Sentirsi italiani

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    Vorrei rispondere alla lettera di Ezio Cescotti del numero di febbraio. Sono nato in Trentino nel 1939 e vivo in Piemonte dal 1959. Nonostante questo mi sento sempre un vero Trentino e non condivido assolutamente ciò che dice Cescotti nei riguardi di Cadorna, Garibaldi, Mazzini, come pure sono scettico riguardo la narrazione delle razzie compiute dai soldati italiani perché non ne ho mai avuto testimonianza né dalle persone della famiglia, né dai conoscenti che vissero quel periodo storico.

    Vorrei aggiungere il ricordo e la testimonianza di vita di mio padre, Angelo Girardelli, nato nel 1897 e morto nel 1972, che fece il militare nell’Esercito austriaco combattendo in Galizia prima e sul Col di Lana poi. Pur sentendosi pienamente italiano, dovette imbracciare il fucile contro i suoi stessi fratelli, ma appena l’occasione fu favorevole passò il confine con l’Italia, si diede prigioniero, e per tutta la vita rimase pienamente soddisfatto della sua scelta. Concludo ricordando le lacrime che vidi versare da mio padre e da tanti altri trentini nel 1953, il giorno in cui morì Alcide De Gasperi.

    Pio Girardelli – Vinovo (Torino)

    Senza polemica, ma va detto con assoluta chiarezza che il Trentino non è vittima dell’Italia.

    Mi riferisco alla lettera al direttore di Ezio Cescotti. Mi consenta di ricordare a Cescotti che dal Medioevo e sino alla “Pace di Schonbrunn” (14 ottobre 1809) esisteva il “Principato di Trento” che confinava, a sud con la “Serenissima Repubblica di Venezia” ed al nord col “Tirolo”. Con l’istituzione del “Regno Italico” del quale era re Napoleone Bonaparte, l’annessione del “Principato di Trento”, questo fu suddiviso in Alto Adige con capitale Bolzano ed in Trentino con capitale Trento. Col congresso di Vienna del 1815 l’Austria si è annessa il “Regno Italico”, esclusa l’Emilia Romagna, l’Umbria e le Marche che sono ritornate allo Stato della Chiesa, che ha chiamato “Regno Lombardo- Veneto”; è iniziata la dura colonizzazione di quelle ridenti ed italianissime regioni dell’Italia. Peraltro come scrive lo stesso Cescotti “… il battaglione Trento… ha combattuto in Galizia” e non sul fronte italiano perché tutti gli italiani dell’impero Austro-Ungarico, abitualmente, disertavano e si arruolavano nel “Regio Esercito Italiano” e, a dir il vero, non erano i soli, basta leggere il testo del Bollettino della Vittoria del 4 novembre 1918, per documentarsi. Mi si consenta precisare inoltre che: il Tirolo è una regione austriaca la cui capitale è Innsbruck; solo dopo il congresso di Vienna è stato introdotto l’insegnamento della lingua tedesca duramente contestata dalle popolazioni di lingua italiana, comprese le ladine; sotto l’Austria-Ungheria, le popolazioni italiane e ladine venivano abitualmente reclutate nel “Real Imperial Esercito Austro-ungarico”, quelli cosiddetti di lingua tedesca della provincia di Bolzano erano inquadrati negli schützen che era una sorta di Legione straniera. Inoltre gli altoatesini che, nel 1938 optarono per la cittadinanza tedesca, che abitualmente in Germania venivano chiamati “schwein”, porci, maiali, furono arruolati nelle SS e non nelle Forze Armate perché non di nazionalità germanica.

    Costantino De Felice – Cagliari

    Chiedo scusa se ho dovuto sforbiciare questo lungo e dotto scritto, di cui ringrazio l’autore perché ci aiuta a capire che la storia, prima di giudicarla a spanne, bisogna conoscerla, ma a fondo e senza omettere le parti che disturbano. E colgo l’occasione per ricordare a tutti di inviare scritti brevi. Le lettere che arrivano sono moltissime ed è un peccato dover mortificarne alcune a causa della lunghezza di altre.