SALÒ – Primo ci ha lasciati

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    Angelo Primo Zambelli da Levrange, frazione di Pertica Bassa (per tutti Primo), classe 1922, alpino del Vestone durante la sciagurata campagna di Russia e orgogliosamente iscritto al Gruppo di Vestone fin dagli anni Cinquanta, è “andato avanti”. Avrebbe compiuto 99 anni il prossimo 22 giugno. Fuciliere nel terzo plotone della 55ª cp. del Vestone, in terra di Russia partecipò, tra le altre, anche alla battaglia di Nikolajewka. Mai dalla sua bocca si è udita una parola di odio o di rancore nei confronti dei nemici di allora, come mai ha ammesso di aver sparato a qualcuno.

    A precisa domanda su questo argomento svicolava rispondendo: “Si sparava di notte, non si vedeva niente”. Sottoposto del sergente maggiore Mario Rigoni Stern, fu citato in più occasioni in alcune opere del Rigoni stesso, fra cui il famoso Il sergente nella neve. Fu anche attendente, sempre in Russia, del ten. Nelson Cenci con il quale mantenne una fraterna amicizia. Non era facile fargli aprire l’albo dei ricordi e farlo parlare di lui o di quei travagliati periodi, ma se si riusciva, si rimaneva stupiti dalla lucidità e dalla precisione con le quali ricordava date, persone e fatti accaduti in guerra.

    Profondamente religioso, una delle frasi più ricorrenti nella sua bocca era: “Certo che il Signore mi ha sempre voluto bene!”. Fino a che le forze lo hanno sostenuto ha sempre avuto parte attiva nel volontariato col Gruppo di Vestone, in particolare nel recupero della chiesetta degli alpini a Mocenigo, che si trova all’esterno della ex caserma Chiassi, già sede del btg. Vestone durante la Grande Guerra.

    Fu tra i protagonisti anche nella costruzione della sede del Gruppo. È rimasto lucido fino alla fine tanto da chiedere al nipote Luigi, con le ultime parole, se avesse già preparato la fossa per la sepoltura e di salutare gli amici, in particolare gli alpini vestonesi. Alle esequie nella chiesa del piccolo borgo natio di Levrange, nonostante le misure restrittive per la pandemia, non si contavano i gagliardetti, i vessilli, le bandiere e i cappelli alpini. Non poteva essere diversamente.