Scritti… con la divisa

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    Questa volta siamo con Sebastiano Buttieri – classe 1922, nato a Scarnafigi (Cuneo), secondogenito dei nove figli di Giuseppe e Lucia Rinaudo – alpino disperso in Russia. Ci scrive la nipote Vilma, figlia del fratello Natale: “I miei nonni erano mezzadri e si trasferirono a Costigliole Saluzzo nel 1936 dove conclusero la loro vita – entrambi nel 1969 – senza trascorrere giorno in cui non abbiano sperato nel ritorno del figlio. Ora della numerosa famiglia restano Maria, Natale e Michele. Allego anche una foto, scattata nel 1966, dove al papà e ai sei figli alpini viventi, in ordine di età, venne aggiunto in mezzo anche il viso di Sebastiano in divisa militare”. La famiglia si trasferì poi a Costigliole Saluzzo, un comune piemontese che si estende nella pianura solcata dal Varaita e conserva pregevoli architetture antiche. Le attività economiche principali ai tempi di allora erano l’agricoltura e l’allevamento bovino. Nel luglio 1942 Sebastiano salì sul convoglio ferroviario che trasportava la Divisione Cuneense sul fronte russo, un viaggio che durò tredici giorni. Il 2º reggimento di cui faceva parte, schierato sulle rive del Don, fu impegnato in numerose cruente battaglie; dal fronte russo rientrarono soltanto 3 ufficiali, 10 sottufficiali e 195 tra graduati e alpini. Per il grande sacrificio di vite, al reggimento fu assegnata la Medaglia d’Oro al Valor Militare.

    Ecco parte della corrispondenza di Sebastiano: “P.M.N. 203 – 18.8.42 – Carissimi genitori, vengo a darvi buone notizie che di salute sto bene… Ho saputo oggi che non potete spedire pacchi perché non si potranno avere, ma spero che fra qualche mese ci sia la possibilità di spedirli, perché ho bisogno di sapone e altre cose. Appena pagano la decade vi manderò i soldi perché non si trova a comprare niente, non ho ancora trovato a spendere un soldo, ho venduto un pettine a 23 lire italiane. Se vedeste la crisi che c’è qua, non ci possiamo mai lamentare di noi nell’Italia. C’erano i bambini che correvano dietro al treno per raccogliere un pezzo di pane o una sigaretta…”. La decade veniva spedita tutta a casa, salvo pochi spiccioli per piccoli commerci tra commilitoni, data la mancanza assoluta di negozi o locali pubblici.

    “P.M.N. 203 – 11.9.42 – Carissimi genitori… ieri ho ricevuto una cartolina che mi viene mandata dal santuario della santa di Savignano. Ho trovato ieri i miei amici del battaglione Saluzzo, potete pensare quante feste che ci siamo fatte. Fatemi poi sapere se ricevete il mio vaglia che vi ho mandato una settimana fa. Parisia ha venduto l’orologio a un tedesco a lire 650, si trova di vendere qualunque cosa, se non ci sono soldi si cambia con qualche oggetto…”.

    “P.M.N. 203 – 22.9.42 – Carissimi genitori, mi dite che Giuseppe il 17 va a passare la visita e dice di finire presto la semina per poter fare festa più a lungo e se lo fanno abile lasciatelo pure divertire perché quei giorni di allegria non tornano più… spero di trovarlo presto non in Russia ma a Cuneo dove potremo prendere una bella sbornia assieme, sempre con l’aiuto di Dio che ci dia la fortuna di ritornare presto. Per fortuna abbiamo trovato le api e gli abbiamo preso più di 5 chili di miele e adesso lo mangiamo in società, a forza di camminare siamo arrivati sulla riva del fiume Don”. Sebastiano poi ricorda i giorni spensierati della visita di leva, si augura che suo fratello sia abile, ma che rimanga in Italia.

    “Fronte Russo, lì 30.10.42 – Caro fratello Giuseppe, ieri con molto piacere ho ricevuto la tua lettera, la quale mi porta buone notizie e pure ti posso dire di me, ho pure ricevuto un pacco che mi fece molto contento avere quel tabacco, l’altro l’avevo finito qualche giorno fa. Mi dici anche che avete ricevuto il vaglia e l’altro tra poco lo avrete. Dimmi un po’ come ti sei passato i giorni della visita, facilmente ti avranno arruolato, ma speriamo che per un po’ di tempo ti lascino ancora a casa”.

    Dal verbale di irreperibilità, rilasciato il 25 giugno 1943 dal comando deposito 2º reggimento alpini, Sebastiano Buttieri risulta disperso in seguito a combattimento in Russia il 31 gennaio 1943. Mentre dell’alpino bresciano Fausto Gamba della Julia si conosce la fine. Scrive Sergio Boem: “Gamba ricevette la Medaglia d’Oro al Valor Militare, ma di lui si era quasi persa la memoria. Grazie al ritrovamento delle sue lettere, da parte dell’unico nipote ancora in vita, e, all’incrocio con altre testimonianze, si è potuto dar nuova vita alla sua memoria”. Studente al quarto anno della facoltà di Medicina presso l’Università di Milano, fu ammesso nel giugno 1941 alla scuola allievi ufficiali della specialità alpini a Bassano del Grappa e in ottobre venne nominato sottotenente. Assegnato al battaglione Val Cismon del 9º reggimento alpini, partiva poi per la Russia con la divisione Julia. Comandante di plotone, gravemente ferito il 23 dicembre 1942 a Ivanowka, fu trasportato in un ospedale campale: “Conscio dell’imminente fine, manifestava il suo orgoglio per il dovere compiuto fino al sacrificio supremo”. Anche la sorte del suo battaglione si svolse e si concluse in modo tragico, come a tutte le unità italiane che combatterono con valore in terra russa, seppure con cronica mancanza di servizi e armamenti.

    Ecco alcuni stralci delle lettere scritte alla mamma, al papà e al fratello Luigi: “20.11.42: …è notte, fuori cade un lieve nevischio, io sono qui ad alcuni metri sotto terra: crepitano ogni tanto le mitragliatrici, ma solo per mantenere calde anche loro, quasi si fregassero seccamente le mani”.

    “16.12.42: …il termometro è uso fare dei salti vertiginosi: dai 10-12 sopra zero ai 20-25 sotto. Così mentre ieri nei nostri camminamenti non c’era che fango molliccio e putrido, oggi invece c’è un suolo durissimo e vitreo, preferiamo sempre freddo secco all’umido fango. Qui la solita vita da topi…”.

    “27.12.42: …il destino ha voluto da me una dura prova. Il giorno 23 all’alba, respingendo un duro attacco nemico, sono stato ferito al torace. Nella notte sono stato ricoverato all’ospedale. Natale molto triste confortato dal pensiero che presto tornerò in Patria e per sempre. Tante e tante cose vi vorrei raccontare, ma mi rendono troppo triste. Il Val Cismon ha avuto dure perdite: nella mia compagnia, il comandante ed io feriti, gli uomini dimezzati, il pensiero che appena sarà possibile verrò rimpatriato è di grande conforto. Siate sereni e fiduciosi come lo sono io”.

    “25.01.43: Miei adorati, la mia vita continua sempre monotona e triste in questo ospedale, in ansiosa attesa di venire presto rimpatriato, cosa questa sicura, ma non ancora determinabile. La mia salute è discreta, ma sono sempre debole perché il mio stomaco rifiuta continuamente il cibo, che in verità è abbondante. Ho sempre molta sete, ma qui a Voroscilovgrad l’acqua è cattiva. Desidero freneticamente frutta fresca, uva ed arance, e spero che in Italia questo ed altri desideri trovino la soddisfazione. Ma ciò che soprattutto io desidero è la vostra vista. Questo sarà il mio compenso e la mia consolazione. Teneramente. Fausto”.

    È alquanto problematico scrivere delle vicende belliche vissute dagli alpini in Russia, poiché non sempre le date sono certe e questo in parte è comprensibile. Tutti i documenti dei reparti sono stati distrutti all’avvio della ritirata; tanti soldati, compresi i vari comandanti, sono caduti, fatti prigionieri oppure dispersi. Così è anche per Fausto Gamba, che da alcuni documenti risulta “ferito il 24 dicembre 1942, quattro giorni dopo decedeva in ospedale”, ma vi sono lettere sue dopo quella data. Infatti è morto il 28 gennaio 1943 all’ospedale militare di Dnjepropetrowsk dove è rimasto sepolto per 55 anni fino alla traslazione nel tempio di Cargnacco, a fianco di altri Caduti della Julia in terra di Russia. È quanto mai difficile datare anche sinteticamente i fatti di Russia, comprese le vicende del Val Cismon.

    Il 1º novembre si trovava a Builowka e il 16 dicembre venne spostata in direzione di Selenyj Jar (Deresowka) per tamponare, con tutto il resto della Julia, il nemico diretto verso Rossosch. Il battaglione giunse all’obiettivo la sera del 23 dicembre prendendo immediato contatto con il nemico, teatro di cruenti combattimenti. I russi attaccarono dopo un intenso tiro di mortai ed armi automatiche; gli alpini contrattaccarono a bombe a mano e alla baionetta: una carneficina. Fu in questi combattimenti che venne ferito il sottotenente Fausto Gamba. Di due anni più anziano di Fausto, Bortolo Mora a 98 anni raccontava: «Ci sono stati momenti in cui ho dubitato di poter tornare a casa, soprattutto durante l’assedio degli ultimi giorni. Invece sono stato fortunato».

    Il coetaneo Piero Seminario di Muscoline raccontava di aver vissuto la guerra accanto ai compagni Fausto Gamba e Sam Quilleri. «Durante la ritirata mi sono congelato i piedi e ho dovuto trascorrere un mese nell’ospedale di Karkov. Nella mia squadra siamo partiti in sedici e siamo tornati soltanto in due». Loro sono tornati, Fausto e Sebastiano no.

    Luigi Furia