Scritti… con la divisa

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    Questa volta le lettere vengono dalla Russia, le ultime scritte dall’alpino Fausto Vicini
    (Asso, Como 15 dicembre 1922 – Gubakha 27 aprile 1943): parlano da sole, non hanno
    bisogno di commenti. Al compimento dei suoi vent’anni è sul fronte del Don, a mamma e
    papà accenna solo alla vita di trincea, non narra di imprese belliche, ma scrive di quei luoghi e della vita di quella gente che non considera sua nemica, anzi…

    P.M. P.M. 201 – 1º novembre 1942
    Giorno dei Santi Mamma, […] in questo giorno voglio, unito a te, partecipare alla venerazione di questa festa dedicata ai Santi cristiani e ai nostri defunti […] Si, i nostri vecchi riposano là, vicino al loro paese, e molti figli soldati dormono qui sui campi di battaglia. Ma in questo giorno le loro anime salgono nei regni della pace ed uniti cantano osanna, promettendo a noi vivi, suoi fratelli d’armi la sua protezione. Sin da stamane, ancora in servizio di ronda, alla prima luce novembrina risentivo in me come una volta i primi rintocchi delle sei campane della parrocchia che chiamavano i fedeli alla casa di Dio […] A questo punto rammento i piccoli cimiteri incontrati in questa terra lungo il mio cammino. Piccoli camposanti, senza un fiore, solo piccole e allineate crocette, portando ognuna di esse un elmetto ed un nome, con piccoli mucchietti di terra elevati verso il cielo. Solo un pugno di terra, ma sotto di essa vi è un eroe. In mezzo a questi piccoli campi si eleva una gran croce di legno portando queste parole “Da prodi combatterono e da eroi morirono” e sotto ancora queste parole “Pax Resurexium”. Forse tu trascorrerai questo giorno con tristezza pensando a qual pericolo possa io incontrare. Invece tuo figlio si trova qui sano ed allegro in mezzo ad una famiglia russa la quale l’ha invitato a pranzo. Pensa che hanno ucciso due galline cucinandole con massima cura ed in buona allegria ho trascorso parecchie ore insieme a questa gente che tanto mi rispettano e, se vedesti, se potessero mi darebbero tutto. Ti faccio notare che tutte le sere mi procurano una borraccia di latte che mi bevo prima di coricarmi […] ora son qui fra questa gente, buona sì, ma difficile ad intendersi. Si ride, ma non è quel sorriso italiano, quell’armonia delle nostre famiglie, quel bel vivere che regna nel nostro paese.

    P.M. 201 – 6 dicembre 1942
    Papà […] dopo aver risposto a mamma eccomi, scelta l’ora giusta, per dar risposta alla tua gradita lettera […] Perdonami se qualche volta capiterà di passar giorni senza ricevere mie notizie […] questo capita o per mia poca voglia o per incaglio di servizio postale, specialmente in questi mesi che non tutti i mezzi possono circolare per difficoltà del maltempo ed in caso d’allarme […] D’ora in avanti non sono più boscaiolo, son passato nella categoria dei magazzinieri di sussistenza. Nel paese dove mi trovo è stato costituito un magazzino viveri e per dirigente è stato scelto il mio sergente il quale mi ha preso con lui […] Spero che questa via sia più buona dell’altra, in tutti i casi c’è almeno da mangiare abbastanza e speriamo che prosegua a lungo.

    P.M.201 – 20 dicembre 1942
    Mia dolce mammina, …in questi dieci giorni la ruota del mio destino ha cambiato di nuovo giro […] Come quest’ottobre eccomi di nuovo da tre giorni in linea a faccia a faccia con quei russi, ma anche quest’altra non mi dà pensieri e neppure tristezza […] Ora siamo qui nel centro della campagna invernale in mezzo a neve e freddo […] Per la prima volta in questo fronte questa notte i russi ci han voluto provare ed han trovato noi pronti a difenderci […] gli Alpini sono dei veri diavoli e con loro non c’è niente da fare […] Contro il nemico le armi fan fuoco e contro il freddo le membra tengono duro, in questi giorni cerca di torturarci con più di trenta gradi sotto zero, ma […] anche in questo fronte abbiamo le nostre case sottoterra, riscaldate da magnifiche stufe. Mamma cara […] il pensiero tuo deve vivere nella sicurezza che il figlio tuo è qui lieto e sereno per compiere il suo dovere, forte, sano ed allegro […] Fra pochi giorni è Natale, primo Natale di Guerra per tuo figlio […] Come nei nostri cari paesi il giorno quindici abbiamo incominciato la novena per la preparazione del Santo Natale, recitando tutte le sere, la squadra unita, il santo Rosario.

    P.M.201 – 22 dicembre 1942
    Papà caro, […] nella prima leggo la domanda a riguardo ai costumi russi […] La vera civiltà come da noialtri in questi posti non esiste […] Vivono una vita primitiva, al massimo d’un secolo […] Dalle regioni da noi attraversate questa gente è cristiana, non cattolica ma ortodossa, e ad essa sono molto fedeli sebbene il novanta per cento di questi paesi sono sprovvisti di poperie, preti e chiese. Però in tutte le case si elevano dei piccoli altari con quadri e figure di Dio, Cristo, Madonna e Santi […] ci si fa amici e si può facilmente avere roba mangiativa e servizi diversi, come far lavare ed aggiustare i panni. Come dirigente anche loro hanno un podestà “starosta” che per loro è come un padre […] sono gentili e ben riceventi e accoglienti. […] Le case son tutte di legno, piccolissime, ad un sol piano col tetto ricoperto di paglia […] alle due, due e mezzo pomeridiane fa già notte. La ruota del destino […] mi ha portato su un altro fronte in mezzo alla tormenta, dolori e sacrifici, freddo e neve, davanti a questa gente […] in questa stagione a loro favorevole. La comune frase che si pronuncia tra di noi allo spuntar dell’alba è questa “Anche questa notte è passata”. Si anche questa notte è passata e tuo figlio, tutto incappucciato […] l’ha trascorsa come le altre di vedetta sulla riva del gelato e grande Don con orecchie e occhi tesi scruta e ascolta i movimenti del nemico che trovasi dalla parte opposta. […] La guardia è per tutta la notte ed il giorno, ma non si fa più di mezz’ora per volta quando s’ha da fare con trenta, trentacinque e più gradi sotto zero ed in più v’è anche la giunta della bufera. Non so come ringraziarti anche per l’augurio fattomi per il compimento dei miei vent’anni […] avrei bisogno qualcosa di maglia, di flanella e quel pullover blu che avevo e roba da mangiare […] Però non vorrei metterti nelle spese […] Babbo mio. Questa volta la linea è un po’ più dura dell’altra, non da parte del nemico, ma da parte del freddo, mal comodità di pulizia ed altro, pensa che sono quindici giorni che non metto più acqua sul muso, ma oggi mi voglio far bello e già una gavetta di neve si sta sciogliendo sulla piccola stufa per poter poi, terminata questa, lavarmi. […] e con questo ricevi un forte bacio ed un saluto da tuo figlio che dal posto del Dovere con tanto affetto ti manda.

    a cura di Luigi Furia