"Sei un alpino, no?"

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    Leggo su L’Alpino di febbraio la lettera della signora Bruna di Piacenza che, con belle parole, ci ringrazia della nostra presenza nella sua città che, a suo dire, ha lasciato un’immensa traccia luminosa. Anch’io voglio ringraziare i piacentini e in particolare un elettrauto che mai avevo visto prima. Arrivai a Piacenza la sera del venerdì con il mio camper e lo parcheggiai vicino ad un campo dove c’era già installata una tendopoli per gli alpini.

    Il tempo di piazzare il camper e guardarci attorno ed arriva il buio, cerco di accendere la luce ma non funziona, così come l’acqua del bagno e tutto quello che va a corrente. Controllo lo stato della batteria di servizio e scopro che non funziona più: un bel guaio. Durante la notte piove a dirotto e al mattino il campo dove stanno le tende degli alpini è diventato un acquitrino e per poterli fare uscire indenni da quella palude fanno arrivare alcuni camion di ghiaia. Chiamo al telefono mio figlio e mi faccio cercare su internet un elettrauto nelle vicinanze. Avute le indicazioni, tolgo la pesante batteria da camper, me la carico sul palo della bicicletta, e un po’ traballante raggiungo l’officina di “Beppe l’elettrauto”, distante alcune centinaia di metri. Beppe mi dà la cattiva notizia che quel tipo di batterie sono speciali: non sono quelle delle auto che hanno tanto spunto ma poca durata e non sono facili da trovare a Piacenza; così lui si offre di prestarmene una da auto, abbastanza potente, sulla quale scorgo il prezzo pari a 130 euro. Ci accordiamo che io gliela restituirò l’indomani pomeriggio, dopo l’Adunata, prima del mio ritorno a casa; ma siccome lui non ci sarà, mi invita a metterla accanto alla porta dell’officina nascosta da un cartone. Rimango stupito dalla sua generosità e disponibilità ma quando estraggo un documento per fargli sapere chi sono, lui non vuole nemmeno guardarlo: non vuole nemmeno il mio numero di telefono e mi dice: “Sei un alpino, no?”. Quanto mi ha fatto bene all’anima questo gesto! Mi ha riconciliato con l’Italia dei tanti disonesti e dei tanti cafoni. Alla riconsegna, ho lasciato un biglietto di ringraziamenti, miei e di mia moglie, la quale ha voluto aggiungere anche una borsetta con dei vasetti di verdure da lei conservate. Per il resto, quell’Adunata, complice il tempo inclemente del sabato e il servizio dei trasporti un po’ zoppicante, non è stata, a mio parere, una delle migliori, ma il gesto di Beppe l’elettrauto l’ha resa grande.

    Arduino Paggin – Camisano Vicentino

    Quando leggeremo questa lettera saremo già a Pordenone, dove, ne sono certo, esistono mille altri “Beppe elettrauto”. Sperando di non averne bisogno, li ringraziamo tutti anticipatamente. Ma se dovesse succedere, fatecelo sapere prima di andare a L’Aquila. Stupendo comunque quel credito di stima: “Sei un alpino, no?”. Un atto di fiducia che ci riempie tutti di responsabilità.