Quanto al ricupero di alpini non iscritti (argomento introdotto dalla platea) o al potenziamento dei richiamati alle armi, l’assemblea si è mostrata piuttosto fredda in quanto per i primi si tratta di alpini che, se non hanno sentito la necessità di iscriversi in epoca giovanile oggi hanno ben poco da dire, mentre i secondi, molti dei quali già nostri soci anche come amici, saranno in numero così esiguo da non apportare alcun vantaggio all’Associazione.

     

    Protezione civile. Il nuovo coordinatore Gorza ne tratteggia la fisionomia secondo uno schema che riporteremo prossimamente. Anche qui numerosi gli interventi relativi al ruolo che riveste la nostra P.C.: c’è il timore che essa sia stata declassata e abbia perso di autonomia; non è vista di buon occhio la precettazione che potrebbe accavallarsi con quella dell’ANA; non pochi difendono la figura del presidente di sezione che sembra essere stato messo da parte. Gorza sgombra il campo da ogni dubbio, asserendo che se è vero che noi rappresentiamo solo una parte della Protezione Civile nazionale, è anche vero che laddove c’è pericolo mandano gli alpini. Ben venga dunque la precettazione che elimina il volontariato selvaggio oggi del tutto superato. Il presidente di sezione non è affatto messo da parte, anzi, se lo desidera, partecipa in prima persona alle decisioni e alle operazioni, senza intermediari.

     

    Amici degli alpini. Il titolo sintetizzava il terzo tema all’ordine del giorno e si riferiva non tanto agli amici degli alpini in particolare (che sono, lo ricordiamo, ben 50 mila), quanto invece alla stessa Associazione e al suo futuro. Serviva come presentazione di un argomento che dovrà essere oggetto di discussione, anticipato sul numero di ottobre de L’Alpino (alle pagine 8 e 9) e che il presidente Parazzini ha ulteriormente illustrato ai presidenti di sezione. Parazzini ha detto che è necessario prendere atto che con la sospensione della leva ci sarà, inevitabilmente, anche il lento depauperamento della consistenza della nostra Associazione. E che, serenamente ma anche determinatamente, dobbiamo decidere il da farsi. Siamo davanti a un bivio: continuare ad accogliere nelle nostre file solo ed esclusivamente chi ha svolto il servizio militare per almeno due mesi nelle truppe alpine, accettandone le conseguenze, oppure valutare la possibilità di arruolare nell’Associazione Nazionale Alpini anche chi ha stile di vita e qualità uguali alle nostre, per non avendo svolto il servizio militare nelle truppe alpine. Chi accettare, quando e come, è tutto da discutere ed è per questo che il presidente Parazzini intende avviare una discussione nell’ambito associativo per poter raccogliere dai singoli, ma anche dai gruppi e dalle sezioni, un parere dal quale dipende il futuro dell’ANA. A sostegno delle tesi prospettate da Parazzini, il tesoriere Edo Biondo ha letto all’assemblea una sua memoria, peraltro molto apprezzata ed applaudita. Ci sono stati, ovviamente, tanti altri interventi, a favore della linea dei duri e puri ma anche, in prevalenza, orientati all’approfondimento della soluzione che prospetta un’apertura, tenendo conto che abbiamo ricevuto in eredità un’Associazione che non deve sopravvivere ma vivere, per tramandare ideali che non sono soltanto nostri ma che costituiscono il fondamento della nostra millenaria civiltà cristiana . Siamo dunque a un bivio, ma siamo anche ancora una volta a un punto di partenza, per discutere, confrontarci, da alpini, come abbiamo sempre fatto.

     

    Cesare Di Dato