Rimini, tra molestie, polemiche e forza dei valori

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    Scrivo per un breve ultimo sfogo sull’inutile polverone, sulla vergogna mediatica (vergogna per chi l’ha provocata) delle presunte molestie operate da qualche alpino durante l’Adunata a Rimini. Come ormai tutti sanno l’unica denuncia presentata alle forze dell’ordine è stata archiviata per mancanza di riscontro oggettivo. Fin qui tutto bene, rimangono però l’amaro in bocca e qualche allusione di troppo, che gira ancora tra i disinformati, nei nostri confronti. Vorrei trovare un legame tra questa brutta vicenda e la significativa esperienza vissuta dalla nostra Sezione in compagnia di 140 splendidi alpini e splendide alpine del 9º reggimento in Valle Intelvi dall’11 al 18 luglio. La 108ª Compagnia del battaglione l’Aquila del 9º Alpini, brigata Taurinense, è stata da noi ospitata a San Fedele Intelvi per un addestramento nell’ambito del 150º del Corpo degli alpini. Mi piacerebbe radunare i giornalisti o i presunti opinionisti che, senza prove, hanno sparlato di noi in tanti programmi televisivi sui vari canali, e far vedere loro il lavoro di questi ragazzi e di queste ragazze. Vorrei mostrare loro i volti e i video delle attività di questi splendidi giovani con la penna sul cappello, la loro serietà pur nella giovane età, il loro impegno e amore nell’addestramento al servizio della Patria. Giovani che hanno scelto come professione di lavorare nell’Esercito e negli alpini, comandati da superiori altrettanto giovani e motivati, rispettosi coi loro superiori, e rispettosi in libera uscita coi cittadini che li hanno accolti con gioia. Chissà se certi giornalisti (e uno di loro, forse il più maldisposto, ha fatto la naja negli alpini) capirebbero, nella loro sicumera, il valore di questi giovani che rappresentano il nostro futuro pulito, da ammirare! Noi alpini ci contiamo: in Valle Intelvi abbiamo ricevuto una lezione di serietà ed impegno e una iniezione di speranza per il nostro futuro non solo come alpini, ma soprattutto come cittadini di questa nostra sinistrata ma tanto amata Patria.

    Enrico Bianchi, Sezione di Como

    Caro Enrico, è più che condivisibile l’amarezza suscitata in tutti noi dalla poco edificante vicenda riminese e, soprattutto, dall’assurdo accanimento mediatico scatenatosi subito dopo. Possiamo però trarre da ciò alcune preziose indicazioni, specie in prospettiva. Sospesa la leva nel 2004, una fetta sempre più ampia di “opinione pubblica” (almeno quella sino a 40 anni) ha perso conoscenza del mondo militare: mondo che peraltro in Italia è sempre stato guardato con sospetto da una parte culturale non minoritaria, definibile pacifista di maniera. Nei talk televisivi m’è toccato così sentir definire gli alpini “forze dell’ordine” e descrivere l’Ana come “forza armata” (“siete militari” ha affermato uno dei giornalisti che ha contribuito a montare il caso). Di fronte a simili preconcetti proporre ragionamenti obiettivi è difficile. Quel che possiamo, anzi dobbiamo fare, è comunicare sempre più all’esterno la nostra positività e i nostri valori (e l’esempio che porti va proprio in questo senso): ma dobbiamo farlo con la massima serenità, rifuggendo dalla comprensibile tentazione di rispondere picche, evitando tranelli mediatici, non offrendo a chi ci offende e contesta alcun appiglio. Siamo un’Associazione con un patrimonio di valori enorme e proprio a cominciare dall’interno delle nostre file a questi valori dobbiamo ispirarci, in ogni situazione e comportamento.