Scritti… con la divisa

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    Il vecio Brillantino, classe 1933, ci ha inviato una fotocopia di “Muli e Motori”, periodico del 3º Reggimento artiglieria di montagna della Julia, datato 15 giugno 1956, dove è riportato parte del suo diario scritto durante il servizio militare. Brillantino, nato a Termine frazione di Ospitale di Cadore, ha svolto il servizio militare nel Gruppo Gemona ed ora si trova nella zona di Sasso Marconi, iscritto nel Gruppo di Casalecchio di Reno. Allora non era certo usuale che un artigliere alpino, sia pure caporal maggiore, tenesse un suo diario ed i redattori del periodico quando l’hanno scoperto ne hanno fatto un articolo trascrivendo la partenza per il campo estivo 1956.

    Sutrio, giugno 1956 – Partimmo da Tolmezzo alle ore 7,30 in una lunga fila indiana diretti a Sutrio, un ridente paesino della Carnia adagiato sulle pendici est del monte omonimo. La colonna era formata, oltre che dagli ufficiali e sottufficiali, da una cinquantina di artiglieri con il nostro bravo zaino affardellato contenente tre coperte da campo, pagliericci, telo tenda, clarinetto ed altri aggeggi vari per la pulizia personale. In coda alla colonna avanzavano guardinghi e con le orecchie dritte quattro muli, enormemente sorpresi di
    camminare con il basto vuoto. Arrivammo alle casermette del ponte di Sutrio alle ore 11,30 ed i commilitoni che ci avevano preceduti in macchina avevano di già preparato i locali puliti, cosicché sistemammo subito gli zaini nelle camerate. La strada non mi era stata per
    niente faticosa mentre l’anno scorso sullo stesso itinerario per iniziare il mio primo campo estivo, arrivai sul posto più morto che vivo: le scarpe mi avevano rovinato i piedi e moralmente ero depresso perché appena arrivato al reparto. Però la cosa peggiore allora fu il peso dello zaino che non ero abituato a portare, e per più giorni camminai con la schiena curva.

    Nel contempo si è rifatto vivo l’alpino Luigino di San Fior (Treviso), alpino della compagnia Comando del battaglione Gemona negli anni 1968/1969, informandoci di essere rimasto contento che “due alpini miei coetanei, uno di Castello Roganzuolo e l’altro di San Vendemiano, (…) si ricordavano con piacere che alla cerimonia del giuramento a Teramo erano presenti i familiari”.
    A tal proposito la mamma scrive, preoccupandosi della “pioggia giù per le spalle”.

    Castello, 10 novembre 1968 – Caro Luigino, ieri con tanto piacere ci sono arrivate tue notizie (…) da che tu sei partito qui ha sempre fatto cattivo tempo, pioggia e vento tutti i giorni (…) E a Teramo che tempo fa? Spero bello così almeno potrete fare istruzione senza la pioggia giù per le spalle. (…) giovedì ci è arrivata una lettera dal tuo Colonnello Mariano Loschi dove per il giorno 30 novembre invita tutti i genitori degli alpini a venire giù a Teramo ad assistere al giuramento, fanno uno o più pullman che partiranno da Treviso il giorno 29 del corrente mese e ritorneranno indietro il 1º dicembre. La spesa sarà di £. 4mila per il viaggio e il comando offrirà da mangiare il giorno del giuramento e troverà il dormire con modesta spesa. Noi siamo andati a vedere cosa dicevano gli altri, quelli di San Vendemiano vengono giù tutti, uno per famiglia, e anche quelli di Castello vengono e allora ha deciso di venire giù anche tuo papà. Spero sarai contento vero? (…) Mamma.

    Teramo, 20 novembre 1968 – Carissimi genitori, sorelle e zii, oggi con grande piacere
    ho ricevuto la vostra a me graditissima lettera.
    Cara mamma ti ringrazio per le notizie che mi hai dato (…) Dunque venerdì scorso
    ci hanno fatto la puntura (era doppia di quella che ci hanno fatto la prima volta). Come
    sapete dopo aver fatto la puntura si ha 3 giorni di riposo. (…) Lunedì mattina ci hanno
    fatto alzare alle 4,30 del mattino perché si doveva andare al poligono a fare i tiri con il
    fucile. Così pure martedì. (…) Oggi abbiamo cominciato a marciare inquadrati plotone
    per plotone in vista del giuramento. Caro papà, spero che farai buon viaggio, spero che
    non ti affatichi troppo durante il lungo viaggio fin quaggiù. Ti aspetto con grande gioia. La settimana subito dopo il giuramento, forse il 5 dicembre, ci faranno partire, chi per il reggimento, chi per i corsi. Io non so ancora dove mi manderanno. (…) Luigino.

    La destinazione del nostro Luigino è Pontebba, al battaglione Gemona, e nel giugno 1969 è al campo estivo nei pressi di Sappada e quando scrive alla sua numerosa famiglia è seduto su una sedia dove, 20 minuti prima, era assiso un Generale di Divisione e non è roba per tutti.

    Piani del Cristo, 16 giugno 1969 – Cari genitori, sorelle e zii, sono le nove del mattino e seduto sotto una tenda vi sto scrivendo. È precisamente la tenda che serve da ufficio e di notte mi serve anche per dormire (…) Ci troviamo a fare il campo in un bellissimo posto, in una piccola valle circondata da montagne dove scorre il Piave che ha le sorgenti qui vicino (…) Qui all’accampamento oggi siamo rimasti in pochi, perché gli altri, compresi quelli del mio ufficio, sono andati su per la montagna a fare una esercitazione. Poco
    fa è arrivato un Generale di divisione (20 minuti fa era seduto su questa sedia dove ora mi trovo seduto io). Mi ha chiesto di dove ero.
    Anche lui si è fermato un po’ e poi è andato a vedere l’esercitazione. Io qui al campo faccio lo stesso lavoro che facevo in caserma, cioè lavoro in ufficio. Tutto sommato sono contento di fare il campo estivo. È un po’ duro (alzarsi presto al mattino, dormire nel materassino
    di gomma per terra, mangiare nella gavetta e poi lavarla nel Piave) ma a questi sacrifici si contrappongono altri lati belli e interessanti. È un’esperienza di vita in montagna allo stato naturale che è utile e interessante farla, perché la montagna è davvero bella e a me piace molto. Poi qua c’è anche lo spaccio e nella mia tenda c’è anche la luce elettrica. Riguardo al mangiare si mangia discretamente. Io sto bene e non mi occorre niente (…) Luigino.

    Nelle lettere sono sempre citati anche i lavori di campagna – “leggo che il giorno di San Pietro avete raccolto il fieno … dovete dare il verderame alle viti – e il nostro alpino 
    si rammarica perché “quest’anno io non posso darvi un po’ d’aiuto e vi dovete arrangiare. Io penso sempre a voi e al lavoro che dovete fare”.